La magia non è cristiana

Papa Francesco all’Udienza continua il discorso sugli Atti degli Apostoli. Grazie a Paolo, circa dodici uomini ricevono il battesimo nel nome di Gesù e fanno esperienza dell’effusione dello Spirito Santo che li rigenera. Diversi poi sono i prodigi che avvengono per mezzo dell’Apostolo: i malati guariscono e gli ossessi vengono liberati. Perché Paolo somiglia al suo Maestro spiega Francesco.

La potenza di Dio che irrompe ad Efeso smaschera chi vuole usare il nome di Gesù per compiere esorcismi ma senza avere l’autorità spirituale per farlo e premia chi abbandona le arti magiche. Come Luca sottolinea che se scegli Cristo non puoi ricorrere al mago: la fede è abbandono fiducioso nelle mani di un Dio affidabile che si fa conoscere non attraverso pratiche occulte ma per rivelazione e con amore gratuito. Poi Francesco si rivolge ai presenti: quanti di voi vanno a farsi fare i tarocchi, quanti di voi vanno a farsi leggere le mani dalle indovine o farsi leggere le carte? Molti cristiani praticano queste magie. Continua Bergoglio: “Ma come mai, se tu credi a Gesù Cristo, vai dal mago, dall’indovina, da tutta questa gente?”, rispondono: “Io credo in Gesù Cristo ma per scaramanzia vado anche da loro”. Ma la magia non è cristiana esorta Francesco!

Ma il Vangelo danneggia gli interessi dei commercianti di Efeso che producevano statue della dea Artemide e organizzano così una sommossa contro Paolo. L’apostolo decide così di andare a Gerusalemme e giunge a Mileto per consegnare agli anziani della Chiesa il suo messaggio che sarà una sorta di testamento spirituale che l’Apostolo rivolge a coloro che dovranno guidare la comunità di Efeso. E questa è una delle pagine più belle del Libro degli Atti degli Apostoli dice Francesco consigliando tutti di leggere questo passo della Bibbia per capire come si congeda l’Apostolo e come dovrebbero congedarsi tutti i cristiani.

«Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge”. Questo è il lavoro del pastore: fare la veglia, vegliare su sé stesso e sul gregge. Spiega il Santo Padre e come lui tutti i ministri della Chiesa devono vegliare. “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio»: così dice San Paolo. Francesco precisa che agli episcopi è chiesta la massima prossimità con il gregge, riscattato dal sangue prezioso di Cristo, e la prontezza nel difenderlo dai «lupi». I Vescovi devono essere vicinissimi al popolo per custodirlo, per difenderlo; non staccati dal popolo. Infine Paolo mette nelle mani di Dio i presenti e li affida alla «parola della sua grazia», fermento di ogni crescita e cammino di santità nella Chiesa, invitandoli a lavorare con le proprie mani, come lui, per non essere di peso agli altri, a soccorrere i deboli e a sperimentare che «si è più beati nel dare che nel ricevere»

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