CATECHESI PASQUALE di don Matteo Nistri

Questa la catechesi di aprile: in settimana santa abbiamo chiesto a don Matteo un annuncio pasquale, col quale abbiamo sospeso il nostro ciclo sui peccati capitali. Riprendiamo lunedì 8 maggio con l’accidia. Ce ne parlerà don Gino Tedoldi, un sacerdote che ha insegnato tanto a tanti sacerdoti e tantissimi fedeli. Al solito, appuntamento alle 20.30 per uno spuntino, dalle 21 catechesi, a seguire adorazione e compieta al Battistero di San Giovanni in Laterano (si entra da dietro, dove si può anche parcheggiare, alla Lateranense).

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3 Aprile 2023, Battistero di S.Giovanni in Laterano

CATECHESI PASQUALE di don Matteo Nistri

Mi chiamo Matteo, ho 29 anni, sono prete da poco, ordinato qui tra l’altro, a S.Giovanni lo scorso 8 maggio dal cardinal De Donatis

Oltre a sentirmi drammaticamente fuori luogo, per mille motivi, io devo dirvi che di solito io le registrazioni del Monastero Wi-Fi le copio. Cioè, quando io devo fare una catechesi così, mi spizzo Capitoli Generali, cose varie… quindi di solito copio, quindi sono in quella categoria là, quella dei copioni.
Sempre fatto ed è sempre andata bene.

Dobbiamo parlare stasera della Pasqua e mi sembra proprio adeguato visto che oggi è Lunedì Santo.
Tra l’altro penso l’unico lunedì dell’anno che si possa chiamare santo; di solito i lunedì non sono così belli, invece questo sì
Invece questo sì perché ci proietta verso il giorno più bello dell’anno, il giorno in cui se lo vuoi cambia tutto, può cambiare tutto.

A me piaceva questo fatto di parlare della Pasqua, perché la Pasqua non è un’invenzione cristiana. Non ce la siamo inventata noi, se la sono inventata gli Ebrei ben prima di noi
E per gli Ebrei, la Pasqua, prima di essere una festa, un giorno importante, una magnata, prima di essere non so… corallina, pizza col formaggio, carciofi, non so quale sia la tradizione culinaria vostra… la Pasqua è fondamentalmente un racconto

Perché gli Ebrei festeggiano la Pasqua in famiglia.
Noi la facciamo in Chiesa, un sacco di gente…
gli Ebrei invece famiglia per famiglia.
Dicevano i rabbini che nella Pasqua ogni famiglia diventa come un Tempio.
Per Israele c’è un solo Tempio, che è il Tempio di Gerusalemme, ma per una solo notte l’anno quel tempio si moltiplica e ogni famiglia diventa quel Tempio.

Si fa una cena, “se magna” come tutte le cose belle di Dio, si mangia, si legge la Parola di Dio e nel cuore della cena, nel momento più importante, un bambino, il più piccolo di tutti, si alza e chiede:

Papà che cosa c’è di diverso questa notte?
Perché stanotte stiamo alzati?
Perché abbiamo digiunato prima di questa sera?

E il padre racconta….
Figlio, noi eravamo schiavi in Egitto, schiavi del Faraone, ma il Signore ci ha liberato con mano potente e braccio teso.”
E in quel momento il padre diventa Padre.

Non diventa padre quando genera il figlio ma in quel momento.
È importante capire che uno diventa padre non quando fa il pistolotto catechetico al figlio
Figlio mio mi raccomando. Devi sempre andare a Messa, non devi mai sgarrare, non devi mai…
Fai tutto quello che ti dice il cuore”
, oppure “Fai quello che ha fatto papà”.

Oppure il padre che racconta al figlio tutte le cose belle che ha fatto nella vita, oppure il padre cinico che magari nella vita ha fallito qualcosa e dice al figlio “Guarda figlio, nella vita fa tutto quello che io non ho fatto
oppure quando il matrimonio è fallito e un padre incattivito dice al figlio “Guarda, non ti sposare, lascia perdere non vale la pena
Sempre quelle frasi che hanno un gusto un po’ amaro.

E invece pensate che bello che uno diventa Padre quando dice “Io ero un disastro, io ero schiavo in Egitto, io c’avevo un sacco di problemi, io ero così debole come tutti, ma Dio è forte.”
E là diventa Padre, quando dice al figlio “Guarda che quello forte non sono io, quello forte è Dio che c’ha liberati con mano potente e braccio teso.”

Allora pensavo fosse bello questa sera…io penso che sono forse il più piccolo (no forse no lui è più piccolo) e vi racconto questa notte.
Vi racconto quella che è la terza notte della storia di Israele.
La prima notte è la notte della Creazione, la seconda notte è quella del sacrificio di Isacco e la terza, che è la terza lettura della Veglia di Pasqua, è il passaggio del Mar Rosso.
Questa è l’unica lettura che per forza bisogna leggere nella veglia di Pasqua, l’unica obbligatoria.

Poi certo ci sono le veglie di Pasqua lunghe, con otto letture più Vangelo, bello!
Per necessità pastorali si può ridurre, si possono fare un po’ meno di letture, va bene, ma ce ne è una, una cosa che non si può togliere oltre il Vangelo alla Pasqua, una Parola che non si può togliere, che è quella che leggeremo stasera che è quella del passaggio del Mar Rosso.
Questa non si può levare
È proprio vietato dalla Chiesa Cattolica.

Allora la leggiamo, ve la leggo, e poi cerchiamo di scendere in questo testo.
Devo dire che è stata pure un’occasione per me.
Io sto in cammino, nel cammino neocatecumenale, e sono cresciuto a pane e veglia di Pasqua.
Cioè ci portavano i genitori da bambini, i sonni che mi sono fatto nelle veglie di Pasqua, e per me finché non si leggeva questa lettura non era Pasqua.
Per me bambino, questo era proprio IL momento della Pasqua.
Allora questo è per me pure un momento di gratitudine nei confronti di tutti quello che anche i miei genitori mi hanno regalato della Fede e di questa notte importante.
Ascoltiamo questa lettura dal libro dell’Esodo. Leggo esattamente quello che ascolteremo nella veglia di Pasqua, poi vi racconterò quello che succede un po’ prima e un po’ dopo.
Leggo la parte liturgica (minuti 5 e 55)

Esodo 14,15- 15,1

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».

L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.

Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.

Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».

Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.

Parola di Dio

 

In realtà nella Veglia di Pasqua non si dice “Parola di Dio” (di solito viene abbattuto colui che lo dice) perché la continuazione di questa lettura che abbiamo letto è il “Canto del mare”.
Quindi questa è anche l’unica lettura dell’anno che mezza si proclama e mezza si canta: si proclama, poi si fa il canto e poi alla fine si dice “Parola di Dio”. Si canta e si legge. Adesso però se dobbiamo pure leggere il Canto del mare facciamo notte, quindi tagliamo corto…non cantiamo stasera.

Allora “Come c’è arrivato Israele in questo punto?” O per meglio dire “Come c’è arrivato Israele in questo luogo? Questo luogo che ancor oggi esiste e si chiama Pi-Achirot, dove è avvenuta questa apertura del Mar Rosso, si trova in realtà in un posto un po’ infelice perché c’è mare davanti, montagne a destra, montagne a sinistra e via a senso unico stretta e lunga dietro. E’ una trappola! E’ un punto da cui non c’è via d’uscita.

Ora, il popolo di Israele perché è arrivato là?

Per rispondere dobbiamo raccontare un po’ che è successo prima, perché questi o avevano il Gps rotto ed erano persi completamente oppure è successo qualcosa.

Ecco, intanto è curioso che quando Israele esce dall’Egitto il Signore li porta sul limitare del deserto, dopo tutta una strada li fa arrivare in un punto dove, più o meno, se andavano avanti sarebbero arrivati nella terra di Israele. Ma ad un certo punto la scrittura dice “Il Signore li fece tornare indietro”

Così. A buffo!
Voi immaginatevelo.
Arrivi, sei pronto per entrare e il Signore ti dice “No guarda, mi sono sbagliato, torna indietro”.

“Ma come? Ma la strada è questa dobbiamo andare avanti”.
“No, no, tranquilli… Ci penso io! Comando io. Tornate indietro!”

Tornano allora indietro e sempre seguendo questa colonna di fuoco, arrivano in questo posto.
Ora, là ce l’ha portati il Signore. E’ Dio che li ha voluti mettere in trappola.
Perché questa cosa?

Per tre motivi.
Primo: Dio, in generale, non fa le cose secondo logica. Cioè Dio quando fa le cose, deve agire un po’ di contropelo, non deve agire sempre come la pensi tu, sennò non sarebbe Dio!
Sennò farebbe solo delle cose a misura mia, a misura tua, invece deve poter fare cose molto più decenti di quelle che potrei fare io o che potresti fare tu.

Allora dice, facciamolo serio, facciamolo strano, facciamo che io mi invento una cosa particolare.

E allora porta il popolo di Israele in un punto da cui Israele non può scappare. Sapete perché?
Non può scappare perché poi, continuando a leggere la parte prima, il Faraone viene a sapere che il popolo d’Israele si è messo in trappola.
E là rosica perché pensa: “Scusate… Io vi ho fatto uscire, mi avete ammazzato i primogeniti, e ora vi mettete in trappola? Ve la siete cercata!”
Quindi in quel momento come scopre che il popolo di Israele si è andato a rintanare là, dice “Ora li vado ad ammazzare, perché questi stanno fuori di testa veramente.”

Allora quella in realtà non è una trappola per Israele ma per il faraone.

Lo scopo della Pasqua non è scappare dal faraone, lo scopo della Pasqua è che il faraone muoia: lui, i suoi carri, i suoi cavalieri, i suoi cavalli (forse qualche animalista di risente per questa cosa perché qualche cavallo deve essere morto stecchito nel mare), devono morire tutti!

Perché il Signore, guardate, non si accontenta di risolvere il problemino. Noi vorremmo che Dio risolvesse solo la parte del problema.

Problema Egitto, problema della schiavitù? Va beh, non c’è più la schiavitù.

No, no perché Dio vuole andare alla radice dei problemi.
Dio non si accontenta: faccio preghiera, accendo lumino, risolvo il problema.

No, vuole andare al cuore del problema.
E il cuore del problema di solito è il mio cuore, il tuo cuore

Il centro dei dolori non sono i fatti esterni.
Il centro dei dolori è come questi fatti rimbalzano sul cuore.

Se rimbalzano male sul cuore i fatti della vita, così…

Come stare in macchina: i moscerini ti vengono addosso.
I fatti della vita ti vengono addosso. Sempre. Non puoi evitarlo.

Ma com’è che il cuore attutisce questi colpi?
Li attutisce male o li attutisce bene?

Se li attutisce male, prende male il cuore, allora stai male.
Se il cuore è saldo, se il cuore è guarito, se il cuore è sano, anche i fatti dolorosi, il cuore sano, il cuore cristiano, i fatti dolorosi li prende bene, li ammortizza.

Per questo Dio vuole andare lì.
Lì vuole arrivare il Signore: nel punto del cuore dove veramente si può lavorare.

Perché, una volta che risolvi là, non c’è più bisogno di risolvere le cose che stanno tutte intorno.
Il Signore vuole risolvere il problema vero che è il Faraone.

Secondo, dice la Scrittura, motivo per cui Dio li ha messi in trappola, è che dice (Dio stesso lo motiva, motiva la ragione della sua decisione): “Sapete perché l’ho fatto? Perché io vi mostrerò la Mia Gloria contro il Faraone e tutto il suo esercito!”.
Cioè il Signore, in tutta questa tiritera, vuole mostrare la Sua Gloria.

Sapete? -è abbastanza comune- si sa che la parola gloria in greco vuol dire fama -doxa-.
Una persona che ha gloria è una persona che ha fama, che si conosce, è popolare etc.; in ebraico la parola gloria vuol dire “peso” grave, quanto una cosa pesa, quanto una cosa incide, quanto una cosa ha valore vero, incide veramente.

Mia mamma nella mia vita incide. La gloria di mamma… mamma pesa!

Io ho provato, l’altro giorno, a spiegare questa cosa ai bambini del Catechismo. Era il Vangelo di Lazzaro.
Il Vangelo di Lazzaro segue esattamente la stessa dinamica. Cioè Gesù aspetta che ‘sto poraccio arrivi al quarto giorno, cioè al momento della decomposizione del corpo, dell’inizio della decomposizione del corpo. Perché?

Non si poteva far prima il miracolo? No!
Perché bisogna fare vedere “la mia Gloria”!

Cioè bisogna far vedere che Dio non è un così … una cosa che … bho!… un apostrofo religioso nella mia vita dove così…passa, porta un po’ di buon cuore, porta un po’ di dolcezza nella vita però poi alla fine Dio non è che le cose le va a curare veramente.

Un po’ come -che ne so?- il re di Inghilterra, monarca costituzionale, c’ha tutti gli onori però poi alla fine non comanda niente, non incide mai veramente nella vita.

E Dio invece vorrebbe fare cose, vorrebbe incidere veramente nella vita.

Lui fa cose che tu ti ricordi per tutta la vita.

No che… sono arrivato a fine mese! Grazie a Dio!
Capito? Davvero?
Per carità! Bellissimo regalo! Ma….

Se tu hai aspettative di serie B conoscerai un Dio di serie B.
Se la tue aspettative sono di serie A conoscerai un Dio di serie A.

Per questo Dio ti deve portare a volte nella vita in trappola, in un punto da cui non puoi più far niente con le tue forze. Niente!

Nella vita di qualcuno qui dentro c’è una situazione. Ce la devi aver chiara!
Pensa a quella situazione davanti alla quale non ci puoi più fare niente. Niente!

Ci hai provato eh… ci hai provato: niente!
Zero! Zero totale!
Ecco! Là Dio farà vedere la Sua Gloria! Quanto vale…

I bambini al Catechismo mi dicevano … io gli facevo tutta ‘sta spiegazione, convinto di essermi spiegato e dicevo: “Allora, bambini, per esempio, vostra madre quanto pesa?” “Sessanta chili!” “Cinquanta chili!” Non voglio saperlo!

Qualcuno ha capito: “Tanto!”
Qualcuno ha capito che la Mamma ha valore.

Ecco: che valore ha Dio nella tua vita?

Nella vita del Popolo di Israele Dio ha tanto peso.

Nella vita del popolo Israele Dio ha tanto valore, ha tanta gloria, ha tanto peso perché ha fatto una cosa importante, ha fatto una cosa che non fanno tutti, che tu non fai e che io non faccio!

Ecco, allora qui più o meno succede questo fatto: si trovano in trappola. OK?
Non possono più andare da nessuna parte.
Il faraone lo scopre e corre, gli va dietro e da lontano il popolo di Israele vede il faraone:
faraone + tutto chiuso= tutti morti.
Cioè, non è che sai, combattiamo… No: morti!
Cioè Israele era morto, completamente.
E giustamente, quando il problema si fa serio, cominci a dar la colpa al grande capo: il grande capo in quel caso era Mosè. E cominciano a dire (sono spacciati, cominciano a lamentarsi), dicono: “Non c’erano forse abbastanza sepolcri in Egitto? Perché tu c’hai portato a morire qua, c’hai portato a morire qua…”

Io non so chi di voi, chi di noi, un po’ nella vita ha fatto dei passi nella fede.
C’erano dei momenti in cui di Dio un po’ ti sei fidato, hai fatto quel passo, ci hai provato:
“Vabbè, facciamolo! Cioè, in realtà, mi sembra una cavolata, non mi sembra una grande idea… No, però, dai, proviamoci!”

Ecco, solitamente, quando Dio entra nella vita, dice il Vangelo che “non sono venuto a portare pace, ma una spada”. Cioè quando Dio entra nella vita, io dico, incide.
Ma fa cose… cioè, no: non è proprio comodo Dio nella vita, Dio, quando entra in modo serio.
Se Dio è comodo nella tua vita, forse veramente non c’è mai entrato.
Dio ti mette sempre davanti alla scomodità, a una cosa che non accetti.
Perché se una cosa importante deve fare Dio, e portarti un po’ di santo fastidio.
Perché il problema nella vita è che ci si abitua a tutto, a tutto.

C’era Victor Frankl, lo psicologo che è stato prigioniero nei lager ad Auschwitz e lui rifletteva dicendo: “Sapete che ci si abitua anche ai campi di concentramento, ci si abitua anche a mangiare 50 grammi di brodo al giorno, ad essere trattati come dei cani…”

Ci si abitua a tutto, ci si abitua a relazioni da quattro soldi, ci si abitua a matrimoni che diventano così: coabitazione di amministratori. Ci si abitua anche a un ministero così, mediocre, che non sa di niente… Ci si abitua al peccato.
Agostino interpreta così Lazzaro.
S.Agostino dice che Lazzaro che sta nel quarto giorno è il segno dell’abitudine ai peccati…

Ci si abitua a tutto, eh… a tutto: al male ci si abitua…
Ci si abitua alla morte, ci si abitua alle cose che fanno soffrire, perché ci fai il callo, perché il cuore fa il callo.
E però Dio questo callo, Dio questa abitudine, non la vuole.
Per questo, quando entra, irrompe, rompe in tutti i sensi.
Cioè, Dio veramente vuole un po’ scompaginare le pagine del libro della vita perfetta che hai, che non è perfetta manco per niente.

Per questo, questi qua dicevano: “Ma si stava meglio prima…” e ci metteranno quarant’anni a capire che non è vero che si stava meglio prima, non è vero che si sta meglio nel peccato. Guardate, si sta molto meglio con Cristo, soffrendo, patendo, amando, perdonando, dando l’elemosina

Molto meglio con Cristo, seriamente scomodi, che comodi nella morte, molto meglio!

Infatti, per questo, quando Cristo scende negli inferi c’è quest’icona, dove afferra Adamo nell’inferno. Non lo prende per la mano, perché se ti tengo per la mano mi sgusci via
Lo prende per il polso, perché non può più scappare, lo deve tirar fuori…
Non tollera che i suoi figli vivano nell’inferno, ti deve strappar fuori.
E Adamo stava comodo là, ci stava bene…
Stava con quei 4-5 demonietti che lo servivano… Stai comodo nell’inferno, eh!
Però non si può stare nell’inferno tutta la vita

Ecco perché Cristo viene con una santa medicina, dal sapore un po’ amaro, ma che fa tanto bene!

Allora, quindi, il popolo di Israele inveisce contro Mosè.
E Mosè replica in modo stupendo, veramente stupendo, è un’immagine della Chiesa meravigliosa, meravigliosa, perché dice questo: “Non abbiate paura, siate forti e vedrete la salvezza che il Signore, oggi, opera per voi, perché gli egiziani che oggi vedrete, non li vedrete più! Il Signore combatterà per voi e voi starete tranquilli”.

Ci pensate a Mosè… cioè, secondo me pure Mosè stava bello “strippato”:
Cioè non pensate che Mosè andava là, con il bastone: “Sfonno tutto”…
No, no, Mosè stava a morì perché pensava cioè, “E’ colpa mia, l’ho fatto io tutto sto casino, le allucinazioni mistiche ce l’ho avute io qua, cioè: sono io il pazzo!”

E invece, Mosè parla con la paura, la morte nel cuore ma c’ha un coraggio da leone e dice: “Ragazzi, tranquilli, Dio, Dio farà qualcosa, non so cosa ma Dio farà qualcosa”.

La Chiesa fa così, la Chiesa sta dentro le tempeste del mondo, non sta fuori, non sta in guglie d’ora, la Chiesa sta nel mondo, cioè siamo noi, stiamo mischiati con il mondo.
Nelle tempeste del mondo noi cristiani diciamo: “si esce fuori, coraggio, Dio farà qualcosa, non abbiate paura, si esce, si esce da qua, Dio aprirà porte, lo farà”.

Questa è fede, fede che tu stai tutto ‘impanicato’ però dici: “Dio ce la farà, lo farà!”

Non abbiate paura e guardate, c’è una cosa da vedere, non so se avete sentito, in modo ridondante, questa cosa (nel Canto del Mare) dei carri e dei cavalieri, dei carri e dei cavalieri.
Perché devono vederli, coi loro occhi, quei carri e quei cavalieri che facevano paura, paura della morte, paura: quei carri li vedono distrutti!
Quei carri li devono vedere, cioè le cose nella vita le devi vedere, vedere i miracoli che Dio opera, non sentire semplicemente, interiormente, vanno visti, visti.
Vedere le cose che Dio fa, guardare la realtà, vedere come Dio plasma le situazioni, plasma le cose: “non tornerete mai più nella schiavitù, tranquilli, voi starete tranquilli”.

Letteralmente non dice “tranquilli”, dice “in silenzio”, cioè: “mò basta, mò zitti, state in silenzio”.

Dice un salmo: “Siedi solitario e silenzioso, perché Dio te l’ha imposto”, non un salmo, le lamentazioni di Geremia, “metti nella polvere la tua bocca”, così non ti viene più voglia di lamentarti, “forse c’è speranza”.

Allora, se a volte ci viene un po’ di lamentela nella vita, ci viene un po’ da accusare Dio, Mosè, la Chiesa, chi te pare, tua suocera, chi ti pare, ecco: “Metti nella polvere la bocca” perché c’è speranza. Stai in silenzio, stai in silenzio davanti al Signore e spera in Lui.

Non ti adirare per i malvagi perché Dio avrà giustizia.
E Dio interviene.

Siamo di notte, badate bene, non è un caso che la veglia di Pasqua si celebri di notte, perché di notte escono fuori tutti i demoni che c’hai, tutti i drammi. Se c’hai un problema nella vita e ti alzi di notte, il primo problema della vita di solito ti assale e di notte si amplifica.
I problemi della vita di notte si ingigantiscono esponenzialmente, diventano dei fantasmi. Per questo Cristo… per questo dobbiamo celebrare la veglia di Pasqua, perché si accenda una luce in mezzo a questa notte. E in mezzo a questa notte Dio interviene.

Come interviene il Signore?
In questo modo

Primo: “Camminate”
“Ma come camminate? … C’è il mare.. ma non mi sembra… “
“Camminate!..
Cioè  prima di intervenire , Dio gli dice “Riprendete il cammino”

Non mi sembra una grande idea, francamente, però, se pensate bene questo, con Abramo ha fatto proprio questa cosa, cioè Abramo non sapeva bene dove andare, quando Dio gli è apparso.
Dio lo ha chiamato: “Mettiti in cammino”
“Ma verso dove?”
“Tu cammina, poi ci pensiamo…”

Così fa Dio nella vita, non ti deve dire tutte quante le tappe che farai..

“Tu cammina, tu fai questo passo…”
“E come?”
“Procedi a piccoli passi nella vita, cammina!”
“Ma Dio ancora non ha aperto niente?”

Ma lo aprirà, ma stai tranquillo che lo aprirà!
Ma certo che provvederà, ma che non è tuo Padre.ma figurarsi.

Allora il primo passo con cui Dio libera il popolo di Israele è invitandoli alla fede: “Camminate, andate avanti!”

Secondo: attua uno spostamento, cioè la colonna di fuoco che prima stava davanti al popolo d’Israele, per condurli nella strada, si sposta dietro, e, dice la Scrittura che questa colonna era come bifronte, perché era luce per gli Israeliti e tenebra per gli altri:
Era una nube eh, come la nube della Trasfigurazione: luce per gli Israeliti, tenebra per gli Egiziani.

Badate bene, la stessa realtà eh, la stessa nube ; la stessa cosa per chi crede è luce, per chi è incattivito e ha desiderio di morte, di schiavitù, è tenebra.

Guardate così è: non è che Dio cambia i fatti, ma Dio dà ai fatti un’altra faccia
Un’altra faccia, un altro fine: la malattia da nube tenebrosa, con la fede può diventare nube luminosa….

Giovanni Paolo II che da la vita per il mondo; tutto il mondo si ricorda Giovanni Paolo II, malato che soffriva e che era attaccato a Cristo.
Ieri abbiamo celebrato, ricordato l’anniversario della sua morte.
Così fa Dio, lo stesso fatto lo illumina, lo stesso.
Allora pensa a quel fatto che per te è tenebra, e pensa che Dio lo può trasformare in luce se hai fede.

Ma la terza cosa, che è il miracolo dei miracoli, che è la cosa più bella del mondo, è che Dio tocca la natura della realtà delle cose.

Cioè , quel mare che era una cosa invalicabile, Dio lo apre. E come lo apre ?
Sentite qua come dice, sentite le parole che dice : mare, terra, vento, luce, tenebre…
Vi ricorda qualcosa?

La prima lettura della veglia di Pasqua, la Creazione. Pensate no
Dio sta facendo la stessa cosa che ha fatto millenni prima, quando ha creato: sta di nuovo intervenendo sulla natura, sta toccando una cosa che Lui stesso ha creato.

E allora fa venire questo vento, e questo vento d’oriente fa una cosa bellissima: separa le acque dalle acque, esattamente come fece una volta quando Dio creò la Terra, separa le acque dalle acque.

Quando Dio crea la luce, separa la luce dalle tenebre.
Quando Dio crea la donna, la separa dall’uomo.
Dio crea separando, non crea semplicemente dal nulla , ma crea separando le cose.
Curioso, perché le separazioni non sono belle.

 

Io sono stato un momento della mia vita, missionario in Sudafrica.
Io ero partito per il Sudafrica dopo 5..6 anni di seminario con prospettiva non ritorno.
Cioè io ero andato a fondare una nuova casa, seminario nella città di Pretoria, e io mi ricordo che andavo con biglietto di sola andata, e non tornavo;.. lì poi è successo il delirio… il Covid…mi sarei dovuto ordinare in quel del Sudafrica.

Quella per me fu una separazione lancinante: separarmi dalla mia famiglia, dalle persone che amavo, dalla mia comunità, dal seminario ma anche separarmi dai miei progetti, da quello che io mi ero proiettato, da quello che sarebbe stato meglio prendere, da quello che mi aspettavo da me stesso dalla mia vita.
Cioè ad un certo punto della vita Dio opera uno strappo, strappa le cose.

Le deve separare e tu dici “Signore mi stai facendo male, mi stai strappando il cuore in due..
Ma mio figlio perché fa così? Ma perché mi stai separando dai miei figli? Perché mi stai separando dalle mie aspettative di felicità?….Signore mi stai uccidendo”

No Dio Sta Creando.
Quando Dio separa, Dio crea. Dio crea così, non crea dal nulla no, crea separando le cose.
Vuoi fare di me una donna-madre?  Bene allora ti devi separare dai genitori!
Deve fare di tua figlia una madre?… Bene allora la deve separare da te.

Deve separare dai contesti, deve separare dalla famiglia.

Con Abramo fece così, tu dici mi stai facendo male.
No ti sta creando, ti sta facendo diventare un uomo.
A me ha fatto diventare un sacerdote, quando mi ha strappato mi ha fatto diventare un cristiano e se Dio vuole un sacerdote.
Dio crea attraverso strappi, separazioni e attraverso questo strappo ha creato il popolo di Israele.

Separa? Si.
Fa male? Si fa male, fa tanto male e fa tanto bene separare le cose
Quando Dio separa fa la cosa più bella di tutte che è aprire strade.

Tu, davanti a un muro, dici, qua non si passa, invece per Dio si entra.
Dio fa queste cose, quando tu non puoi più fare niente allora Dio apre strade: apre strade nel mare, apre strade nella vita, apre strade nella morte, apre strade dove non te lo aspetti, apre strade dove fa male, apre strade.

Dio di se stesso dice “Io sono la porta”, non dice io sono il muro,

Dio apre prospettive, quando sembra che le prospettive della via si chiudono non è Dio.

A volte Dio chiude certe cose perché deve chiudere, ma guardate che Dio apre prospettive.
Quando ti vengono dei pensieri di disperazione, dove non hai più speranza, dove pensi che non c’è nulla da fare sappi che quel pensiero non viene da Dio, MAI.
Anche davanti al muro più cementato sempre il pensiero che viene da Dio è: Dio aprirà una porta, Dio aprirà una strada, Dio aprirà il mare.

E il mare si apre, gli Egiziani vengono abboccano l’amo.
Mosè fece così, tac e chiude e muoiono tutti.
E così tutte le paure muoiono, tutte le ansie della vita che ti sdraiano a terra muoiono, perché la Pasqua fa così, la Pasqua non toglie i problemi, non toglie la morte ma toglie alla morte il suo veleno.

La morte c’è, il mio catechista oggi è morto domani c’è il funerale, ecco non toglie la morte ma toglie il veleno dalla morte.
La morte morde, morderà, ferisce ma si guarisce, ma non entra il veleno
E il veleno guardate che è la paura
Paura, in latino pavor, cioè quella roba che ti butta al pavimento, che ti sdraia, che non ti fa più camminare nella vita, che ti fa pensare che non c’è speranza, che non si può più fare niente.

No, no!

Cristo la paura la distrugge, la annienta, la schiaccia, fa polpette del faraone, delle cose che ti mettono ansia.

Ma, badate bene, il popolo di Israele nasce, esce.

Poi le donne prendono le chitarre, i tamburelli, si mettono a cantare.
Bellissimo che i rabbini dicono che, uscendo dall’Egitto, le donne di Israele – e non gli uomini, le donne! – si erano portate già gli strumenti perché sapevano che Dio avrebbe fatto qualcosa di miracoloso e ci sarebbe stato bisogno di cantare.
Ci sarebbe stato bisogno di fare un canto di lode ed esultanza.
Pensate che… il genio delle donne!
Invece l’uomo boh, non si sa mai, non so, facciamo due calcoli…
No, la donna si butta nella vita senza paura, si butta nella fede.

E finisco dicendo che questa notte di cui abbiamo parlato – tra l’altro non so se avete notato che gli israeliti escono dal mar Rosso all’alba, alla prima alba del mattino l’ultimo bambino esce – allora questa alba non avrebbe senso se secoli dopo non ci fosse stata un’altra alba.

Questa notte di dolore non avrebbe avuto senso se non ci fosse stata un’altra notte di dolore, se non ci fosse stato un altro uomo condannato a morte. Un’altra paura da distruggere.
Allora questa notte di cui abbiamo parlato non avrebbe senso se non ci fosse il vangelo della Veglia di Pasqua che rende attuale, per te, quello che il popolo di Israele ha vissuto.
E guardate Cristo ha dovuto vivere questo esodo.

L’evangelista Luca quando dice che Mosè ed Elia appaiono sul monte, discutevano, insieme a Gesù, del suo esodo. La passione del Signore è il suo esodo.
Uscire da una cosa vecchia ed entrare in una cosa nuova, uscire dalla paura ed entrare nella speranza, uscire dalla morte ed entrare nella vita

E guardate Cristo le ha passate tutte queste tappe.
Cristo ha passato il punto in cui stava là pronto e Dio: torna indietro!
Torna indietro, fatti uomo! E Cristo si è fatto uomo.

Mettiti in trappola! E Cristo si è messo in trappola, nelle mani dei suoi aguzzini.
Abbi paura! Cristo ha avuto paura, eccome se ha avuto paura, ha sudato sangue, un infarto, ha avuto un infarto, dicono gli studiosi della sindone. Eccome se ha avuto paura!

Tu hai paura? Cioè ce l’ha avuta pure Cristo, stai tranquillo e però si è aperto il mare anche per Lui, il mare della morte si è aperto, si è aperto e si apre pure per te

E queste acque, bisogna passarci in queste acque: queste acque che ti uccidono, ci passi dentro e non muori.

Questo hanno fatto i cristiani per millenni in questa basilica, in questo fonte che sta qua fuori -che è una meraviglia- per millenni, per due millenni, i cristiani hanno lasciato le cose vecchie della vita, là dentro, in quella vasca.

In quella vasca hanno lasciato le cose vecchie.
La paura della morte l’hanno lasciata là, la paura del domani l’hanno lasciata là, la paura di non essere all’altezza, di non essere adeguato, di non riuscire a fare la madre, la nonna, la zia, la suocera, la paura di non poter fare il padre, la paura di non poter fare il figlio, la paura di non poter lavorare, la paura ormai di non poterti alzare alle sei di mattina e lavorare, la paura di trovarti là sul letto di morte….

E stai lì e boh, ce la farò?
Ma veramente esiste Dio?
Ma ho ascoltato catechesi per settant’anni, ma sarà veramente così?

Ecco: SI !
E’ veramente così perché sapete cosa c’è di diverso questa notte, quella notte?
E’ che Cristo risorge e Cristo risorge ed esplode la vita, è come un’onda pazzesca.

Questa vita arriva a te oggi e lava le colpe – canteremo nel preconio – tutto il male che hai fatto, tutto il male che hai subito. Arriva l’onda lo lava, cancella tutto, tutti i peccati, tutto il male, tutte le ansie, tutti i complessi, li cancella, il passato lo trasforma e il futuro diventa luminoso.

C’è una catechesi sul battesimo, probabilmente di San Leone Magno (Papa del V Secolo) nella sala qui affianco, scritta in latino; sull’architrave c’è una frase che mi è sempre piaciuta:
“Fons sacer est Fidei qui culpas abluit omnes / Tinguitur hoc quisquis incipit esse novus”

L’onda del battesimo prende ciò che è vecchio e lascia una cosa nuova.

Prende una cosa vecchia, che è marcia, puzza, tutta con le rughe, cadente, flaccida, che è forse più che il corpo sarà l’anima, tutta spenta, piena di peccati, passa l’onda ed esce fuori una cosa bellissima.
Piena di luce, piena di vita, che non ha paura del futuro. Ecco questo fa Dio.

Una delle ultime parole del Signore nell’apocalisse è questa: “Ecco faccio nuove tutte le cose”.

Tutto Cristo fa nuovo, soprattutto nella notte di Pasqua, una notte che ha un potere speciale, che non è come le altre notti.
Una notte se ti metti veramente ben disposto, magari sono saltati tutti i fioretti; cioè dal Vangelo delle tentazioni tutto è andata malissimo (io devo dire per me Quaresima pessima sotto questo punto di vista, un disastro)… ecco ma non è mai troppo tardi.
Puoi arrivare a un secondo dalla veglia pasquale che dici “Ma io non mi sento francamente che meriterei una pasqua, risorgere”… ce n’è per tutti.
L’agnello è grasso a Pasqua non finisce, se magna per tutti.

Le grazie di Dio la notte di Pasqua si sprecano, le dà così Dio, non si guarda in tasca… e allora prendiamole queste grazie, questa novità di vita che passa

A lui la lode e la gloria per tutti i secoli dei secoli