Dio è vicino a noi, dobbiamo imparare a riconoscerlo

La meditazione all’Angelus odierno si incentra sul Vangelo di Marco 6,1-6, che mostra un Gesù di ritorno alla sua terra e circondato di scetticismo.

Durante i suoi viaggi si trova a passare da Nazaret, ma la gente lo accoglie con critiche e sospetto “-Da dove gli viene tutta questa sapienza? Ma non è il figlio del falegname e di Maria, cioè dei nostri vicini di casa che conosciamo bene?- Davanti a questa reazione, Gesù afferma una verità che è entrata a far parte anche della sapienza popolare: –Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua- ”

Ed è quello che facciamo spesso anche noi, spiega il Pontefice: “pensiamo di sapere tanto di una persona, e il peggio è che la etichettiamo e la rinchiudiamo nei nostri pregiudizi. Allo stesso modo, i compaesani di Gesù lo conoscono da trent’anni e pensano di sapere tutto![…] La sfiducia. In realtà, non si sono mai accorti di chi è veramente Gesù. Si fermano all’esteriorità e rifiutano la novità di Gesù.” Ci facciamo prendere dall’abitudine e anche dal pregiudizio e non siamo aperti allo stupore, neppure di fronte alla fede e a Dio e questo non va bene, “la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne e diventa un’abitudine, un’abitudine sociale.”

Perché poi la sua gente non voleva riconoscere Gesù? “non accettano il mistero. […] sentono che è scandaloso che l’immensità di Dio si riveli nella piccolezza della nostra carne, […]  è più comodo un dio astratto, distante, che non si immischia nelle situazioni e che accetta una fede lontana dalla vita, dai problemi, dalla società.” Dobbiamo invece ricordare proprio questo “Dio si è incarnato: Dio è umile, Dio è tenero, Dio è nascosto, si fa vicino a noi abitando la normalità della nostra vita quotidiana. E allora, succede a noi come ai compaesani di Gesù, rischiamo che, quando passa, non lo riconosciamo.”

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