La fede si concretizza nella vita vera e nelle opere di bene

Nella terza domenica d’Avvento si medita all’Angelus sulla domanda di chi, colpito dalla predicazione del Battista chiede a lui “cosa dobbiamo fare?” e il Pontefice la estende a tutti i cristiani.

Noi dovremmo chiederci infatti cosa fare della nostra vita per piacere a Dio, quale sia la nostra missione perché lo stesso “Vangelo ci ricorda una cosa importante: la vita ha un compito per noi. La vita non è senza senso, non è affidata al caso. No! È un dono che il Signore ci consegna dicendoci: scopri chi sei, e datti da fare per realizzare il sogno che è la tua vita!” Una domanda che torna spesso nei Vangeli, anche quando la gente sente da Pietro la notizia della resurrezione chiede a lui e agli apostoli “che dobbiamo fare?” “Chiediamocelo anche noi: che cosa è bene fare per me e per i fratelli? Come posso contribuire al bene della Chiesa, al bene della società?”

Siamo nel periodo dell’Avvento, ricorda Bergoglio, e “il Tempo di Avvento serve a questo: a fermarsi e chiedersi come preparare il Natale. Siamo indaffarati da tanti preparativi, regali e cose che passano, ma chiediamoci che cosa fare per Gesù e per gli altri!” E qual è la risposta? Non ce n’è una sola, dipende dalle persone, Giovanni Battista nel Vangelo dà una risposta diverse a seconda dai gruppi di persone. Egli “raccomanda a chi ha due tuniche di condividere con chi non ne ha; ai pubblicani, che riscuotono le tasse, dice: ‘Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato’ (Lc 3,13); e ai soldati: ‘Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno’ (v. 14). A ciascuno è rivolta una parola specifica, che riguarda la situazione reale della sua vita.” Ecco la concretezza della fede, che si deve tradurre nelle cose da fare nella vita vera.

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