Perché tanti tra i miei lettori criticano apertamente il Papa?

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di Costanza Miriano

Siccome nel mondo ci sono cose molto strane (c’è anche gente che non ama pane e salame, per dire), esiste, fra le stranezze degne di nota, fra le prove della mirabile varietà della specie umana, un mio fan club su facebook. Io, potete anche non crederci, non lo vado a guardare mai perché vorrei sotterrarmi dalla vergogna, e quando il mio telefono (animato di vita propria, questo ormai lo so) mi propone qualche post sulla schermata, divento rossa anche se sono sola. Qualche giorno fa però mi è apparso un post che mi chiamava direttamente in causa, così ho dovuto soffermarmi, e davvero ringrazio Maurizio perché mi permette di fare chiarezza su alcuni punti. Ecco la lettera:

Cara Costanza,

Ti scrivo dalla posizione di fondatore e amministratore pro tempore del Tuo fan club di Facebook.

Ho bisogno del Tuo aiuto.

L’intuizione di fondare un fan club in Tuo onore mi è venuta non appena ho letto l’ultima pagina di “Sposati e sii sottomessa”: è stato potente il desiderio di aprire uno spazio in cui potesse trovare dimora ogni testimonianza che parlasse dell’amore a Cristo, incontrabile carnalmente nella Chiesa viva, oggi come duemila anni fa.

Le tue parole sono state anzitutto questa luce che sapeva valorizzare tutto, ma proprio tutto – dall’accessorio (e quant’altro) in rigoroso stile ghepardato, fino alla più cristallina postura spirituale – dentro una contemporaneità altrimenti aspirata da un risentimento per l’essere, da una ribellione nichilista per la carnalità dell’esistenza, vissuta come un intralcio e un impedimento alla realizzazione personale.

In questo sei portatrice di qualcosa come un carisma speciale, il dono di una capacità di abitare l’umano senza censurare nulla.

Ora però è sempre più sconcertante fare i conti con la messe sempre crescente di follower che ambiscono a postare aspri attacchi al nostro Papa Francesco. Molti hanno inteso questo spazio anziché come un’opportunità per condividere e documentare i segni che quotidianamente ci mettono davanti agli occhi l’amore di Cristo per ciascun uomo, il ricettacolo di un livore verso il Pontefice che tradisce l’affermazione non già di una tensione all’unità del Popolo di Dio ma di un dogmatismo arido e dissipativo.

Mi intristisce rilevare, anche se non mi scandalizza, che la forza della Tua testimonianza sia in tal modo piegata a dare voce a una specie di retroguardia che si identifica in un conservatorismo che mescola antipapismo e becero tradizionalismo.

La mia educazione mi fa intendere il senso della storia come il luogo in cui la Chiesa prende una crescente coscienza della sua natura, della sua essenza, della sua ontologia. Chi si pone in maniera così esplicitamente ostile rispetto alla Chiesa attuale sembra ignorare che lo Spirito Santo non è un intermittente fumetto che aleggia nell’aere con una mera funzione estetica, ma ciò che informa la storia e la orienta verso il suo Destino buono.

Ma non è solo questo.

Pervengono ogni giorno numerosi post di denuncia di ciò che tutti abbiamo di fronte: ideologia gender, eutanasia, aborto, ecc.

Quasi mai dò spazio a queste posizioni, non certo perché io sia cieco o consideri queste cose secondarie o trascurabili. Ma ho chiaro che alimentare il circuito della denuncia in un ambito dove la pensiamo tutti allo stesso modo sulla sacralità della vita (e non mi dilungo altrimenti), sia qualcosa che non ci possiamo permettere. 

Se c’è la durezza dei tempi e se le leggi rappresentano questa inimicizia al cuore del cristianesimo, io ritengo che l’unica strada sia farlo rivivere, testimoniarlo, renderlo intercettabile come compimento dell’umano, qualcosa di massimamente desiderabile e bello. Ogni lotta va condotta con determinazione ma non perdiamo tempo a incalzare  con le denunce un nemico che potrà essere “sconfitto” solo se gli sarà possibile imbattersi nella convenienza umana della fede. Ossia in donne e uomini i cui volti siano attrattivi perché attratti e vinti dalla passione per Gesù. Questa non è una ritirata spiritualistica o blandamente testimoniale: ma la forma concreta del mandato missionario che istituisce la Chiesa in quanto tale.

Aiutami Costanza a servire al meglio questa causa, anche da questa postazione social. Vorrei che fosse inequivoco e semplice il mio messaggio: costruiamo insieme la Chiesa, ovunque ci troviamo, mantenendo fisso lo sguardo su Colui che non si attardò a denunciare l’ingiustizia o l’eresia del tempo, ma tutto di sè consegnò per fare il cristianesimo.

Maurizio Pangrazzi

Caro Maurizio, intanto grazie per le parole generose che hai per me, mi fai arrossire ogni volta, ma soprattutto grazie per i tanti spunti interessanti di riflessione. Sarò un po’, anzi molto lunga, ma mi offri una preziosa occasione di chiarimento, di cui ti ringrazio.

E’ vero, anche a me dispiace che tra le persone che mi apprezzano ce ne siano alcune (una piccola parte, a dire il vero) che, per dirla in soldoni, sono “contro il Papa”. Chi ama la sposa di Cristo, la Chiesa, non dovrebbe mai permettersi certe parole contro di lei. Come dici tu, lo Spirito Santo sa quello che fa, e non è compito nostro giudicarlo, ma stare meglio che possiamo nel tempo e nel posto di combattimento che ci è stato dato. Per noi l’amore per la Chiesa e per il suo capo visibile è parte integrante dell’amore a Cristo, e sappiamo che non possiamo salvarci se non attraverso questa Chiesa. Non si può essere “contro” il Papa perché la Chiesa è l’unico tramite che abbiamo per andare a Dio, attraverso i sacramenti, e le mani di ogni sacerdote per noi sono sacre, per quanto peccatore possa essere, non parliamo di quelle del Papa.

Soprattutto in questa settimana santa, poi, quando stiamo davanti alla strada misteriosa che Gesù ci fa vedere, stiamo davanti alla morte, davanti alla possibilità di vincerla col nostro stesso corpo, una cosa da far tremare le vene e i polsi, perdersi dietro le beghe ecclesiali è proprio un peccato, sia nel senso comune, cioè una cretinata, che nel senso della fede, cioè uno sbagliare obiettivo. È così grande la cosa che abbiamo per le mani, che dovrebbe far scomparire tutte le polemiche: noi possiamo diventare veri figli di Dio, cioè compiere il Battesimo! Nonostante le macchie della Chiesa, gli errori, gli sbandamenti, qui c’è la possibilità della vita eterna!

Detto questo, non sono io responsabile dei commentatori, nè posso, come credo anche tu, stare sempre incollata a leggere tutto, pronta a rimuovere i commenti inopportuni. A volte poi sotto certi post sono talmente tanti che non riesco nemmeno a leggerli tutti. Questo dunque è il primo punto: potrei chiudere qui, ma non mi basta. Nel senso che questo fatto mi interpella, e voglio aiutare le persone che si fidano di me a stare nella posizione più “da battezzati”.

Penso di non aiutarle negando un disorientamento che tanti in questo pontificato stanno vivendo, ma piuttosto cercando di capire qualcosa di questo disagio. Credo anche io, come dici tu, che lo Spirito Santo sicuramente sa quello che fa.

A me per esempio questo pontificato sta insegnando una nuova attenzione ai poveri: non che gli altri Papi della mia vita non ce l’avessero, ma certo Francesco ne ha fatta la sua priorità, e ciò è sicuramente prezioso, perché su questo saremo giudicati. Sto cercando di fare scelte concrete in questo senso, sempre troppo poco, ma almeno più di prima.

Però non possiamo negare anche qualche problema: lo dico sinceramente, alcune sue valutazioni squisitamente politiche (come giudizi espliciti su alcuni governi o leggi) o pastorali (vedi la questione comunione ai divorziati risposati) mi trovano davvero distante anni luce da lui, ma credo che in quei casi sentirsi lontani non sia un peccato, a patto di “custodire nel cuore” le perplessità su certi pronunciamenti, almeno noi che non siamo sacerdoti (non siamo noi a dover decidere chi può fare la comunione o chi no, per fortuna).

Il più grande punto di domanda per me rimane finora Amoris Laetitia, comunque. Su questo la mia posizione è: cercare – con l’aiuto degli altri – di stare meglio che posso nel posto che la mia storia, o meglio la Provvidenza, mi ha assegnato, e cercare di aiutare i fratelli come posso, senza farmi domande a cui non devo e non sono in grado di rispondere, continuando a testimoniare coi miei libri quello che vedo, e cioè che la vita secondo il Battesimo è molto meglio di tutto il resto.

Quando ho cominciato a scrivere mi è venuta la voglia di farlo perché vedevo tante coetanee, soprattutto colleghe giornaliste ingannate dalla mentalità del mondo, e mi pareva di avere alle spalle un esercito compatto: da una parte “noi”, peccatori come gli altri ma dentro la Chiesa, dall’altra “loro”, i lontani da conquistare con la ragionevolezza dell’annuncio sul matrimonio indissolubile, sulla sessualità aperta alla vita e tutto il resto. Adesso mi sembra di non averlo più questo esercito alle spalle, ma attenzione: non dobbiamo cadere nel tranello dei mass media, che di tutto quello che dice il Papa – a volte parole davvero dense, tipo la Patris Corde, o tante catechesi del mercoledì – rilancia e amplifica solo quello che sembra andare secondo il mondo, tacendo di tutto il resto.

Quanto ai punti di perplessità, e ce ne sono, penso che la questione centrale della Chiesa in questo tempo sia: come arrivare a quelli che non hanno conosciuto l’amore di Cristo, che sono sempre di più, e sempre più lontani? Le vie sono sostanzialmente due: parlare di Gesù, nella speranza di essere così convincenti e attraenti da far venire a qualcuno il desiderio di incontrarlo, oppure incontrare prima le persone sulle cose che abbiamo in comune, nella speranza che poi dall’amicizia possa nascere l’evangelizzazione. Il Papa, che continuamente ci invita a non fare proselitismo, ha scelto decisamente la seconda via. La storia dirà se avrà funzionato, cioè se dopo avere abbassato le difese contro la Chiesa, qualcuno avrà incontrato e riconosciuto l’amore di Cristo, che è l’unica cosa che conta: a che serve infatti un mondo non inquinato se hai il cuore inquinato? E chi te lo può redimere, salvare, guarire, se non Cristo?

Se devo essere sincera, dal mio minuscolo punto di osservazione non so se stia funzionando: cioè molte persone lontane dalla Chiesa trovano “simpatico” il Papa, ma non ne conosco molte che per questo si siano avvicinate ai sacramenti o alla preghiera. Qualche confessore mi dice però che ce ne sono, e magari lui ha più elementi di me per dirlo. Solo Dio sa.

Quindi non biasimo né tratto con sufficienza né distanza tutti coloro che hanno delle perplessità. Per me a fare la differenza è il cuore con cui si esprimono, queste difficoltà: c’è una grande distanza tra chi “sbraca” pieno di livore, e chi ti fa capire, magari con uno sguardo o un sospiro, che la confusione che si è creata su alcune questioni lo fa soffrire. Io so, come dicevo prima, che fra questi ci sono anche tanti sacerdoti e vescovi che per amore alla Chiesa tacciono, avendo dato alla Chiesa tutta la loro vita. A loro, quando qualcuno si confida con me, dico che quello che conta è che quello che abbiamo ricevuto come depositum fidei sta lì saldamente, e non è cambiato. Su tutto il resto, sarà Dio a giudicare, non certo io che non sono nessuno: sono solo una che ha scritto un allegro e scazzafrullone sunto dell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio, sull’uomo e sulla donna. Ho cominciato scrivendone da ultima ruota del carro, da anonima cristiana, senza appartenenze né conoscenze. Pensa che prima del primo libro sapevo a mala pena che esistesse una cosa chiamata CL (il mio primo contatto con i ciellini è stato una volta che vedendo Epifanio, il personaggio di Antonio Albanese, un amico mi disse “questo sembra un ciellino”), il Cammino neocatecumenale dalle mie parti non pervenuto, mentre dell’Opus Dei pensavo fosse una sorta di setta (che stupore conoscerne poi la bellezza!). Ero cresciuta in parrocchia e non conoscevo niente e nessuno del resto della Chiesa. Solo, avevo sperimentato che le cose che avevo ascoltato ai corsi vocazionali di Assisi, da Suor Elvira a Saluzzo, o a Medjugorje, corrispondevano alla verità della mia vita. Le avevo verificate. Erano solide, razionali, funzionavano, e avevo voglia di dirle al mondo, che invece mi aveva infarcita di bugie.

Mi sono poi trovata tirata dentro una serie di dinamiche ecclesiali di cui ignoravo totalmente l’esistenza (per non parlare delle volte che lettori o recensori mi attribuivano citazioni o allusioni a letture che non avevo e non ho fatto). Allo stesso modo, così inconsapevolmente, ho detto sì quando alcuni amici mi hanno chiesto di dare una mano per il Family day: si stava discutendo in Parlamento una legge profondamente sbagliata, contraria alla verità dell’uomo e della donna; degli amici che stimavo e stimo mi hanno chiesto di essere della partita, non ho trovato ragioni per dire no.

Il fatto che la posizione politica della Cei e forse anche del Papa fosse contraria mi ha molto addolorato, ma continuo a pensare che fosse giusto provare a dare una mano, portare quel popolo in piazza, e lo rifarei tutta la vita. Questo forse è il solo punto della tua lettera che mi trova meno concorde con te, se è questo che intendi quando scrivi “Ogni lotta va condotta con determinazione ma non perdiamo tempo a incalzare  con le denunce un nemico che potrà essere “sconfitto” solo se gli sarà possibile imbattersi nella convenienza umana della fede”. In generale sì, è giusto. Testimoniare con la vita è la prima cosa. Dobbiamo vivere la nostra fede, e quando hai incontrato o almeno intravisto Gesù ti importa solo di lui, e capisci che tu hai un segreto, una cosa dolcissima nella stanza più interna del tuo cuore, che molti si sognano, e vorresti solo che anche loro annusassero questa felicità piena. E’ evidente che certe posizioni dei “lontani” vengono solo dalla mancanza che abita il loro cuore. E’ inutile star sempre a discutere per ribadire le nostre posizioni, così a vuoto, magari per il gusto della polemica sui social quando l’unica cosa che permetterebbe loro di capire sarebbe fare quell’incontro.

Ma, ed è un ma grosso come una casa, quando c’è una speranza di un risultato concreto, pur parziale (che c’è stato: il Family day ha scongiurato la presenza della stepchild adoption nella legge), è diverso: bisogna fare il possibile, whatever it takes, per usare un’espressione di moda. A qualunque costo. Si stava discutendo una legge, e il piano non era quello della testimonianza, ma della presenza pubblica: i politici dovevano sapere che c’era un popolo contrario a quella legge (che infatti ha severamente punito alle urne il governo che l’ha fatta affermare mettendo la fiducia). Non era il momento della testimonianza col vicino di casa, era un altro piano, e bisognava metterci la faccia.

Io per esempio mi sono guadagnata l’inimicizia di diversi vescovi, uno di loro, molto importante, mi ha letteralmente chiuso il telefono in faccia il giorno prima del Family Day (io mi illudevo che bastasse parlarci per fargli capire e avere la sua benedizione) e mi sono state sospese alcune collaborazioni giornalistiche. La vulgata è che si è scoperto che io “sono di destra”, ma io sono rimasta la stessa, non mi sono mai interessata di politica (mi sono dimessa dal comitato quando si stava pensando a come proseguire la battaglia sul piano politico) e non credo di essermi spostata a destra, perché non ero da nessuna parte, è che difendere i ricchi che si comprano i bambini è diventato “di sinistra”, ed essere contro le unioni civili è diventato fuori moda anche in larga parte della Chiesa.

E’ per questo che concordo con te quando scrivi che tutto dobbiamo consegnare di noi, e basta.

In questo spirito il nuovo capitolo della mia storia “pubblica” è la nascita del monastero wi-fi, che non è un movimento ma qualche occasione di incontro, nutrimento e preghiera per aiutare nel cammino chi sta totalmente dentro la Chiesa, per voler bene alla Chiesa, con la benedizione del Cardinale vicario di Roma, nella basilica omnium ecclesiarum urbis et orbis mater et caput, con il desiderio di far parlare molte voci diverse della Chiesa, ma tutti consacrati, quindi formati adeguatamente nella Chiesa: il ciellino, il neo cat, il carmelitano, il francescano, il domenicano, il filippino, il diocesano, l’agostiniana di clausura eccetera. La Chiesa è davvero ricchissima, è una sposa a cui lo sposo regala un sacco di gioielli, queste anime speciali.

Aggiungo che i soldi raccolti nelle occasioni di incontro sono andati all’Elemosiniere del Papa e al Cardinale (quindi ai poveri), per significare in modo concreto che noi vogliamo stare dentro la Chiesa in allegria e obbedienza, e che lavoriamo per la nostra conversione, partendo dalla preghiera e dall’ascolto della Parola per fare subito gesti di carità concreta (i “confratelli” in questo anno di pandemia si sono rimboccati le maniche e hanno aiutato gli altri con una generosità sconvolgentre, e anche questo mi conferma che il Monastero wifi, questa strana, buffa idea, è stato benedetto da Dio). Noi possiamo aiutare la Chiesa solo facendo bene quello che ci è chiesto nel nostro ruolo, e non si può far bene niente se non si parte dalla preghiera.