Il ritorno del padre al Padre

di Costanza Miriano

Se gli uomini potessero scegliere ogni cosa da soli, per prima cosa vorrei il ritorno del padre”, dice nell’Odissea Telemaco, parlando del padre Ulisse.

In questa epoca senza padri, è questa la vera emergenza, e dunque anche senza figli, la mia cara amica Monica Marini, anima e braccia e cuore del nostro Monastero wi-fi, è stata fortunata, ha avuto un padre speciale, Giorgio Marini. Anche lui è stato fortunato, perché ha avuto una figlia speciale, che con la mamma e i fratelli lo ha coccolato e accudito e seguito fino all’ultimo giorno. Che è stato sabato 9 marzo.

Questo non è un necrologio, però. È il desiderio di ringraziare un grande uomo, come ho imparato a conoscerlo dalla sua grande figlia, che mi ha contagiata con il suo affetto, la sua stima per lui. Innanzitutto lo ringrazio perché ci ha dato Monica, patrimonio dell’umanità, e per tutte le cose belle che le ha trasmesso con i suoi geni, e insegnato con la sua vita. Intanto il talento imprenditoriale: Giorgio è stato il fondatore della più importante – almeno per un periodo – impresa edile di Genova, e ha costruito, ristrutturato, inventato per oltre sessanta anni. Monica, invece, la regina del no profit, ha usato il suo talento per organizzare cose belle per le persone che ha intorno, dalle feste alle vacanze alle mense agli spettacoli di famiglia, fino ad arrivare al Monastero wi-fi. Lo ringrazio per l’allegria, per il senso dell’umorismo – da toscano diceva spesso “meglio perdere un amico, che una battuta” –, per la generosità (questa estate ci ha ospitati nella sua casa di Sori), per la fede trasmessa ai figli e negli anni cresciuta e approfondita sempre di più. Per la docilità con cui ha affrontato la malattia, periodo di prova prezioso che lo avrà sicuramente purificato, e che, chi sa, forse agli occhi di Dio è molto più prezioso delle case e dei palazzi costruiti, dei posti di lavoro creati, dell’azienda tirata su con affetto come una famiglia. Per la serietà e la passione con cui ha lavorato, merce rarissima, per la sua solidità, eredità preziosa per questa epoca così fluida e instabile. Mi dispiace solo di averlo conosciuto quando era ormai molto malato, e quindi solo dai racconti innamoratissimi della figlia.

È notte fonda e sono ancora qui che penso di scappare fra due ore alla stazione e salire su un treno per andare al suo funerale (oggi alle 11 a Genova), per abbracciare la mia sorella bionda, ma la fedeltà alla mia realtà mi impone di stare al mio posto di combattimento, tra lavoro e famiglia, poi penso che da padre mi avrebbe detto di obbedire alle circostanze.

Così mi ricordo che noi, rispetto a Telemaco abbiamo in più questa certezza: in cielo ci riabbracciamo, sicuro.