Il Sacro Manto di San Giuseppe, una preghiera potente, una reliquia quasi sconosciuta

di Costanza Miriano

Tra tutti i miliardi di uomini che sono passati e passeranno su questa terra, Dio ha scelto Giuseppe per fare da padre a suo figlio nella vita terrena, e già questo ci dovrebbe bastare per provare a immaginarne le qualità. L’altra cosa che mi fa impazzire di lui è il silenzio. Cioè, stava facendo il padre a Dio, poteva dire un sacco di cose. Io mi sarei vantata a mille, avrei messo i manifesti, avrei rilasciato dichiarazioni, pareri, pensieri, opinioni. Lui niente, manco una parola. Lui faceva e basta, nel silenzio. Ha accettato l’incomprensibile, si è fidato di Dio che gli ha, apparentemente, “tolto” l’unica cosa che desiderava, la sua bellissima sposa, per restituirgliela in un modo nuovo. Non secondo i suoi desideri, non per sé, ma per tutti noi. E’ l’uomo fecondo per eccellenza, è l’uomo che muore per dare la vita, è il vero sposo, è il vero padre a cui i nostri sposi e padri cercano di somigliare. Io lo amo!

E credo che in questo tempo orfano di paternità, in particolare, san Giuseppe sia un modello da riscoprire e riproporre ai nostri cuori. Al contrario di quello che dice il pensiero unico, infatti, che parla di necessità di ribaltare il patriarcato (ma chi l’ha mai visto oggi, il patriarcato? ma magari!), e di donne che devono “prendersi il potere”, quello che manca oggi sono proprio i padri, capaci di dire i no e i sì giusti, di stare al proprio posto, di rimanere nonostante la fatica, la noia, la pesantezza, e difficoltà. Di stare nella realtà ordinaria, come ha fatto anche Gesù, accanto a Giuseppe, per trenta anni.

La mia devozione a san Giuseppe è stata una scoperta di questi anni, la prima a parlarmi del sacro manto è stata la mia amica Raffaella, e da allora non l’ho più abbandonato. Il sacro manto è una preghiera un po’ lunga e impegnativa, dura trenta giorni e a farla bene ci vuole più del tempo di un rosario, ma potentissima: il mio libretto ciancicato, sbavato e sporco di fondotinta – mi ci addormento sempre su, con la torcia dell’iPhone accesa sotto il cuscino per non disturbare il mio Giuseppe personale che mi dorme accanto – è ormai mio compagno inseparabile.

Anche io come santa Teresa d’Avila ho sperimentato la sua incredibile, davvero incredibile potenza. Ecco cosa scrive Teresona (per noi amici, per distinguerla da Teresina): “Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l’intercessione di questo Santo benedetto. Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol farci intendere che a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, così anche in cielo fa tutto quello che gli chiede. Ciò han riconosciuto per esperienza anche altre persone che dietro mio consiglio si sono raccomandate al suo patrocinio. Molte altre si sono fatte da poco sue devote per aver sperimentato questa verità.
Procuravo di celebrarne la festa con la maggior possibile solennità. È vero che ci mettevo più vanità che spirito, perché volevo che si facesse tutto con ricercatezza e scrupolosità, ma l’intenzione era buona. Del resto, era questo il mio male, che appena il Signore mi faceva grazia d’intraprendere qualche cosa di buono, lo frammischiavo a molte imperfezioni e mancanze. – Dio mi perdoni se per il male, le ricercatezze e le vanità usavo invece tanta industria e diligenza! Per la grande esperienza che ho dei favori ottenuti da S. Giuseppe, vorrei che tutti si persuadessero ad essergli devoti. Non ho conosciuto persona che gli sia veramente devota e gli renda qualche particolare servizio senza far progressi in virtù. Egli aiuta moltissimo chi si raccomanda a lui. È già da vari anni che nel giorno della sua festa io gli chiedo qualche grazia, e sempre mi sono vista esaudita. Se la mia domanda non è tanto retta, egli la raddrizza per il mio maggior bene”.

E’ questa la vera preghiera, chiedere, ma accogliere quello che viene anche se è diverso, nella certezza che Dio sa cosa è bene per noi. Non vorrei infatti dare l’idea di una devozione magica, so che la vera preghiera è dire, ma veramente e con tutto il cuore, “sia fatta la tua volontà”, ma so anche che, come mostra il Vangelo in tanti episodi, Dio vuole che chiediamo, perché non viola la nostra libertà se non siamo noi a chiederglielo, e soprattutto perché vuole entrare in un rapporto vero con noi, vuole che davvero scopriamo che siamo figli, che Lui è Padre. Credo che i santi siano nostri compagni di cammino, come modello, e anche come aiuto con la loro intercessione.

Da quando avevo scoperto – grazie a un’altra amica, Serena – che in una cassaforte nei locali della basilica di Santa Anastasia sono custoditi il manto di Giuseppe e il velo di Maria portati a Roma da san Girolamo, non mi davo pace perché desideravo vederli, e non riuscivo mai a scoprire quando si potesse. Poi è diventato parroco il fantastico don Dario Criscuoli (quello di “e se non ve la sentite, sentitevela”), che ha deciso di offrirli alla nostra venerazione, prima da natale al 29 dicembre, poi ha esteso fino al 1 gennaio, e infine, vista l’affluenza di persone, ha prolungato l’esposizione fino al 6 gennaio: tutti i giorni le reliquie sono esposte dalle 18 alle 21. Alle 19 c’è la messa. Il 5 gennaio la celebrerà il Vicario del Papa, il Cardinal Angelo De Donatis. Siamo tutti invitati.

PS In questi giorni l’accesso è stato difficile per via delle feste al Circo Massimo – chiusure di strade, parcheggi introvabili – ma adesso non abbiamo più scuse!