Via Crucis -Il dono più prezioso

di Costanza Miriano

Il mio, il nostro caro padre Emidio, diceva spesso che, sebbene la passione di Cristo sia il centro della nostra fede, sia strano che la Chiesa ce la proponga solamente la domenica delle Palme, e il venerdì santo. Mano a mano che mi affeziono alla Via Crucis, capisco cosa intendesse. Ovviamente il problema non è della Chiesa, che ogni giorno nel sacrificio eucaristico ci ricorda la morte e la risurrezione di Gesù. Il problema è della nostra fede.

La Passione di Gesù è la grande rimossa, la tentazione è sempre quella di credere in un Dio che ti manda le cose per il verso giusto, un problem solver, una specie di amuleto o portafortuna. Magari buono, sì, “Gesù era una persona tanto buona”, su questo è difficile trovare qualcuno, anche ateo, che sia in disaccordo. Quindi, se è tanto buono, se noi ci comportiamo bene con lui anche lui lo farà con noi, e ci farà andare bene tutte le nostre cose. Invece davanti al mistero del dolore – il suo immenso e i nostri, più o meno grandi – i conti non ci tornano. Come mai Dio, l’onnipotente, è finito sulla croce? E come mai a quella persona disonesta ed egoista va tutto alla grande, mentre a quello così generoso e leale ne sono successe di tutti i colori?

È ovvio che se riuscissi a spiegare il mistero dei misteri sarei dottore della Chiesa, invece non sono dottore, e non so manco se sono degna di essere della Chiesa (nel senso che mi piacerebbe essere più coerente come cattolica). Però conservo questa raccomandazione come una delle parti più preziose dell’eredità di Padre Emidio. Diceva che chi vuole diventare santo dovrebbe meditare più spesso che può la Via Crucis. Io, per dire, non sono mai riuscita a finire di vedere The Passion. Mai. Lo inizio, poi comincio a chiudere gli occhi, e alla fine spengo proprio.

Finora il metodo più efficace che avevo trovato di fare la Via Crucis era rileggere i capitoli dei Vangeli, ogni volta una parte, a seconda del tempo a disposizione. Adesso con questo libretto che raccoglie le meditazioni di sette sacerdoti, ognuno col suo dono speciale e con il suo timbro unico, ho trovato davvero un regalo che da tanto cercavo, e di cui ringrazio loro, i sacerdoti, la casa editrice Shalom che lo ha pubblicato mettendolo a disposizione a 3 euro (lavorano davvero per il regno dei cieli!), e lo Spirito Santo che ha dato ricchezze così abbondanti e così diverse a piene mani.

Tutti insieme riescono a mostrarci la cosa più importante di tutte: che Gesù è morto per amore mio, proprio mio, e non mi chiede niente, non vuole sacrifici in cambio, non vuole che io sia una brava persona, mi chiede solo di capire e di accettare che sono io che ho bisogno di essere salvata, e che devo piangere su me stessa – come dice alle donne che piangono per lui – perché lui appare sfigurato, ma sono io che sono ferita nel cuore dal peccato, sono io che sono stata creata per questo amore totale, incondizionato, spinto fino all’estremo, e sono io che posso essere guarita dalle sue piaghe, e una volta risanata, riacchiappare gli altri. Perché Gesù ha tolto dal nostro cuore il veleno che ci fa guardare alla morte con paura e sospetto, e da allora possiamo vivere ringraziando, sempre, nella certezza che Dio è la roccia su cui possiamo fondare tutto, quella roccia che nemmeno la morte ha potuto sconfiggere.

Il libretto è piccolo, sta in borsa e anche in tasca, si può fare una stazione al giorno, o meditarlo tutto ogni venerdì, oppure solo in Quaresima, si può regalare a tutti gli amici e parenti fino al terzo grado, visto il prezzo, oppure si può abbandonare con nonchalance su qualche tavolino, nella speranza che più persone possibile incontrino la bellezza del più bello tra i figli dell’uomo.

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