“Gesù, pensaci tu”

 

di Costanza Miriano

Qualche tempo fa una carissima amica mi ha chiesto quale frase avrei scelto se ne dovessi avere una sempre sotto gli occhi. Senza pensarci troppo le ho risposto “Gesù, pensaci tu”, il ritornello dell’atto di abbandono di Don Dolindo Ruotolo. Siccome è una suora e con le consorelle gestisce una scuola (una delle più belle mai viste, a Genova, quella delle figlie di San Giuseppe) ho pensato che stesse preparando uno striscione per i bambini, qualcosa per una recita o roba del genere, e la frase mi è salita alla bocca senza pensarci un secondo, poi ho dimenticato la domanda.

Non avrei mai creduto che invece fosse tutto un complotto per prepararmi un regalo (il quale peraltro non è ancora arrivato, ma so che è in cammino, e so che non è uno striscione né una statua di san Giuseppe ma qualcosa di frivolo, quindi se parte la mia linea di accessori un po’ too much con il logo “Gesù pensaci tu” vi avviso). Comunque, tutto questo era per dire che da tanto tempo sono affezionata a questa giaculatoria così semplice, e da tanto cercavo la storia di Don Dolindo, senza mai trovarla.

Ieri erano i cinquanta anni dalla sua morte, per cui volevo fargli un regalo (in ritardo, ma lui è buono e mi perdona) e ricordare questo sacerdote specialissimo, anche perché finalmente è uscita (per la Ares) una sua biografia che ha risposto alle mie attese, o, più precisamente, in realtà mi ha lasciata con la voglia di sapere molto di più, forse perché scritta, insieme a Luciano Regolo (che avevo imparato a conoscere come biografo di Natuzza Evolo), dalla nipote Grazia Ruotolo. Mi pare che comprensibilmente la nipote abbia avuto un occhio un po’ attento a una serie di aspetti dettati dall’affetto e dalla devozione, e che il risultato sia un racconto più affettivo che rigoroso e capace di uno sguardo oggettivo e globale, insomma a tratti mi sono un po’ persa. Forse alla fine alla statura di don Dolindo questa biografia non rende ancora piena giustizia, ma è sicuramente un ottimo inizio, lungamente atteso, almeno da parte mia.

E così, leggendo, ho capito che quest’uomo è stato ancora più di quanto pensassi, è stato un vero gigante, la versione dolce di padre Pio, e non mi capacito del fatto che questa figura sia così poco conosciuta, e poco esaltata nella Chiesa. Chiesa che lui ha amato teneramente e difeso senza riserve, nonostante tutto: in vita ha dovuto subire la sospensione a divinis. Il Signore però lo ha ricompensato con delle grazie incredibili, e una capacità profetica di predicare e di offrire la Parola di Dio. Diceva che la sua memoria sarebbe stata riabilitata dai suoi libri di commento alla Scrittura, infatti il suo commento ai Vangeli (Casa Editrice Mariana) è nella mia lista per Gesù bambino…

Ai modi burberi e decisi del frate di Pietrelcina, con cui condivideva il privilegio delle stimmate, don Dolindo invece rispondeva con una dolcezza sconfinata: chiamava tutti angioletto mio, e conquistava le persone con una accoglienza senza limiti, esaltando la bontà dei peccatori. Era durissimo con se stesso, si sottoponeva a penitenze, digiuni, sacrifici, sofferenze fisiche inimmaginabili (girava con una borsa di pietre portando la quale chiedeva a Dio di salvare le anime), ma con gli altri solo dolcezza. La sua bontà non era a buon mercato, sapeva che aveva un prezzo. Aveva capito che le anime si conquistano con un combattimento, e che se uno non è capace di farlo da solo, serve che qualcun altro si offra per lui. E’ il mistero della sofferenza vicaria. Continuamemte don Dolindo chiedeva e cercava occasioni per soffrire, supplicando Dio di salvare anime.

A questo proposito, nel suo libro su Maria fa una profezia impressionante:

“solo una grande misericordia può fare superare al mondo il baratro nel quale è caduto. […] Il mondo è diventato un campo di morte, nessuna voce lo risveglia se una grande misericordia non lo solleva. Voi, perciò, figlie mie dovete implorare questa misericordia, rivolgendovi a me che ne sono la Madre. Che cosa credete voi che sia la misericordia? Non è solo l’indulgenza, ma è anche il rimedio, la medicina, l’operazione chirurgica. La prima misericordia che deve avere questa povera terra, e la Chiesa per prima, dev’essere purificazione. Non vi spaventate, non temete, ma è necessario che un uragano terribile passi prima sulla Chiesa e poi su mondo! La Chiesa sembrerà quasi abbandonata e da ogni parte la diserteranno i suoi ministri… dovranno chiudersi persino le chiese! Il Signore troncherà con la sua potenza tutti i legami che ora l’avvincono alla terra e la paralizzano! Hanno trascurato la gloria di Dio per la gloria umana, per il prestigio terreno, per il fasto esteriore e tutto questo fasto sarà ingoiato da una persecuzione terribile, nuova! Allora si vedrà che cosa giovano gli appannaggi umani e come valeva meglio appoggiarsi a Gesù che è la vita vera della Chiesa. […] Tutto questo è misericordia non è male. Gesù voleva regnare dilatando l’amore suo… Egli dunque disperderà tutto quello che non è suo”.

Lui permetteva davvero a Gesù di regnare sul suo cuore, e si sa che con queste anime poi Dio supera i confini di ogni attesa; attraverso don Dolindo operava miracoli in continuazione, alcuni quasi di routine (non si sa quante coppie hanno concepito un figlio lungamente atteso, grazie a lui), altri enormi come la conversione di peccatori incalliti, o esagerati come permettere di avere un figlio a una donna a cui era stato asportato l’utero, ai ciechi di riavere la vista, e ogni sorta di guarigioni. Quando permetti a Gesù di regnare davvero sul tuo cuore, però, non è tanto importante che lui faccia la tua volontà, ma che tu capisca la sua. E allora, mentre cerchi di farla, puoi davvero abbandonarti come un bambino, come insegna il suo atto di abbandono:

Perché vi confondete agitandovi?

Lasciate a me la cura delle vostre cose

e tutto si calmerà.

Vi dico in verità che ogni atto di vero,

ricco e completo abbandono in me,

produce l’effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose.

Abbandonarsi a me non significa arrovellarsi,

sconvolgersi e disperarsi,

volgendo poi a me una preghiera agitata perchè io segua voi,

è invece cambiare l’agitazione in preghiera.

Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell’anima,

stornare il pensiero della tribolazione

e rimettersi a me perché io solo operi, dicendomi:

”pensaci tu”.

La preoccupazione, l’agitazione e il voler pensare

alle conseguenze di un fatto è contro l’abbandono,

chiudete gli occhi e lasciatevi portare

dalla corrente della mia grazia,

chiudete gli occhi e lasciatemi lavorare,

chiudete gli occhi e pensate al momento presente,

stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione,

riposate in me credendo alla mia bontà

e vi giuro che per il mio amore che dicendomi

con queste disposizioni, pensaci tu, io ci penso in pieno,

vi consolo, vi libero, vi conduco,

e quando dopo portarvi in una via diversa da quella che vedete voi,

io vi addestro, vi porto nella mie braccia, vi faccio trovare…

come bimbi addormentati nelle braccia materne dall’altra riva,

quello che vi sconvolge e vi fa male immenso,

è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo,

e il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge,

quante cose io opero quando l’anima, tanto nelle sue necessità spirituali,

quanto in quelle materiali, si volge a me dicendomi ”pensaci tu”,

chiudi gli occhi e riposa! Voi nel dolore pregate perché io operi,

ma in realtà voi pregate perché io operi come voi credete,

non vi rivolgete a me, ma volete che io mi adatti alle vostre idee,

non siete infermi che domandano al medico la cura, ma gliela suggeriscono.

Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater:

”sia santificato il Tuo nome”,

cioè sia glorificato in questa mia necessità,

”venga il Tuo regno”,

cioè tutto quello che mi sta succedendo concorra al tuo regno in noi e nel mondo,

”sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra”,

cioè disponi tu in questa necessità come meglio ti pare

per la vita nostra eterna e temporale.

Se mi dite davvero ”sia fatta la Tua volontà”,

che è lo stesso che dire: ”pensaci tu”,

io intervengo con tutta la mia onnipotenza

e risolvo le situazioni più chiuse.

Ti accorgi che il malanno incalza invece di decadere?

Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia:

”sia fatta la Tua volontà pensaci tu!”.

Ti dico che io ci penso e che intervengo come medico

e compio anche un miracolo quando occorre.

Vedi che la situazione peggiora?

Non ti sconvolgere chiudi gli occhi e dì: ”pensaci tu!”.

Ti dico che io ci penso e che non cè medicina più potente

di un mio intervento d’amore.

Ci penso solo quando chiudete gli occhi.

Quando vedi che le cose si complicano,

di con gli occhi dell’anima chiusi, Gesù pensaci tu.

Fa così per tutte le necessità, fate così tutti e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli.

Ve lo giuro per il mio amore!

 

E a proposito del piccolo resto a cui a volte sembra ridotta la Chiesa, ecco cosa dice:

“Nelle tempeste della vita non dobbiamo mai scoraggiarci, quando abbiamo Gesù con noi. A volte sembra quasi che Egli dorma e tutto pare perso. Questo avviene quando mettiamo la fiducia negli uomini o nei mezzi naturali. Ma quando si risveglia la nostra fede e con uno slancio di amorosa fiducia risvegliamo Gesù, Egli si erge da dominatore, impone silenzio alla tempesta e vince. Oggi si può dire che la Chiesa si trovi in una di quelle tempeste nelle quali Dio sembra che dorma. Le nazioni le si sono ribellate o, nella migliore ipotesi, fingono di non conoscerla. Le persecuzioni ferocissime in alcune regioni rinnovano l’era gloriosa dei primi martiri; le stragi si moltiplicano e, soprattutto, il male e l’errore dilagano in una maniera spaventosa. Dobbiamo risvegliare Gesù con la fede piena, integra, incrollabile, e quando ci sembrerà prossima la rovina lo vedremo, elevato nella sua regalità, imporre la calma e ridonare il trionfo alla sua Chiesa e al mondo”.