Vincent Lambert, è il momento di agire

di Giacomo Bertoni

Non è una provocazione, non è per far polemica. L’invito di Riccardo Cascioli, direttore della Nuova Bussola Quotidiana, a un intervento diretto di monsignor Paglia per salvare Vincent Lambert non è una boutade. È il grido disperato di un popolo che si sente impotente, e chiede ai suoi pastori di agire, di farsi voce e braccia e gambe di fronte all’orrore.

Una mamma e un papà hanno appena saputo che da lunedì 20 l’ospedale smetterà di alimentare e idratare il loro figlio, Vincent, in stato di coscienza minima da 11 anni dopo un grave incidente. E un copione macabro sembra pronto a ripetersi, proprio come nel caso di Terry Schiavo, di Charlie Gard e di Alfie Evans. Le misure di sicurezza attorno all’ospedale sono state rafforzate, Vincent è prigioniero dell’istituto che dovrebbe curarlo. Curarlo, perché se esistono malattie o situazioni inguaribili, non esistono malattie o situazioni incurabili.

I suoi genitori, descritti dai media come fondamentalisti cattolici, potrebbero essere allontanati dalle forze dell’ordine, potrebbero essere costretti a uscire quando il figlio sarà privato del pane e dell’acqua. Oppure potrebbero ricevere il permesso di restare nella stanza, assistendo silenziosi e impotenti alla lenta agonia.

Il cuore e la mente tornano a Charlie e Alfie. A genitori costretti a veder uccidere i loro figli perché la “qualità della loro vita era troppo bassa”. E solo un ricordo dà speranza, dà ancora senso alla quotidianità: un popolo che in tutta Europa, in primis in Italia, si è alzato in piedi e ha combattuto tenacemente affinché quei bambini non venissero uccisi. Un ricordo resta luminoso: Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che fa preparare un aereo e parte immediatamente verso Liverpool con un’equipe di medici, pronta a portare Alfie in Italia e a curarlo. A guarirlo? Non possiamo saperlo. Sicuramente ad accompagnarlo, a prendersene cura assieme ai suoi genitori. A Mariella Enoc non fu concesso neanche di entrare nell’ospedale, non fu ricevuta neanche da un infermiere. E allora sì, mentre cercavamo di far accendere i monumenti di blu, mentre organizzavamo veglie di preghiera, mentre contattavamo politici e religiosi, abbiamo sperato ardentemente che un vescovo inglese prendesse la sua auto e il suo segretario e andasse diretto all’ospedale, pronto a creare un incidente diplomatico, pronto a mettersi fisicamente lui tra il bambino e gli esecutori di un atto eutanasico.

Ciò non è avvenuto, ma oggi non si può più aspettare. Di fronte all’appello disperato eppure così dignitoso di Viviane, la madre di Vincent Lambert, non possiamo tacere, non possiamo restare inermi. Non c’è situazione più impellente, non c’è ingiustizia più evidente. Tutti possiamo fare qualcosa dall’Italia, ma chi può andare oltre lo faccia per favore. Perché non c’è futuro se Vincent viene ucciso.