Siate custodi della vita e della Chiesa come lo è stato San Giuseppe

Si conclude all’Udienza il ciclo di catechesi sulla figura di San Giuseppe, meditando oggi sul suo ruolo di Patrono della Chiesa universale, proclamato dal Beato Pio IX.

Cosa significa questo lo spiega il Pontefice, riferendosi ad un passo del Vangelo che recita “prende con sé il Bambino e sua madre e fa ciò che Dio gli ha ordinato.”  Questo è importante perché indica che Gesù, Maria e Giuseppe sono in un certo senso il nucleo primordiale della Chiesa. Gesù è Uomo e Dio, Maria, la prima discepola, è la Madre; e Giuseppe, il custode.”  Essere custodi è una vocazione cristiana, “essere cristiano è non solo ricevere la fede, confessare la fede, ma custodire la vita, la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa.” 

Cristo si è fatto bambino indifeso per venire a salvarci, “pertanto ogni persona che ha fame e sete, ogni straniero, ogni migrante, ogni persona senza vestiti, ogni malato, ogni carcerato è il ‘Bambino’ che Giuseppe custodisce. E noi siamo invitati a custodire questa gente, questi nostri fratelli e sorelle, come l’ha fatto Giuseppe. Per questo, egli è invocato come protettore di tutti i bisognosi, degli esuli, degli afflitti, e anche dei moribondi.”  Impariamo da lui ad essere custodi dei bisognosi.

E chiediamoci anche, sottolinea Bergoglio, se amiamo la chiesa così com’è, come   “popolo di Dio in cammino, con tanti limiti ma con tanta voglia di servire e amare Dio. Infatti, solo l’amore ci rende capaci di dire pienamente la verità, in maniera non parziale; di dire quello che non va, ma anche di riconoscere tutto il bene e la santità che sono presenti nella Chiesa, a partire proprio da Gesù e da Maria. Amare la Chiesa, custodire la Chiesa e camminare con la Chiesa.”    Per fare ciò, chiediamo a San Giuseppe “la forza e la pazienza di saper sopportare soprusi e sofferenze per amore del Vangelo.” 

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