Andare al seminario di vita nuova è stato per me come compiere un grande viaggio.
In quei giorni è stato infatti come ritrovarsi nella Cafarnao di duemila anni fa, dove
Gesù viveva. Lì quindi era davvero possibile incontrarLo fisicamente, vederlo,
incrociarlo per strada, mangiarci insieme, parlarci, toccarlo, interrogarlo. Ed era lì che Egli, il Signore, stava compiendo la sua missione: “portare ai poveri il lieto annuncio, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, consolare tutti gli afflitti, dare una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto” (Isaia 61,1-3).
Il seminario di vita nuova è stato per me l’occasione di uscire da una religiosità stagnante che mi toglieva vita, fatta di doveri, abitudini e rigidità (del cuore e della
mente). E, al tempo stesso, di entrare in una relazione dinamica, vera e totale (in spirito, anima e corpo) con questo Signore, morto duemila anni fa, ma Risorto e quindi vivo per sempre. Un Signore buono che ci conosce fin nel profondo, che ci cerca, che ci parla, che ci ridona gioia e speranza attraverso la sua presenza, il suo sguardo, i suoi gesti e le sue Parole.
E che, quando ci trova, ci fa “rinascere dall’alto” (Giovanni 3,3).

Michele

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