La vera fede non bada alle apparenze ma a donare con il cuore

È sul Vangelo di Marco che meditiamo all’Angelus, sulla reazione di Gesù di fronte a ciò che accade nel Tempio di Gerusalemme e sul comportamento degli Scribi.

Il Figlio di Dio nota una scena su cui dovremmo meditare tutti. Da un lato vede i ricchi scribi che sfruttano la povera gente, si mettono in mostra e ostentano i loro averi. Dall’altro lato una povera vedova offre in silenzio e di nascosto tutto ciò che ha; “il Vangelo ci mette davanti questo stridente contrasto: i ricchi, che danno il superfluo per farsi vedere, e una povera donna che, senza apparire, offre tutto il poco che ha. Due simboli di atteggiamenti umani. E Gesù che guarda la scena ci indica cosa fare.

L’ambivalenza del verbo guardare: “guardarsi dagli ipocriti, cioè stare attenti a non basare la vita sul culto dell’apparenza, dell’esteriorità, sulla cura esagerata della propria immagine. E, soprattutto, stare attenti a non piegare la fede ai nostri interessi.” Cosa che vediamo ancora oggi purtroppo, sia nella Chiesa che nella società. Dobbiamo dunque “vigilare, per non cadere nella vanità, perché non ci succeda di fissarci sulle apparenze, perdendo la sostanza e vivendo nella superficialità.” Come viviamo la fede? Facciamo del bene solo per mostrarci agli altri, per essere gratificati, o aiutiamo veramente chi ha bisogno per compiacere solo Dio?

E poi guardare al comportamento della vedova, che non si preoccupa di donare tutto ciò che ha perché sa che Dio provvederà a lei. Non possiamo amare Dio e il denaro, possiamo servire un solo padrone, come avverte il Vangelo. Ecco allora che Gesù la propone come maestra di fede, questa signora: lei non frequenta il Tempio per mettersi la coscienza a posto, non prega per farsi vedere, non ostenta la fede, ma dona con il cuore, con generosità e gratuità.” Impariamo dalla sua fede sincera che non bada alle apparenze.

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