Per
l’Angelus di questa ultima domenica di agosto Papa
Francesco si ricollega al brano del vangelo della scorsa volta,
Matteo 16, 13-20.
“Dopo
che Pietro, a nome anche degli altri discepoli, ha professato la fede
in Gesù come Messia e
Figlio di Dio,
Gesù stesso incomincia a parlare loro della sua passione”
racconta il Pontefice “preannuncia
il suo mistero di morte
e di risurrezione,
di umiliazione e di gloria”.
Ma
le sue parole non sono capite, i Suoi discepoli hanno una fede
“immatura”,
non sono pronti alle cose spirituali, ancora legati al mondo
materiale, e immaginano la gloria di Gesù come una vittoria terrena.
E quando Pietro gli dice che questo non accadrà mai, Gesù lo
allontana con le parole “Va’
dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo
Dio, ma secondo gli uomini!”.
Questo perché Egli sa di dover affrontare il dolore che è volontà
di Dio Padre, e non vuole essere tentato da Satana. Dopodiché
“aggiunge:
-Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi
se stesso,
prenda la sua croce e mi segua-”
dando in questo modo indicazioni sulla strada da seguire per essere
dei buoni discepoli, ovvero “rinunciare
a sé stessi, che non significa un cambiamento superficiale, ma una
conversione,
un capovolgimento di mentalità e di valori”
e “prendere
la propria croce”
che “
non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni
quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di
fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male
comporta”.
E’ giusto, specifica Bergoglio, dare la corretta importanza alla croce in quanto “segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale”. Concentriamoci su di essa perché “se vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati a imitarlo, spendendo senza riserve la nostra vita per amore di Dio e del prossimo.”
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