Monastero WiFi – Roma, oggi alla casa del Don Guanella

Il Monastero Wifi di ROMA andrà in trasferta: il nostro incontro si svolgerà non come sempre al battistero di San Giovanni Laterano ma alla casa del Don Guanella – via della Nocetta 27, per incontrare le ospiti della casa e offrire la nostra amicizia e compagnia. Perché gli incontri di preghiera che abbiamo fatto in questi anni comincino a portare frutti di carità concreta anche a livello comunitario e non solo nelle nostre vite singole… siamo grati a tutti quelli che potranno venire, portare magari uno spuntino e se possibile anche un piccolo pacchetto da far scartare alle signore che vivono lì e che non hanno tante occasioni di incontrare persone e ricevere regali e attenzioni speciali (ma sono curate con amore!

Qui sotto la catechesi dell’ultimo incontro del 4 dicembre.

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Catechesi fra Salvatore di Fazio 4 dicembre 2023

Allora, l’obiettivo di stasera, di questa catechesi, anzitutto è quello di farvi tornare a casa più convinti, più persuasi che confusi.

Ho visto che già qualcuno di voi ha sfogliato i fogli distribuiti e tentava di capire quello di cui andrò a parlare. Due argomenti in particolare spero che vi rimarranno impressi.

Il primo è il tema della preparazione al convito Eucaristico.

Il secondo è l’effetto che la Comunione suscita nell’anima del credente.

Per farlo però dovrò percorrere un percorso lungo tragitto (sempre 45 minuti, se sono troppo lungo taglio) nel quale dovrei rispondere anche al titolo della catechesi, che potrebbe apparire oscuro.

La catechesi si divide così, sono due momenti; un momento che è quello più lungo, è il momento di analisi; l’altro è un momento di sintesi.

Nell’analisi vi racconterò alcune caratteristiche di religioni molto antiche e anche qualcosa dell’antico testamento. Dopo ciò vi racconterò – non lo leggerò sennò ci annoiamo e lo noto subito quando sono noioso, perché mi date dei segnali: sbadigliate! – Giovanni  6.

Prima di concludere con la sintesi, faremo una breve esegesi per darvi alcuni spunti di Giovanni 6. Non è una vera e propria esegesi del Vangelo di Giovanni, al capitolo 6, non basterebbero 2/3 ore. Nella sintesi, tenterò di riunire tutto quello che vi ho detto e da lì degli spunti  spirituali per capire che riassumono un mio pensiero, su tutto l’argomento.

Allora, inizio subito con le religioni, iniziamo la fase di analisi. In questa fase mi rifaccio ad un autore famoso, che forse conoscete: Mircea Eliade. Era un ateo che ha scritto vari libri di storia delle religioni molto importanti e un libricino molto interessante intitolato il sacro e il profano, che viene utilizzato anche nelle facoltà teologiche.

In questi libri di storia delle religioni mi sono focalizzato su due argomenti: la preparazione e il mistero del sangue.

Ovviamente non posso in 45 minuti approfondire gli argomenti ma li tratterò molto brevemente.

Nella preparazione dello sciamanismo (è una religione che nasce circa 5000 anni prima di Cristo), il novizio, cioè colui che si preparava a diventare sciamano, era chiamato a meditare la seguente scena: ponendosi in terza persona doveva guardare il proprio corpo che veniva sembrato, fatto a piccoli pezzi, venire distribuito agli spiriti, ai dèmoni, (da non confondere con i demòni; i demòni sono i nostri diavoli) che rappresentano diverse malattie. Successivamente le ossa del novizio venivano ricoperte di carne fresca, in qualche caso gli si iniettava anche del sangue nuovo.

Poteva anche meditare che il suo ventre veniva aperto e gli spiriti mangiavano la sua carne e bevevano il suo sangue. Il racconto cruento continua ma non è importante. L’importante è un passaggio: gli spiriti che bevevano il suo sangue e mangiavano la sua carne, rappresentano delle malattie e quegli spiriti che si cibano del novizio gli donavano il potere di guarire le malattie che rappresentano.

 

Un’altra religione che consideriamo riguarda le pratiche lamaiche, lo yoga. Il novizio, prima di diventare fachiro, era chiamato a meditare l’offerta della sua carne ai dèmoni, che lo divoravano e ne bevevano il sangue, affinché egli potesse ottenere il potere di rianimare i corpi. Questi riti preparatori, quindi, sono svolti affinché il novizio ottenga questi poteri.

Gli etruschi, invece, immolavano degli animali specifici e ne offrivano il sangue alle divinità affinché potessero ottenere il potere del dio al quale si rivolgevano durante l’offerta.

È interessante il racconto in onore di Baal, che nell’Antico Testamento avete sentito più volte nominare. In questo racconto, la dea Anat uccide le guardie, i soldati e i vecchi, sguazzando nel sangue e ornandosi delle loro teste e delle loro mani. Questo rito di carneficina era una visione del passaggio tra la sterilità estiva e l’abbondanza autunnale. Nell’antico testamento abbiamo cose simili, perché strettamente parlando è una religione, certamente è l’inizio della Rilevazione ma presenta anche molte caratteristiche religiose.

Ho identificato qui pochi punti:

• Genesi 4 – Il sangue di Abele grida vendetta davanti gli occhi di Dio. Viene dato al sangue una proprietà, quella del gridare. E’ una delle tante analogie che nella Bibbia servono a farci capire qualcosa di spirituale.

• Genesi 9 – C’era la legge del sangue per sangue. Era una legge necessaria a limitare la violenza, poiché Lamech divenne famoso perché uccise un uomo per un graffio (Gen 4,23).

• In esodo il sangue viene usato per segnare le porte, affinché il castigo di Dio nella decima piaga d’Egitto non entrasse nelle case e uccidere il primogenito. Quindi il sangue come protezione.

Riguardo alla preparazione vi cito solamente un brano di uno dei libri più belli, per me, dell’AT, ovvero Ester (i libri delle donne dell’AT sono molto belli). Ester era un’israelita, deportata in territorio dei Persiani e Medi dal re Assuero. Ester deve essere scelta come sostituta della regina Vasti, caduta in disgrazia. Per essere scelta, rimarrà 12 mesi in preparazione, per farsi bella (per impiegare 12 mesi forse era molto brutta). In questo arco di tempo si profumerà e si ungerà il corpo con oli pregiati.

Quanto finora vi ho narrato, in sintesi, parla del potere che viene legato al sangue; potere riconosciuto, almeno implicitamente, anche nell’AT e dei riti preparativi ai quali dovevano sottoporsi per divenire sciamani o monaci.

Adesso vi racconto Giovanni 6, per chi non se lo ricordasse, questo capitolo analizza un problema che inizia al termine di Giovanni 5. Cosa succede in Giovanni 5?

Gesù fa una cosa che non doveva fare e per verrà bacchettato per questo motivo. Ha guarito in tempo di sabato. Non si doveva permettere. Ci sono sei giorni per essere guariti, perché il sabato? Per questo motivo cosa vogliono fare i giudei? Lo vogliono uccidere. Ovvio, quando un problema è troppo grande, bisogna eliminarlo in qualsiasi maniera per fare prima.

Per poter capire meglio cosa sta succedendo dobbiamo immedesimarci nei suoi interlocutori che non erano cristiani e non sapevano che Cristo sarebbe risorto. Quindi dovete almeno provare a togliervi un attimo dalla testa che Cristo risorge. Quindi, i giudei vogliono uccidere Gesù ed Egli risponde: “Nessuno arriva al Padre se non per mezzo del Figlio e nessuno conosce il Padre se non per mezzo del Figlio.” Arriva la folla e di fronte alla folla e ai discepoli, rivela la sua identità come pane che discende dal cielo. Questo in sintesi è il capitolo 6.

I discepoli vanno in crisi. Come fa ad essere il pane che discende dal cielo? Qual è il problema dei discepoli? Abbiamo tre interlocutori con Gesù: la folla a Tiberiade e Cafarnao; i Giudei nella Sinagoga di Cafarnao e i discepoli.

Nella prima parte del capitolo 6 siamo a Tiberiade e abbiamo davanti questa immensa folla che, al capitolo 5, ha visto i segni di guarigione di Gesù.

Quindi Gesù ha un potere che gli sciamani, cinquemila anni prima di Cristo, ricercavano. Quindi già nella cultura di quel tempo c’erano delle idee riguardo questo potere che potrebbe avere l’uomo mediante gli dei. Nel caso degli sciamani erano i dèmoni. A ognuno il suo. Ancora siamo cinquemila anni prima di Cristo, gli sciamani non sono nel popolo ebraico, quindi non hanno neanche la rivelazione dell’antico testamento e con le loro forze, cercano dei mezzi per ottenere dei poteri che hanno le divinità. Gesù mostra questi poteri.

Dopo aver guarito gli infermi nel capitolo 5, moltiplica il pane, e lo dà da mangiare a tutti.  Vedono un segno, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, vogliono proclamare Gesù come un profeta, ma Gesù cosa fa?  Scappa sul monte da solo. Nessuno lo vede, cioè vedono che Lui va sul monte. Finisce la prima scena.

Seconda scena : i discepoli precedono Gesù a Cafarnao. La folla vede i discepoli andare a Cafarnao. Gesù è sul monte. I discepoli vanno a Cafarnao, Gesù li raggiungerà dopo, scendendo da Tiberiade; il mare è agitato, Gesù cammina sulle acque.

Fanno salire Gesù sulla barca, il mare si calma, e raggiungono subito l’altra sponda. E scendono dalla barca come se niente fosse successo!

Come se io adesso, non lo so, facessi diventare rossi questi fiori bianchi e poi, tranquillamente, come se niente fosse accaduto, continueremmo la nostra catechesi.

Gesù ricomincia un dialogo con la folla. La folla si sveglia di buon mattino, non vede Gesù, sanno che i discepoli sono andati a Cafarnao: dove c’è il maestro ci sono i discepoli, dove ci sono i discepoli c’è il maestro.

La folla lo interroga: “Rabbì, quando sei arrivato qua? Non ti abbiamo visto andare via”.

Risposta di Gesù: “Voi non mi cercate perché avete visto dei segni, ma mi cercate perché vi ho dato da mangiare”.

Io gli avrei risposto: “Ma io ti ho chiesto quando sei venuto…”

Gesù: “Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna, che il Figlio dell’Uomo vi darà”.

La folla : “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?“. Vi sembra un discorso da persone sensate? Gesù: “Che crediate in Colui che Dio ha mandato”.

Questa è un’opera della fede, un’opera spirituale: Credere in Colui che Dio ha mandato.

Folla: “Quale segno tu compi affinché noi ti crediamo?”

Scusa, siete venuti perché avete visto un segno, cioè sono stati soddisfatti nel mangiare e adesso vi dico di credere e mi domandate perché? è un gioco tira e molla.

Cosa devo fare per essere santo?

Fai questo….

No però… aspetta , mi ricorda un altro dialogo: il giovane ricco e Gesù,…. anche  là un tira e molla…

La folla: “i nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto”

Quindi la folla sta dicendo: se tu vuoi che noi ti crediamo, devi darci da mangiare la manna del deserto.

Gesù gli rispose : “Non la manna, ma Io sono il Pane vero disceso dal cielo, spirituale, che dà la vita al mondo”.

La folla dice : “Dacci questo pane”.

Gesù risponde: “Io sono il Pane della vita, chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue, vivrà in eterno”

….. miseria….

Mi avete visto, eppure non credete. “Io non perdo nulla di quanto il Padre mi ha dato”.

All’inizio del capitolo 6, dopo che hanno mangiato, vengono raccolte 12 ceste, perché nulla vada perduto.

Gesù: “Io risusciterò quelli che il Padre mi ha dato”. Fine scena.

Gesù adesso parla con i Giudei, a Cafarnao, non è più la folla.

I Giudei lo guardano e si chiedono: “questo è il figlio di Giuseppe, ma perché dice queste cose?”.

Gesù ribadisce : “Nessuno viene a me se non lo attira il Padre. Chi crede in me ha la vita eterna”

Non “avrà “: i verbi sono importanti.

Chi crede in me “ha” la vita eterna. Non “ha avuto“, non “avrà “, ma “ha”  la vita eterna.

I vostri padri hanno mangiato la manna, ma sono morti.

Giudei: “Come puoi darci da mangiare la tua carne e da bere il tuo sangue?”

Questo ve lo devo leggere. Ma ricordatevi che in questo momento noi non siamo cristiani, Gesù non è ancora risorto.

Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico se non mangiate la carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre che ha la vita e ha mandato me, e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non è come quello che mangiarono i padri e morirono, chi mangia questo pane vivrà in eterno.”

Gesù gli sta dicendo di mangiare la sua carne. Loro cosa intendono?

Quello che facevano le altre religioni. L’ambiente è quello.

Se vi dico a voi una cosa in romanaccio, non lo so, voi la intendete perché l’ambiente culturale è quello, se voi andate a Londra e dite la cosa in romanaccio, non vi capiscono. Cambia la cultura e cambia il modo di dialogare, di capire.

Chi è che va in crisi? I discepoli.

Cosa dice Gesù per far andare in crisi i discepoli: “Lo Spirito dà la vita, non la carne”.

Il discepoli forse pensavano: “Ma scusa, due secondi fa hai detto che era la carne che dava la vita e mò dici che è lo Spirito? Sei bipolare!”

Gesù: “Alcuni di voi non credono”.

Molti lo abbandonarono. Cosa succede quando molti abbandonano Gesù?

Gesù dice: “No, per favore, rimani qua, questa è casa tua”?

No, invece dice: “Ve ne volete andare pure voi?”. Quella è la porta” gli dice Gesù. Perché?

Allora, anzitutto, chi è la folla?

Non abbiamo una definizione di folla. In campo filosofico rientra nel problema del rapporto tra l’uno e molteplice, ma non sono affari che ci riguardano.

Noi siamo una folla? No, siamo un gruppo, ok. Se ci fossero duecento persone in più, saremmo una folla?

Quindi è il numero di persone o la dimensione della stanza? Perché se la stanza è un metro quadro e ci sono duecento persone, è una folla. Quindi cos’è una folla?

E’ qualcosa di non identificato, non ha né capo né coda, è qualcosa di fluido.

E’ una folla che vede i segni ma non crede. Ha visto i segni, ha mangiato. Ha visto soprattutto il segno della guarigione del capitolo precedente. E ribadiscono che vogliono un segno, quindi i segni non permettono di credere. Se io cambiassi questi fiori da bianchi in rossi, i cuori non cambiano, non fa sì che la fede inizi.

Nella tradizione ebraica, apocalittica ebraica, si aspettava un nuovo Mosè. Quale è il segno che fece Mosè nel deserto? Fare scendere la manna dal cielo. Per questo chiedono la manna i Giudei.

Vuoi dimostrarci che sei il Messia? Dacci da mangiare la manna dal cielo.

E dove lo fa questo Gesù? A Cafarnao. Cafarnao è un luogo il cui nome significa “posto sperduto” o anche “posto smarrito” o anche “confusione” e Gesù va a Cafarnao ancora prima che ci vada la folla. Gesù ti incontra in quel posto dove tu ti stai andando a ficcare ancora prima che tu ci vada, che è un posto di perdizione e Gesù ti anticipa. Però c’è un problema, la folla continua ad avere una visione orizzontale: risolvimi i problemi di oggi, non mi interessa la mia relazione con Dio perché il mio problema è mangiare, risolvi questo problema.

Voi non siete venuti perché avete visto i segni ma perché vi ho saziati. È una visione orizzontale della religione.

Gesù, invece, che cambia da carne a spirito, preme sul credere, perché l’eucaristia è di coloro che credono; provate a chiedere a qualcuno che non crede cosa vede nel corpo e nel sangue di Cristo. Gesù sottolinea, che la manna non cambiava il cuore dell’israelita.

L’israelita, dopo che aveva mangiato la manna accompagnata dalle quaglie, continuava a peccare, continuava ad andare contro Dio, continuava a non volerne sapere di Dio, erano pochi coloro i quali seguivano Dio con tutto il cuore, certamente  Mosè.

Nella sinagoga con i giudei, gli stessi anziani del popolo di Israele (i giudei) fanno fatica a credere nella vita eterna (non tutti credevano nella vita eterna) e chiedono quel pane di vita. Ma il problema rimane l’assenza di fede.

Ancora il risorto non c‘è. Fede, speranza e carità non sono un regalo a basso costo che Dio ci ha fatto. Prima del cristianesimo fede, speranza e carità tendenzialmente non erano le virtù teologali ottenute dalla croce. La nonna, che noi oggi prendiamo in giro perché sta in chiesa a recitare il rosario, ha forse più fede di uno Mosè. Questo giusto per capire il dono che il Signore ci ha fatto.

Allora proviamo a tirare le somme, vi espongo la mia riflessione.

Il Concilio Vaticano secondo, nei testi Ad Gentes e Nostra Aetate, spiegano che  nelle altre religioni prima della venuta di Cristo, il Signore ha lasciato dei segni come tracce affinché quei popoli potessero arrivare a Dio in una qualche maniera. Perché ricordatevi che Dio non è estraneo a questo mondo, Dio non è un’entità che è a latere del mondo o dell’universo.

Se volete immaginarlo Dio contiene l’universo tutto, contiene anche l’inferno, non c’è niente che è fuori da Dio. Lo stesso inferno cadrebbe nel dimenticatoio, se Dio non lo sostenesse nell’essere.

Dio è giusto, è misericordioso, quello che dona la vita anzitutto, non la toglie.

Quindi questi popoli stanno al cuore di Dio. L’etrusco sta al cuore di Dio tanto quanto sto io al cuore di Dio. Perché l’etrusco non si dovrebbe salvare?

Quindi venivano dati a questi popoli dei modi per poter capire cosa la divinità (Dio) avrebbe fatto per loro. Ma lo comprendevano limitatamente.

Anche noi oggi, pur avendo determinati doni, spesso capiamo in maniera limitata.

Cosa fanno le religioni? E qui cerchiamo di capire perché l’oblitamento, la soppressione della religione.

Le religioni, “religere” la parola latina più vicina è “legare a sé”, rilegare” (anche se noi oggi capiamo un’altra cosa per rilegare), sono il tentativo dell’uomo di arrivare a Dio.

Io con la mia meditazione arrivo ad avere quei poteri che la divinità mi potrebbe dare; arrivo a ottenere la vita eterna; arrivo a rianimare un cadavere; arrivo alla visione, alla profezia, a capire i segni futuri.

Il sangue ha qualche relazione con questa potenza, lo abbiamo visto nelle altre religioni, ma non arriva a Dio. Nel Salmo 49 c’è una spiegazione bellissima: “Se avessi fame, a te non lo direi; mio è il mondo e quanto contiene. Mangerò forse la carne dei tori? berrò forse il sangue dei capri?” Vedete questo era l’humus di Israele stesso.

Allora, quello che fa la folla che cos’è?

Vede Cristo, ma non capisce il segno del pane, non lo riesce a comprendere, così come forse noi non riusciamo a comprendere la Messa. Quindi neanche si prepara alla Messa…neanche ci prepariamo alla Messa.

Qual è, secondo voi, la preparazione corretta che un cristiano dovrebbe avere alla Messa?

Vi do delle opzioni: dire il Rosario ogni giorno; fare delle opere di carità; perdonare chi ci ha fatto del male; vestire gli ignudi; dare da mangiare agli affamati; farsi prossimo al mio familiare che mi ha molto ferito; amare mio marito, amare mia moglie anche se…puntini di sospensione; sopportare mio figlio o mia figlia anche se…puntini di sospensione…lasciare liberi i figli di fare i loro errori.

La preparazione è in vista di qualcosa di importante. Ester lo dimostra. Ester sta andando da un Re umano, ma è qualcosa di importante.

Se voi oggi doveste andare dal Papa passereste una settimana, le donne forse due, per andare all’incontro con il Papa. Ed è umano. Non è la Messa! Questi sono i famosi “oli” di Ester, i famosi “profumi” di Ester.

Sono la preghiera? Certamente. La meditazione della Bibbia?  Indubbiamente

Ma la prima cosa, e chi confessa lo sa, è perdonare chi mi ha fatto del male…è la cosa più complicata. Non si può andare a Messa senza quella preparazione!

Vedete che nel momento in cui quello cambia, cambia il vostro atteggiamento esteriore: quando una persona è rozza interiormente lo è anche negli atteggiamenti esteriori.

Prima non ci credevo. Poi, piano piano, l’ho notato..è vero così…una persona rozza…poi quando sono le donne rozze ancora peggio…diventano di una volgarità assurda!

È il famoso gioco a ribasso: più sei rozzo più  volgare diventi e meno riesci ad apprezzare, meno hai quel gusto spirituale delle cose che non si vedono e che non puoi gustare con la bocca, né sentire con le orecchie.

Quindi la fede è quel qualcosa di più… che la gente dice: “Guarda quello che stupido!”

Perché ha fede…

Tommaso d’Aquino, di cui sono indegno confratello, diceva che la fede ci dà il potere di vedere quelle cose che con l’occhio non si vedono, quindi il potere di gustare quelle cose che con la lingua non si gustano.

La fede non è un deficit della ragione ma, se ben utilizzata è un potenziamento della ragione. (vedi Tantum ergo sacramentum). Perché il teologo riesce a capire che cosa non è la Trinità? Perché la ragione è aiutata dalla fede. Perché il teologo riesce a dire che in quelle religioni c’era l’immagine di quello che poi realmente sarebbe accaduto?

Perché ha, insieme a noi, il dono della fede. Che gli Israeliti non avevano e per questo non riuscivano a comprendere il discorso di Cristo pensando che il Cristo li volesse cannibali! Per questo gli dicono “sei pazzo! Il Dio di Israele non vuole neanche che noi sacrifichiamo i nostri figli a Baal!” Sapete come venivano sacrificati? Vivi o morti, non lo so: c’è questa statua di metallo, con un foro nella pancia, dove veniva acceso il fuoco e il bambino veniva sacrificato al dio Baal.

Perché? Perché il dio Baal era il dio della potenza, dei cieli. Bisognava far sì che stesse buono. E noi non sappiamo sacrificare i nostri di bambini! Non i nostri figli. Quali sono i nostri bambini? I nostri peccati! L’unica cosa che abbiamo di nostro sono i peccati. Non riusciamo a sacrificare i nostri peccati all’altare.

Chi ha fede?

Chi è battezzato ha fede, speranza e carità. Chi li cura, li ha vivi, per chi non li cura, non sono morti, sono come una pianta quasi morta: c’è la radice ma non ci sono gli effetti, non si vede cosa c’è fuori.

Se voi chiedete a una di queste persone: “cosa vedi in quel pane durante la messa?”, la risposta è: “perché non mi dà da bere il vino anche a me il sacerdote? Perché se lo beve tutto lui? Lui drinka e io no?”

Fa ridere, ma è anche triste…

Perché: che cos’è questo pane e questo vino che beviamo? A cosa servono (mettiamola sull’utilitarismo)? Qual è l’effetto che hanno in noi? Sono quegli effetti che lo sciamano, l’idolatra e le religioni precedenti cercavano ma non ottenevano. La guarigione dei corpi… La guarigione dello spirito è superiore alla guarigione di un corpo!

Siamo tempio dello Spirito Santo: cosa significa “essere tempio dello Spirito Santo”? Lo diciamo sempre: “io sono tempio dello Spirito Santo”, ma cosa significa? Dimmi: cosa significa?

Per favore, io non lo so. Gesù dice: “siamo amici di Dio”. Cosa significa “essere amici di Dio”? Questo è quello che non sappiamo della nostra non religione. La nostra non è una religione.

Noi non stiamo facendo nulla per accaparrarci Dio, è Dio che si vuole fare nostro amico, entra in noi, ci fa Tempio in modo tale che dentro di noi viva la Santissima Trinità.

Eh? Voi siete dei. Come??

Voi siete dei. Non lo dice Gesù?

Cosa significa essere dei? Partecipare alla natura divina di Dio. Noi siamo come Dio.

Nel sacrificio della messa, quando noi partecipiamo al sacrificio della messa viene in noi Colui il quale contiene tutto.

Se contiene tutto come fa a venire in noi? Perché noi diventiamo come Lui. C’è un’uguaglianza, non c’è altrimenti, matematico. Se Lui è superiore a me e Lui è dentro di me e io lo contengo, come posso contenere qualcosa che è incontenibile.

Perché divento come Lui in modo tale che io e Lui siamo la medesima cosa.

Non c’è più qualcuno che contiene l’altro. Questo è essere amici.

Aristotele quando parla dell’amicizia una delle proprietà dell’amicizia è la comunione dei beni e se uno è più ricco dona all’amico più povero, tanti beni quanti ne servono per la parità.

Cristo ti dice “sono tuo amico”; “vi ho chiamati amici”. Cosa serve a me per arrivare alla parità con Cristo? La sua divinità. Tutto. Quindi io partecipo alla natura divina. Cosa significa partecipare alla natura divina? Libro della Sapienza: la Sapienza viene descritta con 21 caratteristiche, 7×3=21; 7 = perdonate 70 volte 7; 3 = la Trinità ovvero perdonate come Dio.

Qual è la preparazione migliore per la messa? Chi è Dio? Una delle proprietà di Dio? Giusto e misericordioso.

Qual è il tempo in cui stiamo vivendo? Il tempo dell’uomo.

Qual è il tempo dell’uomo?

Il tempo della misericordia di Dio nei nostri confronti.

Quando moriremo sarà il tempo della giustizia, ora è il tempo della misericordia.

E il misericordioso che cosa fa?

Ha compassione di colui che soffre.

Cosa dobbiamo fare noi se vogliamo essere come Dio visto che lui ci da il potere di esserlo? Compatire.