La Chiesa accoglie tutti, ma da sempre

di Costanza Miriano

L’altro giorno sono salita in macchina con mio marito, c’era la radio accesa, e proprio nel momento in cui apro lo sportello sento i titoli di un GR: “una Chiesa sempre più inclusiva, anche i trans potranno essere battezzati e fare da padrini di battesimo”, e poi la notizia viene liquidata in pochi secondi.

Ecco, il documento del Dicastero per la dottrina della fede in risposta a Monsignor Negri innanzitutto contiene delle affermazioni che sono state subito travisate dai media, e di tutto il pronunciamento tutto quello che rimane, nella percezione superficiale e comune, è, sostanzialmente, un bel tana libera tutti, tutto è indifferente. So che non è così, ma bisogna sapere quali sono gli effetti delle cose che si dicono, soprattutto su questi temi delicati su cui il mondo non aspetta altro che una incertezza della Chiesa, per infilarcisi.

Come era prevedibile ovviamente nessuno dei miei colleghi si è preoccupato di fare un ragionamento, di informarsi: avrebbe facilmente scoperto che il battesimo non è mai stato negato a nessuno che lo desiderasse con cuore sincero, con una retta intenzione. Se poi avesse voluto esagerare, avrebbe cercato di scoprire quanti trans hanno realmente richiesto il battesimo da adulti, dopo avere intrapreso un percorso di cambiamento fisico. Ma la colpa non è dei giornalisti. Il problema è che bisogna stare attenti a come vengono comunicate le cose.

Navarro Valls mi raccontava come il suo lavoro fosse non tanto nel comunicare le parole del Papa, ma di aiutarlo a capire come certe affermazioni sarebbero state recepite. Bisogna conoscere il mondo della comunicazione, e le questioni qui sono due: o si vuole fare scientemente confusione sui temi della sessualità e della omosessualità, o forse non si conoscono abbastanza i meccanismi di funzionamento dei media.

La Chiesa accoglie tutti, ma proprio tutti, e chiunque ci si sia avvicinato con cuore sincero lo può confermare. La Chiesa non permette tutto, ma perdona tutto. Il mondo invece permette tutto, ma non perdona nulla.

Nel documento ci sono però diverse affermazioni che andrebbero chiarite con maggiore prudenza. Innanzitutto la Chiesa non può parlare di “riattribuzione del sesso”, perché le persone transessuali possono cambiare i loro genitali, ma il sesso non è solo genitalità, è molto altro. Ogni cellula di una donna è femminile, ogni cellula del corpo di un uomo porta i cromosomi maschili. L’uomo è creato maschio o femmina, e questo riguarda tutto il suo essere, in modo profondissimo e non modificabile. Un conto è dire che le persone transessuali sono parte della Chiesa a pienissimo titolo, e che sono come tutti i battezzati chiamati alla santità. Un conto è affermare che avviene “una riattribuzione di sesso”: questo non è possibile. Io non posso neanche attribuirmi i capelli biondi, me li posso tingere. Le parole sono molto importanti, e il Dicastero per la dottrina della fede dovrebbe essere impeccabile su questo, e non cedere alla estenuante campagna di opinione che il mondo fa con tutti canali possibili. Oppure deve avere il coraggio di uscire allo scoperto, e cambiare il Catechismo.

Tutti sono invitati nella Chiesa, possono essere battezzati, fare da padrino (o madrina) o da testimone alle nozze se la loro condotta cerca di attenersi a quello che la fede ci propone, se non dà scandalo, se ha una vita sessuale ordinata allo stato di vita (quindi in castità), ma la Verità non si cambia. Che poi io tutta questa gente che vuol fare da padrino di battesimo la vorrei vedere.

Allo stesso modo non si può affermare che “due persone omoaffettive possono figurare come genitori di un bambino avuto da utero in affitto”, perché quel bambino dei genitori li ha, c’è una madre e un padre, tutti noi nasciamo da un padre e una madre; quel bambino è stato comprato, e affermare che i compratori possono figurare come genitori significa avallare quella condotta. Se anche si vuol dire qualcosa di accogliente verso il loro desiderio di paternità o maternità, non si può omettere un giudizio su un crimine. Il male è sempre male.

Io voglio credere con tutto il cuore che il senso del pronunciamento fosse quello di far sentire accolte le persone che vivono con sofferenza la propria dimensione affettiva e sessuale, ma non si può cedere così alla mentalità del mondo. Il sesso non può essere riattribuito. L’educazione alla fede si può cercare di dare quando si lavora sulla propria conversione, e questo include anche una vita sessuale ordinata, mentre quella omosessuale non lo è, secondo il CCC. L’utero in affitto è un abominio, il Papa lo ha detto tante volte, e non si può pensare che la buona volontà e il desiderio di educare alla fede, anche ammesso che i conviventi accettino di vivere castamente, possano cancellare l’enorme, enorme ferita che viene inferta al bambino, la violenza di essere strappato al grembo della madre. (Ovviamente sbagliamo migliaia di volte anche noi genitori che cerchiamo di vivere una sessualità non disordinata, noi che non abbiamo comprato un bambino, questo è ovvio, è una condizione necessaria ma non sufficiente a essere genitori, diciamo che è il minimo).

Insomma, è vero che la Chiesa è prima di tutto per i peccatori, e lo siamo tutti, però siccome il peccato fa male prima di tutto a chi lo fa, chi ci ama ci deve aiutare a non farci più male. Questa ansia di apparire accoglienti rischia di fare male a tante persone, di condannarle inchiodandole alla loro ferita. Non vale la pena, per sembrare simpatici in un titolo di GR.