Amare come Dio comanda

di Costanza Miriano

C’è questa cosa che ricordo spesso, ma mai abbastanza: non sono un’esperta di matrimoni, avendone vissuto solo uno (al momento, come dico sempre per precauzione), e non sono in grado di insegnare molto sul tema, perché il nostro è un matrimonio normalissimo, e di certo non esemplare. Comunque, in qualità di non esperta mi arrivano tanti libri sul tema, e da tutti ho qualcosa da imparare, appunto perché non so quasi nulla, se non la mia esperienza.

L’ultimo che mi è arrivato, pubblicato dalla Tau è di Padre Stefano Nava, ofm, si chiama E’ ancora possibile, che è praticamente il mio motto (una versione rivisitata del motto del nonno colonnello, che ho fatto mio: muro o non muro, tre passi avanti).

Il libro racconta infatti una serie di relazioni nate problematiche sin dall’inizio, o che a un certo punto della storia hanno vissuto una crisi seria, e che alla fine hanno ingranato (infatti il sottotitolo è Storie di matrimoni che fanno gioire Dio, e gli sposi). Ecco, a parte che io un matrimonio facile facile devo ancora vederlo – Chesterton diceva che uomo e donna sono strutturalmente incompatibili come forchetta e coltello – a parte questo, dicevo, quando mi raccontano di una difficoltà seria penso sempre a quello che diceva don Giussani, o almeno a quella che mi è stata riportata come una sua affermazione: tu ti puoi sbagliare, ma Dio no. Cioè, quando Dio ha benedetto un’unione darà tutta la grazia necessaria per portarla avanti. E tante volte, quando sembra che quelle due persone proprio non dovessero stare insieme, guardando meglio si scopre che in un modo misterioso diventano una la salvezza dell’altra.

Mi sembra che padre Stefano sia particolarmente acuto nel leggere attraverso le trame delle vite, nel cogliere le minacce e le trappole, nel capire quali i punti su cui lavorare. Ognuno di noi è il prodotto di una storia, e viene da una famiglia che ha a sua volta una storia, delle dinamiche particolarissime (qualche volta quando in treno mi capita di passare accanto a diverse famiglie, mi stupisco sempre nel vedere come da una fila all’altra, nello stesso vagone, sembra proprio di passare da un continente all’altro: ogni famiglia è un microcosmo unico): noi ci portiamo dietro un mondo, quando ci innamoriamo. Non siamo io e te, siamo le nostre famiglie, siamo le nostre esperienze, le nostre vite. Siamo il nostro rapporto con Dio, siamo il nostro modo di stare davanti alla realtà, nel mondo, perciò non è una cosa che si risolve tra me e te, non siamo solo due individui che se la vedono fra loro, in una stanza chiusa, una cosa di emozioni e sentimenti, una piccola storia privata. È qui che entra in gioco il discernimento di una guida spirituale, nel caso padre Stefano, che ha la sapienza di mettere la coppia davanti alla Parola di Dio, che è come una mappa del tesoro, una via sicura alla felicità, un modo per evitare gli scogli, le correnti pericolose, per trovare tra i flutti la terra su cui fiorire e portare molto frutto.

Tutto questo è raccontato non in teoria, ma attraverso delle storie (il mio modo preferito, farmi i fatti degli altri!), esemplari dei problemi con cui ci si può trovare a fare i conti: l’infanzia ferita, l’incapacità di tagliare il cordone ombelicale con la famiglia di origine, il tradimento, la bassa autostima di uno degli sposi, i figli che cambiano gli equilibri o i figli che non arrivano, la malattia, la precarietà economica. In ogni situazione è possibile imparare – o cominciare – ad amare come Dio comanda, perché, contrariamente a quanto ci racconta il mondo con la sua sottile, continua, violenta catechesi, l’amore è un comandamento, non un sentimento.