Essere cristiani è avere una relazione viva con il Signore

Siamo in Piazza San Pietro per la terza domenica di Pasqua, ancora per parlare della resurrezione di Cristo, e delle sue apparizioni subito dopo, come nel Cenacolo, raccontata nel Vangelo di Luca al capitolo 24.

Gli apostoli non credevano che fosse davvero il loro Maestro “era tale la gioia che avevano che non potevano credere che quella cosa fosse vera. E un secondo particolare: erano stupefatti, stupiti; stupiti perché l’incontro con Dio ti porta sempre allo stupore: va oltre l’entusiasmo, oltre la gioia, è un’altra esperienza.” Tanto che Gesù chiede loro di guardare e toccare le sue piaghe e il suo corpo, e si fa dare del cibo per dimostrare di essere vivo.

Questa pagina evangelica– spiega il Pontefice- è caratterizzata da tre verbi molto concreti, che riflettono in un certo senso la nostra vita personale e comunitaria: guardare, toccare e mangiare. Tre azioni che possono dare la gioia di un vero incontro con Gesù vivo.

Guardare non è solo vedere, è di più, comporta anche l’intenzione, la volontà. Per questo è uno dei verbi dell’amore. […] Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia da un’altra parte, davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri. Guardare. Io vedo o guardo Gesù?

La seconda azione che Cristo chiede è toccare. Gesù indica a loro e a noi che la relazione con Lui e con i nostri fratelli non può rimanere a distanza, non esiste un cristianesimo a distanza, non esiste un cristianesimo soltanto sul piano dello sguardo. L’amore chiede il guardare e chiede anche la vicinanza, chiede il contatto, la condivisione della vita.

Infine il mangiare, “il bisogno di nutrirci per vivere. Ma il mangiare, quando lo facciamo insieme, in famiglia o tra amici, diventa pure espressione di amore, espressione di comunione, di festa…” Questo è essere davvero cristiani: “è la relazione viva con Lui, con il Signore Risorto: lo guardiamo, lo tocchiamo, ci nutriamo di Lui e, trasformati dal suo Amore, guardiamo, tocchiamo e nutriamo gli altri come fratelli e sorelle.

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