Invitiamo Gesù a portare la luce nelle nostre oscurità

All’Angelus il Vangelo su cui si medita è incentrato sulla frase “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi ”, che è poi il senso stesso del Natale. Verbo e carne, due parole che benché opposte hanno un grande significato.

Il Verbo, Gesù, “è la Parola eterna del Padre, Parola infinita, che esiste da sempre, prima di tutte le cose create” così come la carne invece è materiale e fragile, come noi. Altri opposti, nel Vangelo di Giovanni, sono le parole che indicano Gesù come luce e tenebre, “Gesù è la luce di Dio entrata nelle tenebre del mondo. Luce e tenebre. Dio è luce: in Lui non c’è opacità; in noi, invece, ci sono molte oscurità.”

Dio non si ferma davanti alla nostra fragilità ma manda suo figlio con la sua luce a illuminare le nostre tenebre in modo che non ci smarriamo. Il Verbo che si fa carne per condividere la nostra vita. Gesù è il Buon Pastore che viene a cercarci lì dove noi siamo: nei nostri problemi, nella nostra miseria. Spesso siamo noi stessi a tenerlo lontano perché non ci sentiamo degni, ma Lui vuole abitare nei nostri cuori.

Ma siamo capaci di fargli spazio? “Ognuno ha il proprio peccato – chiamiamolo per nome – e Lui non si spaventa dei nostri peccati: è venuto per guarirci. Ma per poterlo fare dobbiamo permetterglielo, ammettere le nostre debolezze e aprirci a Lui. Potremmo riflettere sul Presepe, che “mostra Gesù che viene ad abitare tutta la nostra vita concreta, ordinaria, dove non va tutto bene, ci sono tanti problemi – alcuni per colpa nostra, altri per colpa degli altri – e Gesù viene.” Invitiamolo, non aspetta altro, anche se in noi c’è oscurità Lui è pronto, anche se noi non lo siamo, vuole abitare nei nostri luoghi oscuri e starci vicino.

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