Giovanna d’Arco e noi, ragazze di oggi

di Eleonora Barberio

Durante quell’interminabile e strano tempo identificato come “quarantena” mi sono ritrovata tra le mani un libro prezioso. No, non si trattava di un classico e nemmeno di una qualche celebre opera letteraria: le pagine che tenevo tra le dita, al contrario, straripavano di storia vera e di interrogatori, di accuse infamanti e di innocenza disarmante. Insomma, mi stavo accingendo a leggere per la seconda volta il Processo di condanna a Giovanna d’Arco.

Della Pulzella d’Orleans avevo sentito parlare spesso, in passato; l’avevo studiata a scuola, avevo letto il suo nome sui libri di storia delle medie e del liceo e avevo persino visto il famoso film a lei ispirato- liberamente costretta da un professore- con regia di Luc Besson. Ricordo perfettamente le sensazioni che quel film mi suscitò, un distillato di forte repulsione, di pungente disgusto e di profondo fastidio. La giovane Jeanne- interpretata da Milla Jovovich – veniva infatti tratteggiata a tutti gli effetti come una psicopatica, una giovane donna mentalmente instabile in preda a continue e spossanti allucinazioni. Niente di originale, quindi, data la comune convinzione che vede la pulzella francese come una povera giovane pazza. Eppure fu proprio quel film che mi consentì di mettere in atto una vera e propria ribellione intellettuale (benedetta quella voglia di negazione dei sedici anni) contro tale concezione che, qualcosa, dentro di me, gridava essere falsa. Iniziai così ad informarmi, a leggere, ad approfondire e a scoprire la vera essenza e la reale natura di quella ragazza che tanto aveva fatto parlare di sé e con cui potenti e re, storici e posteri, atei e cattolici avevano dovuto confrontarsi.

Cominciai a comprendere quanto straordinarie fossero state le sue gesta, quanto speciale la Missione a lei affidata e quanto vere e puntuali le sue profezie circa il destino della Francia. Compresi che la giovane guerriera- secondo le testimonianze di chi la conobbe- era una ragazza normale, una come tante, che la storiografia francese descrisse come “bella, alta e forte, con una fisionomia graziosa e gioviale” (Jean d’Aulon). Capii che si trattava di una giovane donna che accettò la volontà di Dio, e a Lui fece plasmare la sua, perché esattamente a quello era stata chiamata, nonostante le paure e la consapevolezza che la strada innanzi a lei sarebbe stata tutt’altro che rosea. Dimostrò durante la sua intera esistenza- e soprattutto durante gli innumerevoli ed estenuanti interrogatori- una fede genuina, teologicamente impeccabile nonostante le insidie e le accuse da parte di corrotti uomini di chiesa che per ragioni politiche si ostinarono a cercare e ad inventare, contro di lei, capi d’accusa falsi o inesistenti per giungere poi a condannarla per stregoneria. ( La sua riabilitazione avvenne nel 1455 e la sua canonizzazione nel 1920, con Papa Celestino V).

Giovanna d’Arco era ed è una ragazza che tanto ha da dire a noi, giovani donne del XXI secolo, ingannate da un femminismo che ci vuole sempre più tristi, incattivite, ripiegate su noi stesse e spesso volgari. Ci mostra una strada alternativa, quella per la felicità, scandita da piccoli o grandi “sì” a Colui che ci ha fatte, a qualunque missione ci chiami e a qualunque prezzo. Ci rivela, la pulzella d’Orleans, che se lei- con la grazia di Dio e per Suo volere- era riuscita a condurre un esercito e dei soldati prima del suo diciannovesimo compleanno- ecco, allora forse anche noi possiamo contribuire a costruire il regno di Dio, qui sulla terra, nei luoghi a noi affidati, nella nostra quotidianità fatta di amicizie, relazioni, famiglia, studio e fidanzati (se ci sono!). Significa vivere una fede autentica, pronta a combattere- certo, in modo diverso da quanto era stato richiesto a Giovanna- e a lottare in un campo di battaglia la cui vista, a volte, può spaventarci talmente tanto da farci barcollare, se non proprio cadere. A tal proposito, conoscere la storia della giovane Jeanne è di immensa consolazione poiché, contrariamente a qualunque possibile idealizzazione, ci si ritrova a fare i conti con una ragazza che per abbracciare il destino a lei affidato, dovette scontrarsi anche con la più cruda e paralizzante paura: quella della morte. Pochi sanno, infatti, che vi fu un momento nella vita della santa, in cui ella- in preda alla tentazione di abbandonare la croce fino a quel momento tanto strenuamente difesa- arrivò a rinnegare le “voci” e a firmare così l’atto di abiura (il 24 maggio 1431). Ma la disperazione non riuscì a impossessarsi del cuore di Giovanna la quale, quattro giorni dopo, si pentì profondamente e ritrattò l’abiura accettando così il martirio a cui, ora, andò serenamente incontro. Coloro che assistettero a tale atrocità testimoniarono che la giovane, il 30 maggio 1431, morì, seppur tra le fiamme che le penetrarono fin dentro le carni, con una inspiegabile pace che le permise di spirare- dopo aver chiesto che le venisse portata una croce da tenere in alto, affinchè la potesse guardare- pronunciando continuamente le parole: “Gesù, Gesù”.

Si tratta di una vicenda gloriosa, decisamente umana e tanto reale da far vibrare le corde più nascoste del cuore e che mi ha convinto, con il tempo, che un ruolo speciale, nonché una importante responsabilità, sia affidata oggi a noi giovani ragazze. Certo, a ciascun uomo e a ciascuna donna è dato un compito diverso: i genitori avranno il loro, gli educatori o gli insegnanti un altro e i sacerdoti, i consacrati e le consacrate un altro ancora. Tutti sono indispensabili e irrinunciabili, tutti sono a noi misteriosamente necessari e legati. Ma a noi ragazze, ecco, forse spetta qualcosa di diverso, di certamente duro, seppur grandioso.

Forse anche a noi- come a Giovanna- è richiesto di prendere in mano lo stendardo, e simbolicamente anche la spada, per iniziare a riportare in alto la nostra dignità e il nostro valore, per opporci ad una costante mercificazione del corpo femminile a cui abbiamo tacitamente aderito, per sfidare i ragazzi, con cui ci interfacciamo, ad un rispetto, ad una nobiltà e ad una cavalleria autentici, senza cedere a compromessi di sorta alcuna. È giunto il momento di prendere posizione, di affrontare anche conversazioni scomode e di accettare il testimone che le grandi donne e sante del passato (e del presente) ci affidano. La realtà presenta alcune oscure sfaccettature che potrebbero vedere la Luce, se solo dessimo il permesso alle nostre anime di essere ciò che sono state chiamate ad essere. Dopotutto, Giovanna d’Arco, oltre ad essere riuscita a far incoronare re il Delfino Carlo VII (avvenimento ritenuto per lo più impossibile all’epoca), riuscì anche ad imporre alle sue truppe uno stile di vita rigoroso, fece allontanare le prostitute dai soldati, vietò loro le bestemmie e li esortò a riunirsi in preghiera due volte al giorno davanti al suo stendardo. Chi mai avrebbe potuto fare tanto, se non una giovane ragazza di appena diciotto anni con un cuore ardente per il suo Dio?