Notre Dame, dall’incendio si salva la croce

di Giacomo Bertoni

Rimane la croce. Quando le fiamme divorano tutto, rimane la croce. Quando “la foresta” di 1.300 querce si trasforma in cenere e fumo, rimane la croce. Quando anche le colonne più solide vacillano, rimane la croce. È la croce il primo segno luminoso che i pompieri francesi hanno visto quando, dopo ore di lotta estenuante con l’incendio, sono riusciti ad aprire il portone di Notre Dame. Nella distruzione più totale, soffocati da una notte resa insopportabile dal fumo, i loro occhi hanno visto una croce.

Se l’immagine della cattedrale francese che bruciava ha stretto il cuore in una morsa, quella croce, miracolosamente integra, ha restituito ossigeno al cuore: «Notre Dame è la chiesa cattedrale della diocesi di Parigi, ma è anche simbolo della città e della Francia tutta – spiega monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia e delegato ai beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale lombarda –. Le pietre di Notre Dame ci ricordano che il cristianesimo è dentro alla storia dell’Europa, e vi rimane nonostante tutti i tentativi di cancellarlo. Notre Dame ci parla di una storia cristiana, ci parla di un popolo cristiano che ha voluto edificare questa cattedrale sull’isola della Senna».

È come se ogni pietra, ogni trave, ogni statua della cattedrale raccontasse un tassello della storia, una storia anche nostra: «Nella sua storia, Notre Dame ha conosciuto altre devastazioni, come quando dopo la rivoluzione francese fu trasformata in tempio della dea Ragione – ricorda monsignor Sanguineti –. È simbolo quindi di una storia che è stata anche violenta, con tentativi di cancellare l’eredità cristiana e i suoi simboli». Cosa ha significato vedere Notre Dame sconvolta dalle fiamme? «Sono state immagini impressionanti per la potenza simbolica dell’evento. Il crollo della guglia e le fiamme che si alzavano dal tetto mi hanno lasciato sgomento – dice il vescovo Sanguineti –. Però mi ha colpito vedere tante persone, anche tanti giovani, in ginocchio in preghiera, a cantare e pregare. Questo significa che anche nella laicissima Francia c’è ancora una memoria cristiana che va coltivata e nutrita».

La Settimana Santa si apre così con la croce, con la croce di Notre Dame sopravvissuta al terribile incendio: «Nella devastazione della cattedrale non è stato toccato né il tabernacolo, né la croce, né la sede, né l’altare. Cioè i luoghi più significativi di una cattedrale: l’altare dell’Eucarestia, il tabernacolo che conserva il Santissimo, la croce che rimanda alla Passione, la cattedra del vescovo. Sono segni, non parlerei di miracoli, però questi segni parlano e ci ricordano che Notre Dame non è popolata solo da turisti, ma anche da un popolo che lì vive, attraverso le celebrazioni quotidiane, la sua fede. Notre Dame non è un cimelio storico, ma un luogo vivo abitato dal Signore».