Secondo incontro Forza dall’Alto

Atti degli Apostoli (2, 22-24.32.36-38)

222 Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, 23 consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. 24 Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. 32 Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. 36 Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”.37 All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?”. 38 E Pietro disse loro: “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo.

 

Misericordia e pace i contenuti della predicazione francescana da 800 anni: dalla Porziuncola esce questo invito…

La percezione di un pericolo incombente e la paura che sottilmente si insinua e agita da sempre il cuore dell’uomo è la paura di morire: ci ritroviamo oggi confrontati all’improvviso con la fragilità e l’impotenza davanti ad un dramma che ognuno è chiamato ad interpretare da ‘protagonista’ per riuscire a cogliere sempre l’appello a vivere ed amare, in ogni circostanza della vita.

Davanti all’evento della morte, solo una prospettiva ci consente di affrontarla: la Pasqua. La fede in una vita che continua oltre la morte è il fondamento della speranza, del coraggio di credere, del perdono…Affrontare la morte, le morti che sperimentiamo ogni giorno con la fede nella Resurrezione! Bisogna annunciarla senza timori, anche se vi sarà, come ad Atene (cfr. Atti 17,4), chi riguardo a questo se ne andrà scuotendo il capo.

«Ascoltate queste parole». Il discorso di Pietro invita alla relazione con Dio; questo è la salvezza dell’uomo! Pietro vuole spiegare questo: il “fatto” fondamentale del cristianesimo è che abbiamo la vita stessa di Dio: lo Spirito Santo.

«Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi». Al centro del discorso di Pietro c’è il Signore, l’uomo Gesù. Cosa ha fatto quest’uomo, nella sua umanità? Dio lo ha accreditato, lo ha reso attendibile, credibile, come voi ben sapete, con «potenze, prodigi e segni».

  1. La potenza della sua parola che ha il potere stesso di Dio di darci un cuore nuovo.
  2. I prodigi servono per scuotere la mente, per farci capire qualcos’altro.
  3. I miracoli, sono segni che sostengono la fede (come la guarigione dei lebbrosi, dei paralitici, dell’uomo dalla mano chiusa, di muti, dei sordi, dei ciechi…), e rimandano all’unico “grande segno” che è “la croce”. Qui Dio rivela il suo potere di amore assoluto: dà la vita per chi lo uccide e libera totalmente l’uomo dalle sue false immagini di Dio. Il miracolo è che Lui porta su di sé tutti i nostri mali. Il miracolo è la croce: l’unica testimonianza che vince la morte è un amore più forte della morte. Gesù non spiega come uscire dalla morte, non dà le soluzioni, viene Lui! Non ti spiega la sofferenza la assume. Dalla croce Gesù dice soltanto: dammi le tue ferite! I tuoi pensieri feriti, i tuoi investimenti falliti/delusi, i tuoi affetti feriti, il tuo cuore indurito, la tua incapacità di camminare, di fare scelte, le tue sofferenze…: le tue morti! Lui continuerà a dare la vita per te, sempre! Amore grande, gratuito, gratis, senza misura. Tu sei figlio amato! Tu vali il sangue di Gesù Cristo! Se l’uomo fa esperienza di una vita per la morte, Gesù è venuto a rivelarci una morte per la vita. Questo amore ti libera e ti rende uomo nuovo!

«Questo Gesù». L’insistenza di Pietro sull’uomo Gesù che così è vissuto, che è finito in croce: è questo Gesù che ci libera, è questo Gesù che Dio risuscitò, non un altro.

«Quel Gesù che voi avete crocifisso». “Voi” siamo noi col nostro peccato.

«Ora Dio lo ha risuscitato». Il ‘mestiere’ di Dio è dare la vita: e siccome dà la vita, allora risuscita il Figlio. Il credente che incontra e accoglie questo amore, vive ormai una vita libera dalla paura della morte.

«E noi tutti ne siamo testimoni». Essere testimoni del Risorto significa vivere da risorti, cioè testimoniare una vita che ha già vinto la morte e «sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli» (1Gv 3, 14). È questa la testimonianza: amare Dio e amare il prossimo veramente, essere passati dalla morte alla vita e vivere da figli di Dio e da fratelli; parlare il linguaggio dell’amore e della comprensione…della “cura”.

«Dunque sappia tutta la casa di Israele». Israele è luce delle genti…tutti devono sapere che «Lui mi ha amato e ha dato sé stesso per me».

«All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore». Chi vede e accoglie questo amore “trafitto”, si sente trafitto: finalmente non ha più un cuore di pietra, ha un cuore nuovo che ha capito l’amore, la gioia, la pace, sa distinguere il bene dal male e saprà passare dal bene al meglio.

«Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». Il discorso da qui ricomincia: qui nascono Pietro e la comunità, come Chiesa che sa testimoniare l’amore di Dio ai fratelli; come ha fatto Gesù con loro, ora loro lo fanno con gli altri.

«Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare». È la risposta di Pietro alla precedente domanda: cambiare modalità, cambiare modello. Immergersi nella vita di Gesù. Immedesimarsi con Lui è possibile perché ci si immedesima sempre con chi ci ama e con chi amiamo. Il battesimo/immersione nella vita di Gesù ci dà la riconciliazione che è il grande desiderio dell’uomo: una vita riconciliata con Dio, sé stessi, gli altri, il creato.

Come vivi la quotidianità? Medita i frutti della vita nuova donata dallo Spirito Santo (Galati 5, 22).

In questi giorni scegli e dona un gesto concreto di carità in famiglia.

 

Fonti Francescane 322 e ss. 585 (Vita prima di Tommaso da Celano)

Ecco dunque quest’uomo vivere nel peccato con passione giovanile! Trascinato dalla sua stessa età, dalle tendenze della gioventù e incapace di controllarsi, poteva soccombere al veleno dell’antico serpente (Cfr Ap 20,2). Ma […] la misericordia divina, all’improvviso richiama la sua coscienza traviata mediante angustia spirituale e infermità corporale, conforme al detto profetico: Assedierò la tua via di spine, la circonderò con un muro (Os.2,6). Colpito da una lunga malattia […] egli cominciò effettivamente a cambiare il suo mondo interiore. […]. Un giorno uscì, ammirando con più attenzione la campagna circostante; ma tutto ciò che è gradevole a vedersi: la bellezza dei campi, l’amenità dei vigneti, non gli dava più alcun diletto. Era attonito di questo repentino mutamento e riteneva stolti tutti quelli che hanno il cuore attaccato a beni di tal sorta. Da quel giorno cominciò a far nessun conto di sé e a disprezzare ciò che prima aveva ammirato ed amato. Non tuttavia in modo perfetto e reale […]. Abbandonare le consuetudini è infatti molto arduo: una volta impiantatesi nell’animo, non si lasciano sradicare facilmente […]. […] quindi divenne più compassionevole con i bisognosi. Propose anzi di non respingere nessun povero, chiunque fosse e gli chiedesse per amor di Dio. Un giorno incontrò un cavaliere povero e quasi nudo: mosso a compassione, gli cedette generosamente, per amor di Cristo, le proprie vesti ben curate, che indossava […].

 

Francesco viveva avvelenato dal peccato (amor proprio…) ma c’è un momento zero in cui le cose cambiano rapidamente: una malattia, “un’angustia spiritual e corporale”, cioè qualcosa che non vuoi. Questo è il lokdown di Francesco, è la sua quarantena, da qui deve passarci. Le cose non cambiano evitando le quarantene, se la eviti aumenta il contagio, occorre attraversarla.

Ti annunciamo questo in Porziuncola perché questo è come un grembo che continuamente fa figli nuovi e ti ricorda la verità fondamentale della tua vita: tu sei amato perché sei figlio. Tu/Francesco sei il paziente zero di Dio: ti sta cercando per consegnarti la cura, vita abbondante. In Francesco parte da quella malattia, per te? La forza di Dio, lo diceva papa Francesco, è volgere al bene ogni cosa. Perciò niente ti chiama a tornare alla normalità, piuttosto ad entrare in una novità: diventa protagonista della tua storia.

Abbandonare le consuetudini infatti è molto arduo”, Francesco lo sa, tanto che sempre ripeterà, lui che era mercante e conosceva il guadagno, ripeterà di vivere “sine proprio”, perchè le consuetudini sono ardue da estirpare. Che significa? Vuol dire che per paura di perdere vita noi ci attacchiamo a tante sicurezze.

Nella quarantena o invecchi dentro, resti paralizzato, attaccato al miraggio della normalità, o diventi creativo, cosa che fa Dio dalla prima pagina della Bibbia, creare cose nuove.“Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Isaia 43, 19)

C’è un ultimo passaggio che compie Francesco. Lui abbandona le consuetudini e “divenne più compassionevole”. Che significa? La compassione: è la fine delle fasi 1,2,3…è l’annullamento del metro di distanza (cf. la motliplicazione dei pani (Mc 6,30-44)…Gesù intercetta, quello che è nascosto oltre il loro volto, intercetta quello che abita il cuore dell’altro). Allora vedi, la novità, inizia quando rischi di comprometterti con la vita dell’altro.

Don Oreste Benzi, un sacerdote bellissimo, diceva questo: “l’altro guarirà non perchè gli hai detto il suo errore, ma perchè mentre parlavi ha sentito il tuo amore e gli è venuta nostalgia anche a lui di amare”. Questo fa Dio con te: ti ama per primo, ti perdona per primo, perchè possa tornare in te la nostalgia di amare. “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2Cor 5,17).

Allora l’angustia spirituale e corporale diventa il tempo per incontrare un Dio che forse non conoscevi. Questo Dio ti interpella, ti propone un vita nuova. Questa vita nuova passa per l’abbandono delle consuetudini e nella compassione per il fratello, la nostalgia di amare.

 

Quali consuetudini posso abbandonare per entrare in una vita nuova? Da quale “normalità” devo staccarmi per non restare bloccato nel ricordo del passato? Individua tre cose per cui dire grazie a Dio nonostante questo tempo di sofferenza: il ringraziamento libera!

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