Auguri marito

di Costanza Miriano

Auguri all’uomo che ancora stamattina era indeciso su quanti anni avrebbe compiuto oggi perché “i compleanni sono roba da scuola media”, e infatti quest’anno si è dimenticato anche il mio e io sono offesa a morte solo che lui non se ne è manco accorto; all’uomo che mi regge da 23 anni pur essendo l’essere più diverso da me dell’intero sistema solare fatta eccezione per alcune specie di alghe; al marito che resiste solidamente imperturbabile a tutti i miei cambi di umore, le mie proposte, le iniziative, rispondendo no a qualsiasi idea io lanci con entusiasmo, all’uomo a cui a volte salterei al collo, ma che più spesso mi salva la vita, contenendomi, potando ciò che non serve, mantenendomi con i piedi non dico per terra, quello no, ma almeno nel raggio dell’atmosfera terrestre dove ancora la forza di gravità mi può riacchiappare;

auguri all’uomo che quando lo chiamo al lavoro mi risponde a monosillabi perchç il modello base è programmato per fare una cosa alla volta, e quando lavora si dimentica che io esisto e ogni volta la sera mi devo presentare di nuovo – “salve, sono la bionda finta con cui hai fatto quattro figli” –; auguri all’uomo che mi ha raccattato quando ero così squinternata che adesso in confronto sembro un ingegnere svizzero in pensione e che mi è stato accanto mentre diventavo una donna e poi una mamma e poi molte altre cose, e si è adattato a tutti i cambiamenti brontolando ma alla fine restando, solidamente presente; auguri all’unico analista politico di cui mi fidi, all’unico che mi spiega tutte le cose che non mi va di capire, le strade, le guerre, la storia, la tecnologia, e che si rifiuta categoricamente di interessarsi di frange e piume, e mi guarda schifato quando mi leopardo, ma alla fine mi tiene così come sono; auguri al mio navigatore personale nel mondo, quello che chiamo per sapere cosa devo pensare su tutto lo scibile umano; auguri al padre più amorevole che potessi sognare per i nostri figli, capace di giocare e sgridare nelle giuste dosi, di tagliare i cordoni ombelicali, di lasciar uscire di casa i figli, di permettere che facciano esperienze e si tolgano golfini (l’indumento che i figli indossano quando la mamma sente freddo), di sedare le mie ansie e protrarre i permessi di uscita oltre i miei limiti (ma non all’infinito), capace di intervenire quando serve e di tacere, quasi sempre (infatti quando lui parla i figli ascoltano); auguri all’uomo a cui posso confidare tutte le vicende delle mie amiche, tanto non gliene importa niente e se le dimentica subito, ma negli anni ha imparato a fingere di ascoltare fissando un punto a caso dietro la mia testa, però alla fine le cose importanti di noi due le ricorda tutte; auguri all’uomo che mi perdona ogni giorno; auguri all’uomo più di poche parole che conosco, ma quelle poche pensate con cura; all’uomo che mi lascia libera di organizzare cose folli, correre sotto la neve, viaggiare alle tre di notte da sola con le lenti a contatto spaiate sotto il traforo del Gran Sasso e che si arrabbia tantissimo con me, che poi è il suo modo di dirmi che si preoccupa e mi ama, ma non sia mai che lo dica. Insomma, auguri alla mia versione personale – un po’ ridotta, ma va be’ – di san Giuseppe. Anche io provo della stima per te. Grande stima.

 

Ps: a proposito, a grande richiesta, domani 11 gennaio dalle 17 alle 20 alla basilica di santa Anastasia al Palatino a Roma ultima straordinaria esposizione del sacro manto di san Giuseppe e del velo di Maria, con messa alle 19.