ADESSO HO UN PADRE

Il mio cammino di fede è iniziato da poco più di un anno. Prima ero credente e cristiano ma vivevo la fede a
modo mio: il mio rapporto con Dio era regolato da logiche dare-avere fino a quando, stanco della mia ipocrisia
che mi portava a cercarlo solo quando ne avevo bisogno ho deciso di non scomodarlo più e mantenerlo
lontano dalla mia vita. Mi sentivo molto più coerente con me stesso e leale verso Dio. Ho iniziato a tenere
dentro di me problemi, paure e ansie e ho cercato di trovare in me la soluzione a questi. Risultato? Una vita
difficile nella quale sentivo il peso di ogni scelta, accusavo l’infelicità nel non poter contare su nessun altro
all’infuori di me, sentivo l’insoddisfazione del non vedere i miei sacrifici adeguatamente ricompensati e
vivevo un rapporto con la mia ragazza che faceva fatica a decollare.
Cercavo di incarnare il ruolo del self-made-man, l’uomo che non chiede mai aiuto a nessuno e non ha bisogno
di nessuno se non delle proprie capacità per affermarsi e realizzarsi nella vita. Il tutto era ben intriso da una
buona dose di idolatria. Ero sempre pronto al sacrificio, pervaso da spirito di abnegazione prima verso gli
studi universitari e poi verso il mio lavoro. Pensavo prima che la felicità sarebbe arrivata dopo la laurea, poi
dopo il lavoro e poi ancora dopo che avrei fatto carriera. Man mano che raggiungevo i miei traguardi, tuttavia,
non mi rendevo conto che sistematicamente spostavo l’asticella sempre un po’ più in alto e che non ero mai
soddisfatto di ciò che avevo. Nel medesimo istante in cui raggiungevo ciò che volevo, il castello di sabbia
crollava e la felicità che avevo riposto in quel traguardo lasciava presto il posto alla stanchezza e
l’insoddisfazione per tutto quello che avevo sacrificato per arrivare fino lì: le relazioni con la mia ragazza, con
i miei familiari, con gli amici messe in secondo piano, la relazione con me stesso trascurata, non conoscevo
riposo. Ero diventato il giudice spietato di me stesso, cercavo in me la perfezione e mi disprezzavo ogni volta
che non riuscivo ad esserlo. Ben presto lo sono diventato anche verso gli altri, pretendevo da loro la stessa
determinazione e precisione nel fare le cose, non accettavo superficialità e mediocrità.
Ovviamente non avevo una visione così limpida della mia vita e la descrizione del me stesso di qualche tempo
fa che ho appena fatto è il frutto di un percorso di discernimento fatto recentemente. Semplicemente vivevo
la mia vita oscillando come un pendolo fra picchi di felicità e di slanci di euforia prima di ritornare verso un
senso di frustrazione e impotenza a cui non riuscivo a dare una spiegazione, un nome.
A seguito dell’ennesimo litigio con la mia ragazza decisi che anche il rapporto con lei non era all’altezza delle
mie aspettative e che era arrivato il momento di tagliare anche quella relazione. Mi sono chiuso in me stesso
e ho deciso di dedicarmi solo al lavoro. Ci sono voluti mesi prima che toccassi il fondo e mi rendessi conto
che non ero fatto per stare solo, che avrei dovuto imparare ad accettare di essere bisognoso d’aiuto e che i
problemi con la mia ragazza erano il riflesso dell’insoddisfazione di me stesso. Ma questo era solo il punto di
partenza e non avevo idea di quale poteva essere la soluzione. Riuscii a recuperare il rapporto con la mia
ragazza e a fatica cercavo di lavorare su me stesso. Ancora una volta cercavo in me la soluzione.
“Vuoi partecipare al corso fidanzati organizzato dai frati di Assisi?”. Non era la prima volta che me lo chiedeva
dopo il nostro riavvicinamento ma avevo sempre declinato il suo invito dicendo che non potevo prendere
ferie, cercando di mascherare il mio scarso interesse. Ma quella volta, per via della pandemia il corso era
online e durava un weekend. Non avevo scuse. Il corso in sé fu piuttosto interessante ma non illuminante.
Dal colloquio con un frate dopo il corso emergeva forte che il problema che impediva alla coppia di prendere
il volo verso orizzonti più ampi era che nessuno dei due aveva una relazione vera con Dio. Ci invitava pertanto
a intraprendere un cammino di fede individuale. Decisi di mettermi in discussione e fidarmi di quel frate. Mi
diede inizialmente due compiti: “cerca nella tua città dove si tiene il corso delle 10 Parole e seguilo e vieni ad
Assisi a seguire il corso vocazionale”. Mi si chiedeva solo di essere disponibile ad ascoltare un messaggio, cosa
avrei avuto da perdere? Mi misi in ascolto. Il Signore ha fatto il resto. Ha restituito la carne al mio cuore di
pietra, mi ha fatto riconoscere le mie povertà e mi ha fatto sentire profondamente amato e perdonato
proprio nei miei lati più oscuri. Chi ero io per disprezzarmi quando non riuscivo a essere ciò che volevo mentre
Lui ha dato la sua vita per me? Ho benedetto il mio passato, i miei fallimenti e delusioni. È grazie a
quell’infelicità che ho potuto mettermi in cammino e intravedere il progetto che di Dio ha per me. Il Signore
mi ha insegnato a dare importanza all’amore verso me stesso e verso il prossimo. Il giudice spietato si sta
lentamente trasformando in un compagno accogliente anche se a volte spunta ancora. Il Signore ha
abbattuto le mie idolatrie, mi ha insegnato a cercare nel suo amore la mia felicità. Ho scoperto quanto
liberatorio può essere gridare a Dio, affidargli quotidianamente le mie scelte, le mie ansie, il mio non sentirmi
all’altezza delle situazioni. Ho imparato a stare in relazione con Dio attraverso la sua Parola.
Finalmente non sono più solo a dovermela cavare nel mondo, adesso ho un Padre che si occupa di me.

Stefano

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