Distruggere la Madonnina di Civitavecchia

Una storia iniziata 25 anni fa e mai conclusa. Il 15 marzo l’anniversario della lacrimazione della statuina nelle mani del Vescovo Girolamo Grillo.

di Elisabetta Castana

Distruggete la Madonnina!

Così comandò Monsignor Girolamo Grillo, vescovo di Civitavecchia, quando il 2 febbraio di 25 anni fa apprese che nella sua diocesi una statuina di gesso sistemata nel giardino della famiglia Gregori aveva pianto lacrime di sangue.

Una storia troppo assurda per essere vera, pensò il presule. E così ordinò la distruzione della statua. Ma Fabio Gregori, insieme ai suoi famigliari, non se la sentì di ubbidire. Era troppo sicuro di aver visto la Madonnina lacrimare sangue. E dopo quel 2 febbraio era successo altre 12 volte.

Era stata sua figlia Jessica, che all’epoca aveva 5 anni, ad avvisarlo del fenomeno, ma inizialmente non le aveva creduto. Poi gli bastò toccare il liquido caldo sulla gota di gesso per avere la certezza che fosse un evento soprannaturale: un brivido sconvolgente lo aveva attraversato dalla testa ai piedi.

La notizia della Madonna che piangeva sangue si diffuse rapidamente trascinando folle di curiosi a Pantano di Civitavecchia.

Fra il 2 e il 6 febbraio di quel 1995 – anche dopo che la statuina fu posta sotto chiave dentro una teca e piantonata notte e giorno dalle forze dell’ordine – più di cinquanta persone la videro lacrimare. Fra essi anche giornalisti, sacerdoti e pubblici ufficiali.

Ma Monsignor Grillo continuava a essere scettico. Finché il 15 marzo accadde l’imprevedibile: alla presenza di 4 testimoni, la Madonnina pianse anche nelle mani del vescovo, che per lo spavento ebbe un malore. Ma tanto bastò a trasformarlo in uno dei più tenaci difensori della “Madonnina delle lacrime”.

Quella fu la quattordicesima e ultima lacrimazione della statua.

Tuttavia il caso non si chiuse lì. Ci fu un’inchiesta giudiziaria a carico di Fabio Gregori per sette ipotesi di reato, fra cui associazione a delinquere, truffa aggravata e abuso della credulità popolare. Tutto finì nel 2000 con un’archiviazione. Il giudice concluse che il fenomeno fosse da attribuire “a suggestione collettiva o a cause soprannaturali”, affermando che spettasse all’autorità ecclesiastica il compito di pronunciarsi sull’eventuale natura miracolosa del fatto.

Effettivamente, il Vescovo Grillo, nel 1995 aveva istituito una Commissione teologica diocesana che dopo un anno e mezzo emise un verdetto positivo: su 11 membri 7 erano a favore, 1 contro e 3 chiedevano ulteriori verifiche. Due di loro affermarono poi di credere all’evento, come riferito da Monsignor Grillo.

A seguito di ciò lo stesso vescovo chiese un pronunciamento anche alla Congregazione per la Dottrina della Fede, perché voleva un suggello della Santa Sede.

Roma nel 1997 acquisì gli atti pur non arrivando mai a una pronuncia ufficiale. Un silenzio assoluto, spezzato solo dalla sortita del futuro Segretario di Stato del Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, che, in veste di arcivescovo di Genova, pertanto fuori dalla sua competenza, nel 2005 annunciò in televisione di conoscere il giudizio della Congregazione: “non constat” della soprannaturalità dell’evento. Un responso che non è stato confermato con la pubblicazione di un decreto.

Monsignor Grillo nel 2011 rivelò, con tanto di documento autografo dell’ex pontefice, che San Giovanni Paolo II aveva privatamente onorato la Madonnina, donandole anche un rosario d’oro e una coroncina, poi esposti accanto alla statuina nella chiesa di Sant’Agostino a Pantano, che il 15 marzo 2005, non a caso, fu eretta a santuario.

Ma se per il riconoscimento ecclesiastico dei fatti di Civitavecchia non era bastata la conversione di un vescovo, non servi a nulla neppure la testimonianza di un papa, per di più santo. Irrilevante anche il fatto che Grillo, l’8 dicembre 1996, durante una solenne pubblica cerimonia di Consacrazione della diocesi, avesse citato e dunque avallato i messaggi che la Madonna avrebbe trasmesso a Jessica Gregori.

Sì perché, secondo Jessica, oggi madre di famiglia, a Civitavecchia la Madonna sarebbe anche apparsa e avrebbe parlato a lei e a suo padre Fabio. I messaggi – intensi e accorati come quelli di una madre che mette in guardia i propri figli – in parte sono stati rivelati. Ma ve ne sono alcuni tuttora segreti, che riguarderebbero il futuro della Chiesa e dell’umanità, proprio come il famoso terzo segreto di Fatima, che – secondo molti studiosi – sarebbe stato parzialmente distrutto perché troppo spaventoso o troppo scomodo…

Dunque la Chiesa continua a essere prudente sulla Madonnina.

Distruggete la Madonnina!

Distruggere l’attendibilità dei fatti e rovinare l’onorabilità dei suoi protagonisti: i media possono farlo con molta facilità. Lo sa bene chi scrive, che fa televisione e ha anche dedicato a questa vicenda un documentario per la serie “La Storia siamo Noi”, andato in onda sulle reti Rai nel 2013.

Recentemente padre Flavio Ubodi, teologo cappuccino, che è stato vicepresidente della Commissione teologica che ha investigato sulla Madonnina, ha pubblicato il libro “Civitavecchia. 25 anni con Maria. Le apparizioni, i segni, il messaggio” (ed. Ares), con un’accurata ricostruzione dei fatti, i testi dei messaggi e importanti rivelazioni.

Tuttavia, proprio in concomitanza con l’uscita del volume, una seguitissima trasmissione televisiva ha accreditato la testimonianza di un paio di persone che dopo 25 anni d’inspiegabile silenzio affermano di essere stati loro a imbrattare di sangue la Madonnina. Con buona pace di tutti i testimoni oculari che l’hanno vista ripetutamente lacrimare.

Forse si tratta dell’ultimo di una serie di tentativi dei media di cancellare il ricordo di questo evento. Magari – come probabilmente è accaduto con le apparizioni di Fatima – per neutralizzarne il significato.

E allora viene da chiedersi oggi, dopo 25 anni: chi e perché vuole distruggere la Madonnina di Civitavecchia?