Eppure il cuore continua a cercare

di Giacomo Bertoni

È inutile continuare a fissare lo smartphone: il led della notifica non si accende. Anche l’orecchio continua a filtrare i rumori del traffico, ma non ci sono suonerie vivaci che segnalano l’arrivo di un suo messaggio. Una storia d’amore non è mai finita davvero fino a quando entrambe le persone coinvolte non hanno superato la fase più dura: l’accettazione, la comprensione della fine. E quante storie d’amore finiscono ogni giorno. Alcune si chiudono con una grande guerra, altre si spengono nel silenzio, altre ancora vengono soffocate dai rancori. Alcune poi sono nate nell’ombra, e nell’ombra sono destinate a morire. Ma in quei momenti finali, in quell’attesa di un messaggio che non arriva mai, di un ritorno che non sembra proprio all’orizzonte, la solitudine avvolge come una gelata invernale.

Dov’è finito il castello di sogni costruito insieme? All’improvviso il sentiero che portava là sembra scomparso, dimenticato. Da un giorno all’altro la persona che camminava qui accanto ha preso un’altra direzione. E no, inutile attendere, non si girerà indietro per salutare. Cos’è che non funziona? Da sempre le storie d’amore iniziano e finiscono. E poi noi siamo fortunati, siamo lontani dalla vita dei nostri nonni che, come ci raccontano sempre, era fatta di matrimoni combinati, donne costrette a fare le casalinghe, figli fatti per forza e tanta infelicità. Con ampi margini per tradimenti, doppie vite e violenze domestiche. La generazione che ci ha preceduti ha conquistato la libertà, perché è stata una generazione capace di scendere in piazza, occupare scuole, cloro al clero e via dicendo. Oggi per fortuna conto io, sono io la misura del mondo, e il motore delle mie battaglie sono i miei desideri.

La fregatura però c’è, perché il cuore dell’uomo non è fatto per essere trattato come un cuore usa e getta. Non si può sostituire, non si può ringiovanire. Il cuore cerca amore, quell’amore che è la grande nostalgia di un paradiso perduto, e non ha pace finché non riposa nell’Amore con la A maiuscola. Non può esserci soddisfazione al di fuori di questo incontro fra cielo e terra. Non può esserci felicità se i rapporti umani che intrecciamo sono basati solo su di noi. Solo che nessuno, o quasi, ce lo racconta più.

E così spargiamo la parola amore sopra ogni cosa, sopra fidanzamenti, amicizie profonde e superficiali conoscenze, perché indossando un paio di occhiali rosa anche le nostre brutture possono sembrare accettabili. Se tutto è amore, niente è amore, se tutto è amicizia, niente è amicizia. Poi l’effetto delle lenti colorate finisce, e la verità appare, feroce come una leonessa che difende i suoi cuccioli. Da soli non bastiamo. Non bastiamo a noi stessi e non possiamo bastare a chi abbiamo accanto. E non serve a nulla il vittimismo, oggi più trendy dei pantaloni con i risvoltini, né tantomeno serve accusare gli altri di essere seminatori di odio.

Da soli non bastiamo. E quella stabilità affettiva che in questa trottola furiosa di mondo sembra essere l’ultima ancora di salvezza non arriverà, se non sapremo prima far riposare il nostro cuore in Lui. Più soffochiamo la nostra sfera spirituale, più diventiamo piccole pedine manipolabili, perché perdiamo la nostra impronta divina. E tutti i nostri rapporti diventano o vuoti o basati sul consumo dell’altro. Gianna Jessen indica la strada: “Noi siamo fatti per un amore epico”. A noi queste avventure da talk show pomeridiano non possono dare la felicità. E se qualcuno si allontana senza nemmeno salutare, attenzione, conviene buttare l’occhio sulla sua direzione. La strada è piena di paludi, ma a noi interessa il cielo.