Chi era Marcello Candia?

di Marta Arena

In occasione del quarantesimo anniversario della morte del Venerabile Marcello Candia (1916-1983) – la cui causa di beatificazione è in corso – don Samuele Pinna, sacerdote ambrosiano, ha da poco dato alle stampe il volume Marcello Candia. Imprenditore per conto di Dio (Àncora, Milano 2023, 160 pagine), con la Prefazione del cardinal Angelo Scola, a cura di Federica Favero, impreziosito da alcuni testi di Giorgio Torelli – giornalista e amico del dottor Candia – e da testimonianze di chi lo ha conosciuto.

Ma chi era Marcello Candia?

Ricco imprenditore milanese, innamorato fin da giovanissimo degli ultimi e dei poveri, ardente nella carità e infiammato dal desiderio di prestare a questi ultimi aiuti concreti e rispondenti ai loro bisogni, dopo esser succeduto al padre nella conduzione della prospera azienda famigliare, decide di lasciare tutto per seguire la chiamata che da sempre gli risuona nel cuore: partire come missionario laico in Brasile per costruire un ospedale necessario in quella porzione di territorio. Qui, grazie alla Provvidenza, manifestatasi in numerosi incontri, fioriranno altre opere di aiuto ai più bisognosi (tra tutti, il lebbrosario di Marituba che sarà visitato anche da san Giovanni Paolo II), fino a che, a causa di un melanoma, il Servo di Dio, muore «in un intenso dolore fisico ma con una luminosità negli occhi» (p. 126), testimoniando anche sul letto di morte il suo intimo e vivo rapporto con il Signore e la fede certa nella opera di Dio.

Dalle pagine del libro emerge chiaramente come il dottor Candia sia l’esempio di uomo che crede per davvero nella Divina Provvidenza e nel Suo agire concreto e sovrabbondante, in ogni istante dell’esistenza ed in ogni circostanza, anche in quelle più buie e spiacevoli. A Marcello non sono risparmiate sofferenze, quali la perdita della madre in giovane età, né incidenti lungo il percorso, quale l’esplosione accidentale di un bombolone di CO2 della sua fabbrica, che ha causato due vittime; evento che per lo più ritarderà la prima partenza per la missione in Brasile.  Ma nonostante ciò non smetterà di guardare a Dio e affidarsi a Lui più che disperarsi per l’accaduto; è il cristiano che «ebbe fede sperando contro ogni speranza» (Rm 4, 18), mostrando così al lettore che non è decisivo avere le circostanze favorevoli, i mezzi, le risorse materiali, i soldi giusti, per fare il bene. L’importante è avere con sé Dio, essere sulla Sua strada, nella Sua volontà e incominciare a fare il bene laddove si è, fidandosi della Sua presenza anche in mezzo alle tragedie.

Dall’altra parte, l’Autore pone in evidenza come Candia sia stato, prima ancora che l’uomo del servizio, l’uomo della preghiera, l’uomo che ha fatto davvero sue le parole di Gesù: «Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me, non potete fare nulla» (Gv 15, 5). La sua vita, immersa nella contemplazione, insegna che ogni azione, ogni scelta, ogni attività, per essere davvero buona, deve essere preceduta e accompagnata dalla preghiera. Il Venerabile laico è testimone di questo modus operandi: orazione e azione. Pregava in ogni occasione secondo l’invito di san Paolo di pregare “sempre”, utilizzando anche i tempi morti, faceva frequenti visite al Santissimo Sacramento, aveva messo al centro l’Eucarestia e chiedeva preghiera per le sue opere di carità, perché sapeva che senza preghiera non solo non avrebbe avuto la forza di portarle avanti e di affrontare le difficoltà, ma neppure di fare scelte conformi alla volontà di Dio, di offrire il meglio e di fare bene la carità, come era solito affermare.

Lo stesso don Pinna spiega nell’Introduzione, «Perché, in definitiva, presentare un testo su di lui? Per aiutarci a meditare o a rimeditare sugli aspetti fondamentali della vita credente, su quel “minimo” che consente di camminare e che ci fa prossimi – oltre a identificarci – ai “minimi” del Regno. (…) Seguendo le tappe della sua vita di uomo di Dio e figlio della Chiesa si desidera mostrare quegli aspetti che l’hanno portato alla santità, elementi che qualsiasi persona può sperimentare nel corso della sua vita spirituale, e che non dovrebbero invero mai essere assenti: l’importanza della famiglia, della preghiera, di una direzione spirituale, dell’onestà nel lavoro, di una ricerca della propria vocazione continuamente rinnovata nella fedeltà, della carità concreta e non solo fatta di parole, dell’accettazione della Croce, del pensiero della morte e della vita eterna… Queste pagine, pur soffermandosi anche sull’opera caritativa di Candia (la fede non è fede se non diventa carità!), vogliono mostrare – per quanto è possibile – l’anima di Marcello e rispondere a un interrogativo oggi più che mai urgente a causa del declino della partecipazione religiosa: quali devono essere le caratteristiche di chi vuol vivere da vero cristiano».

Marcello, intercedi per noi, affinché possiamo essere veramente cristiani!