Humanae Vitae: vite vissute

di Costanza Miriano

“Ho cominciato a prendere la pillola a quindici anni, come tutte le mie amiche. Senza pormi il problema. Quando mi sono sposata e i figli non sono arrivati subito, mi sono chiesta tante volte se il bombardamento ormonale abbia influenzato la mia fertilità”.

“Ho preso la pillola tanti anni, prima e dopo il matrimonio. Tutte le mie amiche lo facevano. Poi quando gli effetti collaterali hanno cominciato a farsi sentire, ho messo la spirale. Poi la spirale mi è penetrata nell’intestino, e mi sono dovuta operare. A quel punto ho chiuso le tube”.

“Abbiamo cominciato a vivere il fidanzamento come si vive nel mondo, cioè senza neanche porci il problema della sessualità. Poi abbiamo scoperto la bellezza di vivere una sessualità ordinata, casti fino al matrimonio e casti anche dopo, perché castità è stare nel disegno di Dio, con una sessualità aperta alla vita”.

Altro che convegno di teologi, altro che polemiche ecclesiali: al Congresso su Humanae Vitae del 19 e 20 maggio ha parlato la carne, la vita delle persone.

Teologi, medici, bioeticisti, ma soprattutto persone, storie, vite, e anche esperienze di coloro che con le vite umane si sporcano le mani. E peccato che non ci fossero i prelati che si interrogano su come rendere il no alla contraccezione accettabile al mondo, parlando di gradualità, di come andare avanti nella riflessione. Nel frattempo, mentre la Chiesa lo insegue arrancando, sempre in ritardo, sempre a saldi finiti, il mondo è andato avanti, talmente avanti che ha fatto il giro, e fa i conti con la disperazione, i problemi psichiatrici che vengono fondamentalmente da una vita vissuta senza responsabilità, e con la ovvia estinzione a cui ci porteranno le culle vuote, naturale conseguenza di vite vuote. Vuote di impegno, serietàù coraggio.

È stato un convegno meraviglioso, non tanto perché il Cardinal Ladaria ha magnificamente ribadito la validità di Humanae Vitae, tracciando una lucida analisi delle conseguenze a cui porterebbe il sì alla contraccezione, cioè la rottura del legame con la natura e la Verità – quindi sì al gender, ai rapporti omosessuali, al transumanesimo – e mettendo una pietra sopra a tutte le chiacchiere, essendo lui, lo ricordiamo, l’autorità ultima, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. È stato meraviglioso e appassionante ancor più perché ha fatto sentire la voce della chiesa, dagli Stati Uniti alla Francia, dal Giappone al Costa Rica, passando per l’Africa, con dei relatori spettacolari, che hanno denunciato come nei villaggi africani si chiedano antibiotici e si ricevano invece contraccettivi, che le donne africane non vogliono (ma che a forza di bombardamento culturale ed economico faranno accettare alle adolescenti africane), a riprova del fatto che all’OMS non interessa curare la vita delle persone, ma portare avanti un progetto di umanità. Aveva predetto anche questo Paolo VI, che la Chiesa ha proclamato santo, ricordiamolo: se noi permetteremo alle coppie di risolvere in questo modo la questione della fecondità, “chi impedirà ai governanti di favorire e persino imporre ai loro popoli (come si sta facendo in Africa, ndr), se lo ritenessero necessario, il metodo di contraccezione da essi giudicato più efficace?”

E queste voci, riunitesi a Roma da tutto il pianeta, hanno detto tutte la stessa cosa. Il no di Paolo VI alla contraccezione è valido ancora, e lo sarà sempre, perché corrisponde alla Verità dell’uomo, è per il suo vero bene. Lo hanno detto illustri accademici – il top di gamma – e lo hanno detto persone comuni, studiosi e sacerdoti, bioeticisti e sociologi, medici e filosofi, genetisti e antropologi. E peccato che non ci fossero i vertici della Pontificia Accademia per la Vita, invitati ufficialmente. Perché va bene ascoltare il mondo, ponendosi il problema della pastorale, ma qualche volta va ascoltata anche la Chiesa, intesa come persone che vi hanno qualche ruolo ma anche semplici fedeli. Siamo rimasti gli unici, infatti, a proporre una visione diversa dell’uomo: magistrale per esempio l’analisi fatta dalla professoressa Oana Gotia, che ha parlato di come i modelli culturali influiscono sull’educazione, a partire dalla narrazione divulgata dai film Disney, che negli ultimi anni presentano sempre più eroi che non sono tanto eroici, e personaggi femminili che vogliono solo affermare la loro indipendenza. E poi c’è la bellezza che ferisce il cuore (san Tommaso definisce la castità la virtù bella, ed è l’unica virtù per cui usa questa parola), e dell’amore che è unica via alla conoscenza.

Le voci di chi Humanae Vitae prova a viverla vanno ascoltate, valorizzate, diffuse, perché la felicità è contagiosa, e si diffonde solo così, per inseguimento, per invidia: devi vedere la bellezza dell’amore fra due sposi che si fidano di Dio, e così ti viene voglia di imitarli. Al di là delle polemiche ecclesiali, due giorni di bellezza e intelligenza, due giorni per sentirci Chiesa, da tutti gli angoli del mondo a confermare la stessa Verità che Dio ha messo nel cuore di tutti. Due giorni per ricordarci che la Chiesa è viva, perché è vivo il suo Sposo, e che la voce della Verità non verrà mai soffocata.