Gianna Jessen: “Siamo fatti per un amore epico”

di Giacomo Bertoni

«Io sono stata fatta per un amore epico, non per un amore mediocre». E basterebbe fare propria questa ferma convinzione per cambiare il mondo. Per trovare la voce e il coraggio di dire basta di fronte all’orrore, per tornare a rispettare il nostro corpo e il nostro povero cuore, per liberare la nostra intelligenza da così tante menzogne, per guarire le nostre ferite più profonde che, come calamite feroci, attirano il nostro sguardo a terra.

Incontrare Gianna Jessen significa prendere una scossa. Significa ritrovarsi un venerdì sera in un Salone del Terzo Millennio, alla Casa del Giovane di Pavia, gremito fino all’inverosimile. Significa incrociare tanti volti e scoprire che la narrazione costante che passa dalla maggior parte dei mass media è forse rassicurante (la continua riproposizione di schemi ideologici e slogan non aiuta la comprensione del reale, ma produce una assuefazione che mette in modalità aereo la coscienza), ma quanto meno incompleta. Perché in questo flusso ininterrotto di flash manca il senso della vita, o quanto meno la ricerca del senso.

«Sono stata abortita e sono sopravvissuta – racconta Gianna con serenità –. Sono stata bruciata viva nel corpo di mia madre per 18 ore, per l’iniezione di una soluzione salina che avrebbe dovuto rendermi cieca e soffocarmi. Eppure sono nata viva, nata viva in una clinica Planned Parenthood di Los Angeles». Sì, proprio la stessa Planned Parenthood che ha sostenuto l’ultima campagna elettorale di Hillary Clinton. Ma perché manca il senso della vita? «Spesso chiedo alle femministe, a cui io non piaccio, “se devono essere tutelati i diritti delle donne, i miei diritti dov’erano?” Non mi hanno ancora risposto, forse perché per loro la mia vita non vale nulla – spiega Gianna –. Con orrore invece sento sempre più spesso giustificare l’aborto su bambini con disabilità. Si dice “la sua qualità della vita sarà troppo bassa, la prognosi è orribile, bisogna ucciderlo”, come si fa nel Regno Unito. Ma queste argomentazioni non vi ricordano qualcuno? Sì, Adolf Hitler. Chi sei tu per guardarmi e per decidere quale sia la mia qualità della vita? Che arroganza! Voi non sapete quanto è grande la qualità della vita quando hai bisogno di Dio per fare qualsiasi cosa».

Dimentichiamo che la vita a volte mostra tutta la sua bellezza nelle difficoltà: «C’è un pensiero comune di forte immaturità, ma è arrivato il momento di crescere. Penny, la mia nonna adottiva, mi ha insegnato che io non sono una vittima. Oggi va molto di moda il vittimismo, ma si può uscire da questa prigione grazie a Gesù». Gesù, il nome che Gianna ha pronunciato più volte durante la serata: «Lo so che oggi non va molto di moda dire cose “così Gesù”, ma non me ne importa. Non è un momento nel quale le persone dirette e sincere vengono guardate bene, per questo c’è ancora più bisogno di persone dirette e sincere». Ripartiamo dalle basi: «Noi ragazze, noi donne, siamo fatte per essere onorate, cercate, non per essere disonorate e usate. E voi uomini siete fatti per essere coraggiosi, impavidi, non per essere passivi o dipendenti dalla pornografia, che non vi permetterà mai di guardare una donna con lo sguardo puro. Ci sono molte donne arrabbiate che dicono che siete esseri disgustosi ma, uomini e donne, siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio. Donne vi invito a essere quelle creature meravigliose che siamo chiamate ad essere».

Tutto questo ha un prezzo: «Quando a 14 anni affrontavo una lunga operazione alla schiena per cercare di camminare non sapevo che il fatto di zoppicare avrebbe causato così tanto rigetto. Non essere scelte ferisce, quando zoppichi in giro per il mondo non sei l’ideale di donna da sposare. E parlare di Gesù in un mondo che odia Gesù non migliora la situazione. Ma io non sono stata fatta per un amore mediocre, e non posso cambiare il mondo se sono come il mondo che voglio cambiare».

Hai parlato di Inghilterra Gianna, vorrei farti solo due nomi, Charlie Gard e Alfie Evans: «Le loro storie mi hanno spezzato il cuore, com’è possibile uccidere un bambino perché disabile? Bisogna pregare, chiedere aiuto a Gesù. E bisogna combattere, perché siamo chiamati a vivere una vita straordinaria». Giacomo Bertoni