Il Vangelo ci disseta e ci rende fonte di ristoro per gli altri

L’Angelus odierno si concentra sull’incontro di Gesù con la samaritana presso il pozzo nei pressi di Samaria. A lei chiede da bere come un qualunque mendicante assetato.

Gesù si mostra uguale a tutti noi, è un nostro pari, anche lui soffre la sete ma la sua è un’atra sete, “la sete di Gesù, infatti, non è solo fisica, esprime le arsure più profonde della nostra vita: è soprattutto sete del nostro amore. È più di un mendicante, è un assetato del nostro amore. Ed emergerà nel momento culminante della passione, sulla croce; lì, prima di morire, Gesù dirà: ‘Ho sete’ (Gv 19,28). Quella sete dell’amore che lo ha portato a scendere, ad abbassarsi, ad essere uno di noi.

Nello stesso tempo però, mentre Gesù chiede da bere, è lui stesso che dà da bere. “Incontrando la samaritana le parla dell’acqua viva dello Spirito Santo, e dalla croce effonde dal suo costato trafitto sangue e acqua (cfr Gv 19,34). Gesù, assetato d’amore, ci disseta d’amore.  Fa con noi la stessa cosa: “ci viene incontro nel nostro quotidiano, condivide la nostra sete, ci promette l’acqua viva che fa zampillare in noi la vita eterna.

La stessa richiesta poi di dargli da bere è un appello affinché lo imitiamo nel nostro quotidiano. Aiutare quanti ci circondano e mostrano di essere assetati, “hanno sete di vicinanza, di attenzione, di ascolto. Non dobbiamo essere indifferenti a quanti chiedono la nostra attenzione, come invece accade oggi che siamo tutti presi dalla fretta, che spesso genera indifferenza.

E abbiamo uno strumento che può offrirci la possibilità di dare da bere agli altri, il Vangelo, che ci disseta e “può farci diventare fonte di ristoro per gli altri. […] con la gioia di aver incontrato il Signore potremo dissetare altri: dare senso alla vita altrui, non come padroni, ma come servitori di questa Parola di Dio che ci ha assetato”.

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