Flora Gualdani, alle sorgenti della vita

di Costanza Miriano

Sabato sera ho avuto un regalo. Ho incontrato una santa in azione; l’ho vista dal vivo (era a Chiesa Nuova con noi), ma anche raccontata in uno splendido documentario prodotto da Oratorium (presentato in anteprima agli amici e da oggi visibile a tutti).

Scritto e diretto da Francesco Teresi, che come molti di noi si è innamorato di questa piccola ostetrica aretina, 81 anni spesi per aiutare la vita, è davvero un capolavoro, nato da un incontro tenuto a Roma da Flora per le coppie. Francesco, che era a quell’incontro, ha avuto la reazione che hanno tutti quelli che la incrociano: il mondo deve conoscerla! Vedi Flora e ti viene da telefonare a tutti quelli che conosci, da scriverne, da fare volantinaggio. Solo che Francesco fa lo sceneggiatore, e allora quello che ne è venuto fuori è un film pieno di poesia, umorismo, energia, intelligenza, che ti tiene incollato, e ti fa venire voglia di prendere appunti, segnarti le cose, rimboccarti le maniche e cominciare a vivere come ha fatto lei.

“Chi aiuta a nascere un bambino, aiuta una generazione. Tu non sai quanto lontano arriveranno i cerchi, quando getti un sasso nello stagno”. Flora Gualdani, dunque, ha aiutato fisicamente, con le sue mani, cinquemila generazioni, con i bambini che ha fatto nascere. Tantissimi se ne è portati a casa e li ha accuditi fino a che la famiglia, di origine o adottiva, non ha potuto provvedere a loro. Una neonata è rimasta un po’ di più (fino alle nozze!). Ma molte altre ne ha generate alla vita, nel corso di una vita straordinaria, la sua, arrivata ora a 81 anni, e speriamo ancora molto lunga. Un patrimonio di creatività e obbedienza, di genialità e semplicità, il suo; per questo sono davvero grata a Oratorium che ha deciso di finanziare questo documentario meraviglioso su di lei, cinquanta minuti di racconto che ti lasciano con la voglia di vedere altro, di sapere di più, di correre a mettere le tue mani in quelle di questa piccola donna, così semplice ed elegante, naturalmente di classe, come raccontano le foto degli anni della giovinezza, quando in Cambogia viaggiava insieme ai soldati su treni precari, con una semplice camicia bianca, pantaloni alla Audrey, i lunghi capelli neri avvolti in un fazzoletto, o in Cina, in America o in Inghilterra, dovunque andasse a portare la sua opera, per aiutare ma anche per imparare da paesi che usavano tecniche per il parto più avanzate di quelle italiane. Per dare l’idea del tipo, Flora, figlia di contadini aretini, ha anche imparato a guidare l’eleicottero per poter arrivare ovunque a soccorrere.

Sono grata alla Provvidenza che ha fatto sì che le mie figlie venissero con me (non so se Dio fa personalmente il calendario di serie A, comunque c’era il derby e mio marito ha declinato l’invito: in cambio di due pizze, però, mi sono comprata il sì delle due dodicenni, le quali, anche se non lo ammetteranno mai – per principio quello che dice la mamma è sbagliato -, sono rimaste molto colpite da Flora) perché è dalle donne che ripartirà la difesa della vita, dal loro amore per una vita vissuta senza sprecare una briciola di tempo, soldi, energie.

Non voglio raccontare molto altro, perché la sua vita è meglio di un film, quindi da non spoilerare: adesso questo regalo di Oratorium (e di tutti quelli che lo hanno finanziato in vari modi, per esempio con il 5 per 1000) è disponibile per tutti, lo potete vedere a questo link. Voglio solo sottolineare alcune cose importanti dell’esperienza di questa donna, che possono essere criteri per la vita spirituale di ognuno di noi.

Primo, tutto per lei è cominciato dalla preghiera. Le sue intuizioni, maturate nel cuore, hanno sempre atteso di essere confermate dal Signore, in una instancabile, costante, quotidiana ricerca della sua voce. Il centro della vita di una donna così attiva è stata la contemplazione. La preghiera. Il silenzio. (“Per stare in piedi bisogna imparare a stare in ginocchio”).

E poi vorrei sottolineare l’obbedienza alla Chiesa. Ma nell’indipendenza: Flora non ha mai accettato finaziamenti, né dalla Chiesa né dallo Stato (“ho scelto di rimanere sempre libera”, anche perché “la Provvidenza arriva secondo quanto tu le permetti di agire”).

Infine, la sua capacità di cambiare per rispondere alle esigenze che cambiavano: tante persone si innamorano del loro ruolo, o di quello che gli altri rimandano loro, della propria immagine. Passano la seconda parte della loro vita a distruggere quello che hanno fatto nella prima. Flora no, lei ha cercato sempre prima lo sguardo di Dio. Quindi se prima si è messa al servizio della vita nascente e delle mamme che per diversi motivi non potevano tenere i propri figli, poi col passare degli anni ha capito che la nuova emergenza non era più tanto la povertà materiale quanto quella di conoscenza: i metodi naturali, la teologia del corpo, la formazione alla spiritualità familiare (stupenda la filosofia del secondo posto), la cura delle donne che avevano abortito (“l’aborto lascia un morto, il bambino, e una ferita, la mamma, e io cerco di amare molto di più quelle donne”).

Mi sembra che la sua santità sia stata soprattutto questa: mettersi davanti alle cose con docilità allo Spirito Santo, rispondere alla realtà che la provocava, senza risposte ideologiche, con umiltà e creatività, senza mai risparmiarsi né tenere per sé nulla.

Che altro aggiungere? Iniziate la Quaresima con una roba forte: prendetevi cinquanta minuti per stare con una donna di Dio.