In piazza per la libertà! #restiamoliberi

di Costanza Miriano

Non so perché sia stato scelto l’11 luglio, il giorno in cui nella maggior parte delle città la gente si alzerà in piedi per difendere la libertà di espressione (a Roma saremo in piazza il 16). Mi piace pensare che sia perché è il giorno di san Benedetto, l’uomo che, andato a Roma a studiare, di fronte alla disperazione e allo sfacelo di un impero che cadeva in rovina – ignoranza, miserie morali e materiali – decise non di buttare il napalm come a volte vorremmo fare noi, non di combattere in qualsiasi altro modo “del mondo”, ma di ritirarsi in una grotta, tra le rocce, in un servizio alla Parola di Dio. All’inizio lo fece in totale solitudine, perché il primo banco di prova per la nostra conversione siamo noi.

Da quel gesto è nata l’Europa. Perché Benedetto da Norcia ha affascinato migliaia di uomini, che attraverso la via tracciata da lui – il monachesimo occidentale – hanno incontrato Dio, cioè la Verità, cioè la realtà. E per amore alla realtà, e quindi alla Verità, hanno tramandato le opere letterarie, hanno bonificato campi, hanno salvato il seme.

Ecco, non so se la scelta del giorno sia dovuta a questo, ma di certo so che questa è una battaglia di civiltà sull’ultima trincea, quella della realtà. Una legge che impedirà di dire che i maschi sono maschi e le femmine femmine è la fine della civiltà, della adaequatio rei et intellectus (corrispondenza tra realtà e intelletto), della Verità. Dopo questo, basta, potremo dire tutto: tutto sarà vero e falso insieme, perché se io posso dire che mi sento maschio, dunque sono maschio, vale tutto. Come quel genio spagnolo che a 60 anni stanco di lavorare si è dichiarato donna, senza fare nessuna operazione – in Spagna non serve – e si è aggiudicato il diritto alla pensione 5 anni prima. E tutti muti, perché discutere questo significherebbe mettere in discussione il principio, affermato in Spagna e molti altri paesi, che quello che conta è la percezione. O come il violentatore seriale che in carcere ha dichiarato di sentirsi donna, si è fatto trasferire nel carcere femminile, e ha stuprato due carcerate, mettendole incinta, perché ovuli e spermatozoi sono omofobi, si sa, e quindi non hanno tenuto conto del fatto che lo stupratore si sentisse donna.

Per questo, per difendere il diritto di dire la realtà così come è, ci alzeremo in piedi in cento piazze in tutta Italia, qui trovate l’elenco: https://www.restiamoliberi.it/elenco-citta/

Ci alzeremo anche per tutte le persone, soprattutto i ragazzi, che vengono convinti dalla melassa di indifferentismo nella quale vengono immersi dall’infanzia, di una enorme, crudele bugia. Il fatto che siamo definiti dal nostro sesso è vero, è innegabile, e non è una costrizione ma la nostra realtà. Il limite è ciò che permette l’incontro con l’altro. Il fatto che ci sia una ringhiera mi permette di uscire sul terrazzo, e di non stare chiusa in casa. Il limite è ciò che ci fa funzionare. Il nostro compimento viene dall’incontro con l’altro, quindi non da una relazione narcisistica come quella omoerotica.

Ci alzeremo, dunque, staremo in piedi un’ora, in silenzio, leggendo un libro perché la cultura e la libertà di parola sono il fondamento di ogni civiltà, ci alzeremo soprattutto per loro, le persone ingannate dai lustrini arcobaleno, per poter continuare a parlare loro del lato oscuro dell’arcobaleno, per poter continuare a dire che spesso una attrazione verso lo stesso sesso, condizione transitoria e reversibile, viene da ferite nella maturazione e nella crescita, o dall’avere subito molestie o violenze, o dall’avere assistito a rapporti violenti o abusanti. Noi vogliamo poterlo dire a coloro che soffrono, perché la prima forma di amore è la verità: a chi soffre non puoi dire solo “poverino”, ma devi dare gli strumenti, se puoi, perché si tiri fuori dal suo dolore. Noi non vogliamo che il gender sia insegnato nella scuola statale dell’obbligo. Noi non vogliamo che le teste dei nostri ragazzi siano imbottite di opinioni prefabbricate, ma aiutate a funzionare in modo indipendente.

Anche chi non la pensa così dovrebbe scendere in piazza, per difendere la nostra libertà di dirlo, se con rispetto e senza offese. La libertà è un bene non negoziabile, invalicabile perfino a Dio, che vuole sempre il nostro consenso per agire. E se oggi tolgono la libertà a noi, domani potranno toglierla a tutti.

Per questo vi chiediamo di venire in piazza, e se non potete di mandare qualcuno per voi.

 

Da Nord a Sud un popolo si alzerà in piedi per dire “No” al liberticida ddl Zan sull’omotransfobia, ora in discussione in Parlamento.

Con la nostra presenza di piazza vogliamo dire no all’istituzione di un nuovo reato, quello di omotransfobia, appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno tutti coloro che si esprimeranno pubblicamente in modo non allineato al mainstream.

In caso di approvazione del testo, sarà possibile per chi gestisce una palestra vietare ai maschi transgender (che si “sentono” donne) l’ingresso nello spogliatoio delle donne? Sarà possibile per un genitore chiedere che il figlio non partecipi ad attività scolastiche inerenti temi sensibili sulla sessualità e la famiglia? Sarà ancora possibile per un sacerdote spiegare la visione cristiana del matrimonio? Sarà possibile dire pubblicamente che la pratica dell’utero in affitto è un abominio o dirsi contrari alla legge sulle unioni civili? Per tutte queste domande il ddl sull’omofobia ha una sola risposta, NO.

Ecco perché scendiamo in piazza. Per la libertà di espressione, per la libertà di educazione, per la libertà di stampa, per la libertà di associazione, per la libertà religiosa.