Intervento fogliante sul celibato dei sacerdoti

Ieri sul Foglio carrellata di pareri sul celibato sacerdotale. Tra Camillo Langone, la Scaraffia, Gurrado, Valli, Crippa, Borghesi e Marzano ci sono anche io

di Costanza Miriano

Così come il digiuno a pane e acqua non è rinunciare alla bistecca, ma fare spazio alla fame di Dio, il celibato non è negarsi il sesso, ma una apertura maggiore alla fecondità. Alcuni sono chiamati a un rapporto sponsale esclusivo con il Signore, e a quelli di loro che vivono fedelmente la chiamata è dato di diventare davvero capaci di generare vita in un modo inimmaginabile e illimitato, negato a chi ha una famiglia. La fecondità di un sacerdote che abbia risolto la sua affettività nel rapporto con il Signore – di solito punto di arrivo di un lungo cammino – è inesauribile, ed è molto più che una questione di tempo, forze e risorse. E’ una questione di consegna totale di sé a Cristo.

Sulla possibilità prospettata dal Sinodo, non vorrei fare come quando do pareri a caso sul calcio, e vengo regolarmente sloggiata dal divano di casa. Credo sia una questione da canonisti e da teologi, e che non succederà niente di tragico su questo, qualunque cosa accada, perché già ci sono casi di uomini sposati che celebrano in piccole aree, tipo in Calabria, e la Chiesa saprà decidere saggiamente. Quello che invece mi preoccupa, e molto, è che anche nelle nostre chiese apparentemente in regola ci sono sacerdoti che non credono che quello che consacrano sia il vero corpo e il vero sangue di Cristo, non credono al peccato originale, non pensano che l’uomo senza Cristo è cattivo, e ritengono la risurrezione non un fatto vero, storicamente avvenuto, ma semplicemente un simbolo del fatto che gli insegnamenti di Gesù sono validi sempre.

Ecco, non vorrei che la decisione di aprire il sacerdozio agli sposati venisse da questa parte davvero enorme della Chiesa che pensa di non avere bisogno di redenzione: d’altra parte se non si tratta di avere a che fare con il corpo e il sangue di Dio fatto uomo, se si tratta solo di dispensare consigli di buona condotta, allora tutte le persone per bene lo possono fare. Il sacerdote è un accesso al mistero, colui che apre le porte della vita eterna: se questo fosse chiaro, le questioni di diritto canonico mi appassionerebbero di meno. Troppi sacerdoti hanno perso la fede in Cristo crocifisso per i nostri peccati e risorto, e allora, anche se rispettano il celibato, non servono a nulla.