Presidenta anche no, Resistere al fascino del neofemminismo

di Costanza Miriano

Cercherò di usare un tono pacato, perché Raffaella è un po’ più di un’amica, un po’ più anche di una sorella di carne, è una sorella di elezione, e quindi so che devo cercare di essere lucida. E infatti sono giorni che leggo e rileggo il suo libro, sottolineo, prendo appunti, mi segno i dati, approfondisco, provo a seguire le tracce delle piste che apre (ogni capitolo sarebbe un libro a parte), vado a leggere notizie ulteriori sulle storie che ha scovato. E niente, mi dispiace, anche cercando di essere obiettiva lo devo dire. Presidenta anche no, Resistere al fascino del neofemminismo (Ed. Il Timone 2024) è un capolavoro. È una pietra miliare della riflessione sul ruolo femminile, e l’unica voce fuori dal coro.

A differenza delle paginate dei giornaloni mainstream, basate sul nulla, gonfiate ad arte, ideologiche e piene di bugie (Cosmopolitan coi suoi falsi “racconti veri” e le sue ricerche inventate ha fatto scuola, come spiega bene questo testo), giornaloni che – compatti come un sol uomo –  ripetono le parole chiave, i ritornelli vuoti e falsi della propaganda ignorando completamente la realtà, in questo libro ci sono fatti. Storie, dati, fatti raccontati, messi in fila, verificati, letti insieme, uno dopo l’altro, per dire una cosa: quello che cercano di raccontarci della donna non è la verità, o, se non vogliamo scomodare categorie ontologiche così alte, non è ciò che realmente corrisponde alla vita delle donne in carne ed ossa.

Questo libro proclama che il re è nudo, che c’è stato e c’è tuttora un disegno orchestrato e molto ben finanziato per convincere le donne che la maternità è un fardello, a meno che non sia tu a scegliere dovecomequando, e allora tutto è consentito, compreso produrre bambini in laboratorio senza pensare che ci sono vite che verranno sacrificate per questo, che gli uomini sono tutti violenti e cattivi, che le donne sono sfruttate e sottopagate, o comunque pagate meno degli uomini a parità di lavoro svolto, che lavorare fuori casa è comunque e sempre meglio che in casa, perché il direttore cretino è comunque meglio di tuo marito, che la contraccezione è un dono meraviglioso, che l’aborto è un diritto e quindi non ci farà soffrire, che si può decidere se si è maschi e femmine e che si può passare da un sesso alla brutta copia dell’altro senza pagare un prezzo enorme in termini di dolore psichico e gravi problemi fisici.

Raffaella ha letto un sacco prima di scrivere questo capolavoro: giornali, siti, profili social e libri, molti libri, anche in altre lingue, e in uno (The Anti-Mary exposed – Rescuing the culture from toxic femininity di Carrie Gress) ha scovato un’immagine geniale, che fotografa con un’immagine iconica quello che abbiamo capito tutti , almeno tutti noi che non ci siamo bevuti le balle del sistema: racconta quella scena de Il diavolo veste Prada in cui Miranda tratta malissimo la sua assistente (Anne Hathaway) che sembra non considerare importante la scelta fra due cinture identiche, e spiega che invece quella scelta ben lungi dall’essere irrilevante, condizionerà i consumi di tutti per molti anni a seguire. Prima i grandi della moda poi i negozi di lusso, le catene della moda e alla fine i grandi magazzini dove noi “plebei” compreremo molti anni dopo nell’angolo occasioni capi e modelli e colori che imitano scelte fatte ai vertici molto prima. Il mercato delle idee funziona esattamente come il mercato della moda – scrive l’autrice, citando poi la Gress: “è un’élite politica a fornirci i parametri di ciò che pensiamo. Le idee di alcuni personaggi sono entrate nella vita quotidiana di milioni di persone” senza che ce ne rendessimo conto. E così la gente si trova a pensare cose come “le donne possono essere libere solo se sono in grado di abortire i loro figli” o “il genere è una cosa fluida” senza averle mai veramente pensate.

Raffaella Frullone

Non è facile smontare le bugie, perché il sistema mediatico è “uno strumento potentissimo che orienta messaggi e linguaggio per veicolare contenuti precisi… un’idea dell’essere umano concepito come un individuo isolato, che si autodetermina, la cui bussola è unicamente il benessere personale, da raggiungere consumando, non solo cose ma relazioni ed esperienze”. E la donna, proprio perché fonte della vita e generatrice di bene, è il bersaglio principale; se vincono le bugie su di lei, la società cambia, irrimediabilmente. Sulla donna “al momento l’unico discorso socialmente accettabile a livello pubblico è quello postfemminista, l’unico considerato dalla parte giusta della storia. Ma c’è un’altra parte della storia, quella vera. Quella che non trova spazio sui grandi media e magari viene sbeffeggiata…” E invece Presidenta anche no offre una serie di spunti, occasioni per ascoltare, anche solo per curiosità, un’altra campana.

Il libro non trascura nessuna delle questioni vitali: il tema del linguaggio, il cosiddetto patriarcato, i giornali che dagli anni ’60 diffondono il Verbo della donna che lavora molto, fa tanto sesso ed è libera da qualsiasi relazione, i Trans che diventano miss al posto delle belle donne, i corpi mutilati di chi affronta l’incubo della transizione di genere, il dramma dei detransitioners, l’incubo e il dramma dell’aborto volontario, le bestialità della fecondazione artificiale, gli agglomerati queer che vorrebbero chiamarsi famiglie, l’utero in affitto, la solitudine delle donne che usano il sesso per avere amore, la trasgressione della castità, l’odio verso il matrimonio, la questione del lavoro femminile che viene sempre trattata come la battaglia delle donne per stare di più lontane da casa (quando invece la realtà dice che tante donne vorrebbero stare meno lontane da casa), il dramma delle donne uccise non dal patriarcato ma da uomini fragili e poco virili, incapaci di reggere le passioni, la menzogna delle parole (l’unico vero femminicidio, cioè l’uccisione di una vita solo perché donna, è l’aborto selettivo), la violenza che va sempre condannata tranne quando “sanziona” la sede di ProVita, vandalizzandola e lanciando minacce. Vorresti che non finisse mai, e invece purtroppo finisce, troppo presto, ma non senza lanciare l’auspicio più bello.

“È tempo di stabilire un’alleanza del tutto nuova con l’uomo che ci sta accanto… esiste un altro modo di vivere la femminilità, di amare e di trovare compimento. Ed è alla portata di tutte”.