“Un solo corpo e un sol spirito” Monastero WiFi di Roma- Incontro mensile

Ricordiamo che oggi, lunedì 8 aprile, vi aspettiamo al battistero di san Giovanni in Laterano per l’incontro mensile con gli amici romani ( o di passaggio) per fare uno spuntino alle 20.30 e cominciare alle 21, avremo con noi dalla Puglia don Daniele Troiani che ci parlerà di come offrire noi stessi durante l’eucaristia: “Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito”. Qui invece la trascrizione della bellissima catechesi di marzo.

“UN SOLO CORPO E UN SOLO SPIRITO”: il dinamismo della Liturgia Eucaristica”

Catechesi del 5 marzo 2024 di don Filippo Ciampanelli

Buonasera a tutti allora, è bello vedervi, è bello stare con voi, grazie di essere qua.

Possiamo fare una piccola preghiera all’inizio?

Invochiamo lo Spirito Santo, ogni cosa deve cominciare con Lui.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

Vieni o Spirito Santo, scendi nei nostri cuori, rendici docili alla tua presenza, vieni nelle nostre menti, aprile a Dio, tocca i nostri cuori, rendici umili, semplici, tu che sei il Consolatore vinci ogni solitudine, tu, fortezza di Dio, vieni a rinfrancare i nostri cuori. Vieni Spirito Santo di Dio come sei sceso nel cenacolo, sugli apostoli e su Maria. Ripetiamo nel nostro cuore l’invito: vieni Spirito Santo, vieni Spirito Santo, vieni, scendi su di me, vieni nel mio cuore! Grazie Signore! “Gloria”

Dunque cari amici, cari fratelli e sorelle, il tema di questa sera è la liturgia eucaristica, state trattando la Messa, no?

Allora nella S. Messa, all’interno della Messa, c’è una parte che è la liturgia eucaristica.

Di cosa stiamo parlando?

Quando andiamo a messa sappiamo che ci sono dei riti introduttivi, poi sappiamo che ci sono le letture, c’è sempre la preghiera del prete, dopo la quale la professione di fede, poi ci si siede e c’è la presentazione dei doni.

Da lì in poi, un po’ una nebbia, non si capisce bene cosa succede.

Diciamo la verità, la maggior parte dei cattolici fanno fatica a capire poi cosa succede. Hanno in mente i più credenti, diciamo così, che avvengono due cose: la consacrazione, dove il pane e vino non sono più pane e vino ma Corpo e Sangue di Cristo e la comunione. Ma tutto ciò che avviene in quel tragitto… diventa un po’ oscuro. Allora io questa sera vi parlerei proprio di questo che nella liturgia si chiama “liturgia eucaristica”.

La percorriamo insieme e vediamo che c’è molto di più e che c’è qualcosa di veramente, credo, molto molto bello.

Dunque, comincia tutto sull’altare, quando si portano il pane e il vino. Il prete fa delle preghiere, si possono fare dei canti, immancabilmente si raccolgono le offerte, però ad un certo punto venite interpellati voi: il prete dice: “Pregate fratelli e sorelle perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre Onnipotente” …

Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa chiesa”.

Queste parole che dite sempre, sicuramente ci credete, non so se anche le capiamo bene, perché? Perché diciamo, lo avete detto voi, “riceva dalle tue mani questo sacrificio”.

Ma che sacrificio avete fatto, scusami! Non sta parlando dell’offerta (della questua) , chiariamo, ecco! Sta parlando del pane e del vino.

Ora, questo pane e vino voi li avete mai visti, confezionati, regalati?

No, allora che sacrificio è?

Allora qui cominciamo a capire cosa avviene: quel pane e quel vino sono due simboli, simboli vitali: il pane rappresenta la dimensione della quotidianità, è il pane quotidiano, è il lavoro, è la fatica, è “portare a casa il pane”. Il vino rappresenta, invece, la dimensione della straordinarietà, della festa.

Diciamo che il pane sta all’utile come il vino sta al dilettevole. Sono le due dimensioni della nostra vita: una “ferialità”, fatta di lavoro, fatta di fatica, fatta di ripetitività (mi veniva da dire fatta di Costanza) e poi c’è la dimensione di festa, di sorpresa, di gioia: pane e vino rappresentano questo!

Allora, dentro questi due simboli c’è la nostra vita, la vita di ciascuno di noi che va, ha portato i doni all’altare e, anche quando non si portano all’altare, il sacerdote è chiamato a riceverli da qualcuno, in modo tale che vengano portati sull’altare di Dio. Lì dove arriverà a Cristo ciò che simboleggia tutta la nostra vita.

E allora l’assemblea viene convocata dal sacerdote che dice poche parole, ma quelle che nella liturgia eucaristica sono fondamentali.

Gli viene chiesto, in sostanza: “fratelli sorelle che volete fare? E l’assemblea risponde: “Il Signore riceva… questo sacrificio” (dal latino sacrum facere, fare sacro).

Vedete, ciò che noi facciamo nella vita rischia di rimanere “desacralizzato”.

Quand’è che diventa sacro?

Quando noi entriamo in relazione con Dio. Allora vedete che la vita non va solo vissuta, non va solo benedetta ma va anche celebrata.

Quando la vita è in unione col Signore, quando è sul suo altare, allora questa vita è celebrata. E diventa qualcosa di più grande.

Quando noi diciamo: “Signore tutto quello che ho vissuto in questa settimana, anche le cose più faticose – come il mio collega che mi cammina sul sistema nervoso, mia suocera e mio suocero – adesso trova un senso”.

E il senso non è nelle cose stesse, ma nel fatto che io le condivida con te, Signore. Queste cose messe sul tuo altare possono diventare qualcosa di meraviglioso e già capite cosa diventeranno.

Comincia così questa offerta. Si comprende, dunque, quanto sia importante andare a Messa e “portare la nostra settimana al Signore”, andarci quotidianamente invece significa “portare la giornata a Lui”, quindi, dare un senso alle cose che di senso ci sembra non ne abbiano.

Mi viene in mente una frase della Liturgia delle ore, in cui il Signore dice: “Amore voglio, non sacrifici, non offerte ma comunione con me”. Il Signore vuole comunione con noi.

Il senso di tutta la liturgia eucaristica, che è il cuore della Messa, infatti, è la comunione: fare comunione tra noi e Dio.

Come si fa a fare questa unione comune tra la terra e il cielo? Noi mortali, terrestri, dobbiamo salire verso il cielo, verso l’immortalità, e il Signore deve scendere.

Ecco, allora, il primo movimento eucaristico della liturgia, che chiamerei ascensionale, comincia proprio da qua. Portiamo al Signore quello che viviamo, con il pane e con il vino, e gli diciamo che vogliamo fare una offerta a Lui.

Poi, il sacerdote dice una preghiera: “Il Signore sia con voi”. E inizia da qui un dialogo con Dio, che è il più lungo e importante della messa.

Questa preghiera, che è stata già recitata prima della lettura del Vangelo, si ripete per una seconda volta. Ma perché il Signore deve stare di nuovo con noi? Il motivo è che comincia il momento più importante.

E per segnare questo momento il sacerdote fa una seconda affermazione: “In alto i nostri cuori”, che significa proprio che si entra nel clou della celebrazione.

Si risponde: “Sono rivolti al Signore”. Questo è l’inizio della fase più importante e paradossalmente è quella che conosciamo meno.

Poi c’è un terzo invito: “Rendiamo grazie a Dio”. L’assemblea risponde “È cosa buona e giusta” e da ora comincia un’altra fase, un secondo scatto.

Dopo aver portato al Signore la nostra offerta nei segni del pane e del vino sull’altare, inizia una preghiera in cui il sacerdote prega a braccia aperte.

Quando il sacerdote si pone con le braccia aperte è un simbolismo, significa che la preghiera è solenne, non prega per sé ma intercede per il popolo (come ad esempio faceva Mosè nell’Antico Testamento quando pregava per il popolo durante la battaglia).

Ma quale è la preghiera più grande che una creatura, un figlio di Dio, può rivolgere al Padre? Quella di lode, di ringraziamento. Il termine Eucarestia, deriva dal greco antico (εὐχαριστία) e significa rendimento di grazie.

La preghiera più bella è proprio quella di lode, di grazie, non quella in cui preghiamo e facciamo la lista di richieste dei nostri bisogni al Signore, ma quella in cui preghiamo per dimostrare a Dio che gli vogliamo bene, come un figlio fa con i suoi genitori.

Questa preghiera commuove il Padre, infatti, Lui ci risponde riversando su di noi lo Spirito Santo, che rappresenta la sua commozione.

Allora la chiesa ci fa fare una preghiera di lode: È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie”.

E cominciamo a rendere grazie.

Ora noi siamo latini in senso liturgico (anche in tutti gli altri sensi), ma siamo latini e quindi noi abbiamo un rito che è il rito latino, che è sintetico, conciso, il più conciso della Chiesa. Il che ci va anche bene, in tre quarti d’ora ce la caviamo a fare la Messa, però ci sono molti altri riti nella Chiesa (che so: etiopico, maronita, bizantino, caldeo, armeno, eccetera), dove invece la liturgia è anche più bella, va detto, anche se è un po’ più lunga.

E qui, questo momento di ringraziare, questa preghiera di ringraziamento che si chiama prefazio, cioè che si dice davanti a Dio, è molto più estesa, molto più lunga. Si ringrazia per tutto, si parte dall’inizio, dalla creazione, la storia della salvezza… Tutto quanto, no?

E qui una piccola parentesi comica, visto che siamo a una certa ora… Mi viene in mente che quando ero in Azerbaijan fui invitato ad una divina liturgia in una chiesa ortodossa, di tre ore e mezza. Allora, nella nostra preghiera, nel prefazio, noi ringraziamo Dio. Sostanzialmente ringraziamo il Padre nello Spirito per una cosa. Siamo latini, sintetici, e lo ringraziamo perché ci ha dato Gesù. Poi i vari prefazi cambiano a seconda dei momenti dell’anno, ma tendenzialmente noi ringraziamo per Gesù. E quindi abbiamo offerto la vita, abbiamo ringraziato, in questo cammino ascensionale per arrivare verso Dio, e c’è ancora un passaggio, l’ultimo che è bellissimo. E finisco nel prefazio dicendo: “Insieme con i cori degli angeli e dei santi cantiamo insieme la tua gloria: Santo, Santo, Santo, il Signore, Dio dell’universo…”.

Allora: perché questa cosa degli angeli e dei santi?

Perché il Santo non è stato inventato e scritto dagli uomini, come la gran parte delle preghiere liturgiche, scritte da Papi, Dottori della Chiesa… Il Santo è copiato dal cielo. Nella Bibbia ci sono due momenti: il profeta Isaia e San Giovanni (nell’apocalisse, l’ultimo libro della Bibbia) hanno delle visioni: vedono il Cielo, vedono il paradiso, vedono il trono di Dio e ascoltano questo canto che avviene attorno al trono di Dio e sentono le schiere celesti dire: “Santo, Santo, Santo, (tre volte Santo: Padre, Figlio e Spirito Santo) il Signore, Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della sua gloria.” A cui abbiamo aggiunto una parte che è l’acclamazione prima di accogliere Gesù a Gerusalemme: “Benedetto colui che viene”(perché sta per arrivare). Ecco però quella preghiera è scritta in cielo (“Made in Heaven”), non l’abbiamo fatta noi.

Che vuol dire?

Che in quel momento noi ci uniamo, noi chiesa terrestre, con la chiesa celeste.

Siamo veramente l’unica Chiesa, unita per cantare la lode più grande. Perché la nostra preghiera salga verso l’alto, ci uniamo con coloro che sono già in alto.

Allora tu vai a messa, ricordi i tuoi defunti, magari li porti con una grande fatica nel cuore, perché hai una grande nostalgia, ti mancano, non li hai più accanto a te, e in quel momento lì, durante il Santo, loro sono più vicini a te come mai.

Perché non solo tu li pensi, non solo preghi per loro, ma preghi con loro, con le loro stesse parole e in unione liturgica con loro.

Allora se noi avessimo non solo questi sensi corporei, ma i sensi dello spirito, potremmo sentirli. Potremmo sentire che loro cantano, pregando con noi.

E’ bella questa cosa, no?

Sapete che c’era Santa Monica, la mamma di Sant’Agostino, che andava sempre al cimitero e Sant’Ambrogio che era il vescovo di Milano le disse: “Sì, vai pure al cimitero, se vuoi, però vai a messa, perché è lì che sono vivi.”
Allora noi pure andiamo al cimitero, poi i fiori costano… Invece vai a messa, che è gratuito, e lì stai con loro, lì il cielo si apre… Allora capite che questa è la preghiera più grande che c’è e infatti va cantata, possibilmente, nella messa questa lode.

Allora questo è un momento ascensionale: portiamo la nostra vita, tutta la settimana la mettiamo sull’altare. Poi facciamo questa grande preghiera di gratitudine, alzando i cuori e rendendo grazie. E poi ci uniamo con il coro degli angeli e dei santi in Cielo. Abbiamo fatto il nostro percorso ascensionale.

Il nostro l’abbiamo fatto, tocca a Dio. Che fa Dio?
Si lascia vincere in generosità da noi?
No. Allora: arriva Dio e guardate… Che cosa fa?
Lo sapete: ci dona se stesso!

Il Padre manda lo Spirito perché su quel pane e quel vino arrivi Gesù. Dove arriva Gesù, lì dove noi ci siamo dati a Lui, gli abbiamo dato il pane e il vino simboleggia la nostra vita, Lui vieni lì in quello che gli abbiamo dato. Dio non si impone, ma si propone, ma appena gli apri la porta, entra da quella porta che gli hai aperto.

E succede come succede nell’incarnazione.

Il Padre manda lo Spirito perché ci sia Gesù, perché nell’incarnazione il VERBO SI FECE CARNE IN MARIA, e qui il VERBO SI FA CARNE nel PANE EUCARISTICO. Succede questo grande dono Trinitario, noi abbiamo dato qualcosa di nostro a Dio, DIO DA SE STESSO A NOI.

Sentite le parole che belle: “Veramente Santo sei tu o Padre, fonte di ogni Santità, ti preghiamo, santifica questi doni.

Non c’è una parola un po’ ripetuta qua?

Santo! Perché Santo?

Perché lo fa lo Spirito Santo, quello lo fa solo lui.

Lo Spirito Santo è uno che per deformazione professionale è il Ministro degli Esteri di Dio, cioè è colui che porta Dio fuori da Dio.

Allora come fa Dio a venir fuori dallo Spirito Santo: chi è che ti dà il perdono nella confessione, chi è che ti porta Gesù nell’eucarestia? Lo Spirito Santo.

Quello che non capiamo è la Persona che più sperimentiamo in realtà delle Tre persone della Trinità.

Lui ha questa specialità di azzerare le distanze temporali e spaziali. Gesù si è incarnato 2000 anni fa, e morto e risorto 2000 anni fa, ecco Lui lo ripresenta lì, non simbolicamente, ma veramente.

E cosi fa anche per gli spazi, distinti, dispersi, diversi, Lui ci fa un solo corpo. Vediamo un attimo.

Allora sapete cosa succede, non mi soffermo più di tanto. Quel pane rimane pane da vedere, ma è Dio quel Pane, Tutto Dio come Pane e tutto Pane quel Dio, è bellissimo. Dio ci lascia quel segno di pane e a me piace molto questa cosa, perché vedete il pane è PRENDETE E MANGIATE, ma non c’è intimità più grande guardate.

Credo che il rapporto intimo e grande che ci sia al mondo, sia quello di una madre col proprio figlio o con la propria figlia. In natura è così.

E però qui Dio va oltre, perché una mamma, per quanto ami suo figlio o la sua figlia non può darsi da mangiare, non può entrare dentro a suo figlio o a sua figlia. Dio SI, Dio si fa pane per entrare in noi cosi intimo da essere dentro di noi. Questo Dio che si fa così intimo, fa Pasqua con noi.

Si dicono le parole dell’ultima cena. Perché le parole dell’ultima cena? Vedete Gesù ha inventato l’ultima cena, dicendo “FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME”, perché tutto ciò che ha vissuto dopo, cioè la Passione e la Risurrezione, il centro di tutto, dove siamo stati salvati, Dio che ha assunto tutta la nostra umanità fino in fondo, fino all’abbandono sulla Croce, fino al sepolcro, fino alla morte, fino a prendere su di se il peccato e questo l’ha preso con amore per risolvere e vincere ogni nostra distanza, solitudine, paura, morte, peccato.

Ecco tutta la nostra salvezza, Dio ce la ripresenta. Gesù ha fatto un rito, dicendo “FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME”, così che in questo rito è presente Lui nel momento della morte e della Resurrezione.

Noi siamo qui al calvario a Gerusalemme, 2000 anni fa, davanti al sepolcro a Gerusalemme 2000 anni fa. Questo momento è il momento nel quale non viene rappresentata la Passione di Gesù, ma RIPRESENTATA. Ecco, proprio lì.

Noi siamo portati dallo Spirito Santo alla verità della nostra salvezza. Andiamo a messa e incontriamo quello. Guarda che dono che ci fa il Signore, infatti diciamo “MISTERO DELLA FEDE”. “ANNUNCIAMO LA TUA MORTE O SIGNORE E PROCLAMIAMO LA TUA RISURREZIONE, NELL’ATTESA DELLA TUA VENUTA”.

L’avete detto voi, vedete come sono importanti le cose che dite. Annunciamo la tua morte e proclamiamo la tua risurrezione. E sì. Ammetti tu che in quel momento lì hai vissuto la Pasqua. Signore la tua morte e la tua risurrezione.

Però ci sono anche tre momenti, San Tommaso D’Aquino lo spiegava che meraviglia… diceva così: nell’eucarestia noi abbiamo un po’ questa idea, che so arriva Gesù sono le 21 e 27, Gesù è arrivato alle 21 e 27, Gesù delle 21e 27. NO lo spiega bene San Tommaso D’Aquino, dice attenzione nell’eucarestia non c’è solo il Signore in questo spazio, c’è il Signore in tutta la sua temporalità. Che significa? Tutto il passato di Dio, dal momento della sua incarnazione, il farsi uomo, le parabole, i miracoli, la predicazione.

C’è tutto nell’Eucarestia: c’è Gesù adesso nella sua “annunciamo la tua morte” – il passato di Dio – “proclamiamo la tua Resurrezione” – il presente. Gesù adesso siede alla destra del Padre, risorto e  vivo nel cielo.  C’è Lui lì, adesso, a quest’ora è alla destra del Padre e poi “nell’attesa della tua venuta” – futuro. Questo Tommaso d’Aquino l’ha ricordato alla Chiesa dicendo che nell’Eucarestia non c’è solo il documento della nostra salvezza, il passato di Dio o Lui presente oggi, c’è il futuro di Dio, c’è già la fine della nostra vita. Tu sei davanti a Colui che ti giudica alla fine della vita, tu sei davanti all’eterno che, per sua grazia, vedremo per sempre nella beatitudine eterna. La storia è già finita lì, c’è già tutto lì. E’ il futuro che viene a noi.

L’Eucarestia è una finestra aperta dall’eternità.

Pensa, anche qui quando fai l’Adorazione, c’hai davanti il Paradiso e dici: “ma che bello, i miei cari li ricordo qui, Gesù sono qui con te, li vedo”. E’ il futuro che viene a noi e tu lo riconosci…“nell’attesa della tua venuta.

L’attendo perché so che Tu sei qua.

C’è questa dimensione. Allora vedete cosa ci offre Dio? La sua Pasqua, la sua Incarnazione, il suo corpo passato presente e futuro, il senso della vita e della storia. Che possiamo fare in più? …uno dice…beh…basta, ormai…più di così!…e invece io oserei dire, pensate, che il bello deve ancora venire!

Dopo questa cosa che avete detto c’è una preghiera che comincia il sacerdote a dire e che… questa è un po’ più difficile da ascoltare perché è la più lunga della Messa, che il sacerdote dice a braccia aperte …poi tu sei già lì da quaranta minuti…la digestione, la partita, la casa, la suocera, la nonna…cominci a pensare ad altro e invece in quel momento lì ci sono tre cose veramente straordinarie che vengono dette.

Io provo a raccontarvele anche leggendo un attimo il testo liturgico. Il sacerdote comincia così: “celebrando il memoriale della morte e Resurrezione del Tuo Figlio”…questa è la preghiera eucaristica 2, ce ne sono diverse. In genere facciamo sempre la 2 perché è la più breve però c’è anche la 3, la 4. Nella terza si dice: “celebrando il memoriale della passione redentrice del tuo Figlio e la Sua Resurrezione e ascesa al Cielo”, nella quarta “in questo memoriale della nostra redenzione celebriamo o Padre la morte di Cristo, la Sua discesa agli inferi, proclamiamo la Sua Resurrezione e ascensione al Cielo”.

Ritorna sempre una parola… “memoriale” …significa… non è la memoria psicologica, quella che abbiamo, la nostra idea, ma è una memoria viva…cioè noi, Signore, qui possiamo fare la memoria vivente di tutto ciò che Tu hai vissuto. Noi lo riconosciamo nella tua morte, Passione, Resurrezione ascensione in Cielo. Tutto questo quando Gesù disse: “fate questo in memoria di me” …non “ricordatevi” ma “fate” e io sarò sempre con voi.

Bene, questo lo richiamiamo, ma poi ci sono due cose spettacolari. Dicevamo, vi ricordate, che la Comunione, che l’obiettivo della Liturgia Eucaristica si realizza ascensionalmente, noi che andiamo verso Dio, con la nostra vita, ringraziamo, osanniamo insieme ai Beati e poi Dio che viene verso di noi, scende verso di noi…bene!…questi due momenti adesso si ripresentano ancora ma ad un livello più alto.

C’è un altro momento ascensionale: sono le parole dell’Eucarestia, ve le leggo così vedete che è vero: “celebrando il memoriale della morte e Resurrezione di Tuo Figlio ti offriamo” …siamo noi… “ti offriamo”, verso l’alto… “Padre il pane della Vita e il calice della salvezza e ti rendiamo grazie perché ci hai resi degni di stare alla Tua presenza a compiere il servizio sacerdotale”…poi ancora la preghiera terza… “ti offriamo Padre in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo, guarda con amore e riconosci nell’offerta della Tua Chiesa la vittima immolata per la nostra redenzione” .Cioè che facciamo… siamo qui con Gesù, siamo intorno a Gesù, e diciamo “noi insieme a Gesù ci offriamo”…ci offriamo perché?

Per il rendimento di grazie, l’azione di grazie, lo dicevamo, ma anche per la salvezza del mondo e questo è il mistero grande.

Ogni Messa che celebri ci uniamo all’offerta di Gesù per la salvezza del mondo.

Com’è che siamo stati salvati noi?

Ci vorrebbe una sera, anzi una settimana per spiegarlo ma molto molto banalmente, noi siamo stati salvati perché Dio in Gesù, seconda persona della Trinità, Figlio di Dio, per fare noi Figli di Dio, è sceso verso di noi; scendendo verso di noi ha abitato con il suo amore ogni nostra distanza. Noi eravamo finiti nella morte, nel peccato, nella paura e Lui ha abitato morte, peccato e paura con il suo amore così da redimere tutto ciò che viviamo.

Scendendo in noi ci ha salvati, ma non solo: ci ha salvati anche offrendo, perché, vero Dio, è sceso verso di noi e ha trasformato tutta la nostra verità e realtà col Suo Amore; anche vero Uomo Gesù, e da uomo ha fatto quello che nessun uomo è riuscito a fare, cioè, senza peccato ha detto sì a Dio, nei momenti in cui l’uomo non riuscirà mai: nell’abbandono, nella sofferenza, quando ti mettono i chiodi ai polsi, quando ti lasciano i tuoi, quando ti condannano ingiustamente; quando trovi l’abbandono di Dio sulla croce, la Sua offerta così che Dio dica : “ che bello, tutto riconciliato”.

Dio è sceso nelle profondità dell’uomo, l’uomo Gesù dice sì a Dio per sempre, in ogni situazione.

Ecco, questo brevemente, come siamo stati salvati, in un modo banalissimo scusate, ma è il modo in cui siamo stati salvati. Ecco allora qui diciamo “Gesù, anche noi partecipiamo a questa salvezza, e noi, come Tua chiesa, visto che Tu sei venuto nelle nostre mani, Ti offriamo ancora al Padre, per intercedere per il mondo.                                                                                                  Capito perché ricordiamo anche i nostri defunti nella messa, o offriamo la messa, offriamo la messa per la pace, per la salvezza, per la vita, per la famiglia; ecco perché c’è questa potenza salvifica che si sprigiona nella messa, offerta in rendimento di grazie.

Allora tutta la nostra vita non la offriamo da soli con il pane ed il vino, ma l’offriamo anche in un secondo momento con Gesù al Padre. Allora sì che tutto quello che viviamo assume un grande valore. Ho questo peso, questa fatica, Signore, questo non senso nella mia vita, ma adesso sul mio altare ho quel pane, quel pane l’ha abitato Gesù.

Allora Gesù prende la mia sofferenza, la mia fatica, la mia angoscia, la mia croce e ne fa una meraviglia, ne fa una resurrezione. Capite che roba eh!                                                       Ma c’è qualcosa che mi piace più di tutte, ve la dico adesso :  va avanti così, prendiamo sempre la Preghiera Eucaristica II, dice così: “ Ti preghiamo umilmente, (c’è  una preghiera ancora che si fa…. Ti preghiamo umilmente) per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo“.

Preghiera Eucaristica III :  “A noi che ci nutriamo del corpo e sangue del Tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo ed un solo spirito.”

Parole un po’ tecniche e concise.  Provo a spiegarle un attimo.

Invochiamo una seconda volta lo Spirito Santo. La prima volta, pochi minuti prima, lo abbiamo invocato quando c’è stato il “Santo, santo, santo…”, perché il pane e il vino diventassero il Corpo ed il Sangue di Cristo. Bene, è uscito lo Spirito Santo, tecnicamente si chiama ‘Epiclesi’ l’invocazione allo Spirito Santo; ma c’è una seconda invocazione dello Spirito santo che facciamo adesso.  Su chi?  Qua c’è il corpo e sangue di Cristo, su chi questa invocazione?  Su di noi, su di noi.  Noi siamo qua, abbiamo bisogno dello Spirito Santo.

Preghiera eucaristica IV, dice così : “ Guarda con amore o Dio il sacrificio che tu stesso hai preparato per la tua chiesa, e a tutti coloro che partecipano a quest’unico pane e a quest’unico calice concedi che uniti in un solo corpo dallo Spirito Santo diventino offerta viva in Cristo, a lode della Sua Gloria

Allora, provo a spiegare un attimo.

Invochiamo lo Spirito Santo, perché quello Spirito Santo adesso scenda su di noi, perché anche noi siamo corpo di Cristo.

San Paolo dice : “ Quanti sono stati battezzati in Cristo formano con Lui un solo corpo.”

Siamo un unico corpo. Allora diciamo: Spirito Santo vieni, non solo su quel corpo lì, ma su questo corpo qua, perché trasformare il pane ed il vino in Gesù non è difficile per Dio, li ha inventati Lui il pane ed il vino, obbediscono. Ma fare di noi che siamo litigiosi, riottosi, di destra, di sinistra, conservatori, progressisti… non so cos’altro… romanisti, laziali,… io tifo Novara… non c’è problema; invocare lo Spirito Santo perché faccia di noi un solo corpo, quello è il miracolo di Dio, e l’obiettivo dell’Eucaristia è questo, cioè la parte  ‘clou’  dell’Eucaristia è proprio questa cosa qua ; e ve la dico con i Padri della Chiesa.

Sant’ Agostino spiegava così : diceva, ma la liturgia dice così, avete sentito, tutti noi che riceviamo un solo corpo, fa che noi diventiamo un solo corpo. Cioè noi facciamo la Comunione, mangiamo tutti lo stesso corpo, per essere tra di noi un solo corpo.   L’obiettivo della liturgia Eucaristica è unirci, è stare tra di noi.

Sant’Agostino diceva così “stai attento nelle catechesi mistagogiche quando tu partecipi all’eucaristia ci sono due Corpi di Cristo: uno è sull’altare e lo veneri, ti genufletti, lo adori, fai benissimo, ma ricordati che c’è un secondo Corpo di Cristo che è attorno a te e non succeda che tu adori il primo ma profani il secondo, perché ogni gesto di distanza e divisione è ferire il Corpo di Cristo”.

Pensate che nel primo millennio cristiano si parlava di due Corpi, questo è chiaro, del corpo reale e del corpo mistico. Oggi noi diciamo il corpo reale è l’eucaristia e il corpo mistico è la Chiesa. Nel primo millennio cristiano era il contrario: Corpo mistico era l’eucaristia perché è mistico, perché proprio del mistero dell’eucarestia, quindi durante un Sacramento (mysterion in greco significa Sacramento), ma il Corpo reale era la Chiesa.

Allora durante la Messa c’è questo movimento qua, pensate che bello, noi chiediamo e preghiamo per l’unità e Dio desidera questo e per questo invochiamo lo Spirito Santo. Allora l’unità è la cosa più importante. Sapete Gesù nel suo testamento – Giovanni 17, 21 – “perché siano una cosa sola Padre, come Tu in me ed io in loro, una cosa sola perché il mondo creda” ultime parole di Gesù prima della passione, ultima preghiera-testamento di Gesù. Questo mi chiede

Chi è nostro amico nella fede? Si chiama diavolo, “diaballo” dal greco, “divisore”.

Dio punta all’unità, lui alla divisione. Allora stiamo attenti perché se noi diventiamo eucaristici, qual è la prova dell’essere eucaristici spirituali?

Essere nell’unità e non è facile. Non è facile nella famiglia, non è facile nella comunità, non è facile nella Chiesa, quante polarizzazioni. Però attenzione, noi non dobbiamo essere di destra o di sinistra ma di Gesù. Non progressisti o conservatori ma cattolici e cercare sempre l’unità. Questo succede nell’eucaristia, lo Spirito Santo scende su di noi per questo.

Allora capite tutto quello che c’è dopo. Dopo che lo Spirito Santo è sceso su di noi, cioè su di noi in ogni eucaristia, se lo accogliessimo diremo “che bello Signore riaccendi in me la fiamma dell’unità, della comunione e dell’amore nonostante tutto quello che vivo e la messa fa miracoli”.

Sei lì con tuo marito, fai fatica con tua moglie, a messa ti tieni per mano, Spirito credo in te, vieni qua, ci riunisci e ci fai vedere oltre.

Ecco, questa cosa qua, questa unità della Chiesa è quello che si evince da ciò che succede, poi ricordate si dice “ricordati Padre della tua Chiesa diffusa su tutta la terra”, del nostro Papa, Vescovo, dei Sacerdoti, Presbiteri, Diaconi, defunti…

perché c’è sto’ elenco?

Perché stiamo pregando per la Chiesa, diciamo “Signore davanti a te con Gesù sull’altare che ci fa un solo corpo, con lo Spirito che scende su di noi ti portiamo davanti la tua Chiesa e preghiamo anche per i defunti”, è lì che li ricordiamo “ricordati anche dei nostri fratelli e sorelle che si sono…” perché fan parte anche loro della Chiesa, poi “di noi tutti abbi misericordia”, tutti preghiamo per tutti.

E’ la preghiera di tutti per tutti vale più di quella che uno fa per gli altri.

Quindi questo momento è il momento grande dove la Chiesa trova sé stessa. Vedete che bello. Cioè allora c’è questa ascensione nell’offerta con Gesù e questa seconda discesa dello Spirito Santo che dopo essere sceso sul pane e sul vino scende sul corpo della Chiesa. E così si è realizzata la comunione.

Vedete com’è la liturgia eucaristica che si conclude con la dossologia che è quel “per Cristo, con Cristo, in Cristo”.

Se ci pensate il sacerdote da terra al cielo alza, vedete il movimento ascensionale, e la comunione è realizzata, abbiamo fatto tutti i movimenti possibili e immaginabili allora dice “per Cristo, con Cristo, in Cristo, a Te Dio Padre Onnipotente nell’unità dello Spirito Santo”, noi uniti dallo Spirito Santo, “ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli” cioè adesso, tutto e per sempre. E qui scoppia l’amen.

Perché ho detto scoppia? Perché i Padri antichi, Sant’Agostino diceva: questo amen durante la liturgia andrebbe gridato. Gridato perché è l’amen definitivo.

Sapete cosa significa la parola amen? AMEN: Sì e tra l’altro è la parola che Maria ha detto sicuramente all’angelo. Sia fatto, fiat, ma Maria non parlava latino quell’espressione in greco ghenoito –avvenga- è come l’ebraico, visto che Maria parlava ebraico, amen.

Sicuramente era quello. Allora Maria dice “amen, sì lo voglio” sì con tutto me stesso. Allora tu dici sì alla comunione con Dio realizzata da noi che gli abbiamo offerto la vita prima sull’altare poi con Gesù verso il cielo…. e dal Signore che è sceso, con Gesù sul nostro altare, e dello Spirito sulla nostra assemblea.

Ecco, questa è la Liturgia eucaristica, capite quant’è bella la nostra fede eh? quanto è bello quello che viviamo? Non so quanto sarà, sette- otto minuti ogni settimana per questa parte della Messa che realizza la Salvezza in noi.

Cosa succede dopo? Accenno solo: a quel punto lì, ci si prepara alla Comunione, perché appunto dobbiamo ricevere quel Gesù che venga nella nostra vita e ci faccia un solo corpo con Lui.

E come si fa a prepararsi alla Comunione? Nessuno è degno.

La Chiesa ci fa fare due cose. Quali sono i due grandi comandamenti? Ama Dio, ama il prossimo. Ama Dio: preghiamo il Padre Nostro, la preghiera in cui c’è dentro tutto. Allora diciamo insieme il Padre nostro, che tra l’altro è nostro, non mio, quindi la preghiera della comunione, della comunità, la preghiera di –Cristo che, sull’altare, parla con Cristo no? tutto torna. E poi c’è lo scambio di pace, quindi, ama il prossimo.

Ecco lì la Chiesa latina ci mette lo scambio della pace perché noi confermiamo questo prima di ricevere il Signore Gesù, e ci prepariamo. Poi c’è molto altro, c’è anche l’Embolismo: “liberaci Signore da tutti i mali…” si attacca alla fine del Padre Nostro, è una preghiera di liberazione.

Liberaci, Signore, da tutti i mali. Si parla anche di turbamento, la parola è presa dall’ultimo discorso di Gesù: ”Non sia turbato il vostro cuore”.

Turbamento non è la paura esteriore, ma quella profonda, ecco, è la vittoria sulla paura, quindi c’è una preghiera di liberazione già nella Messa- quante cose, c’è tutto nella Messa! -però arrivo invece alla Comunione, così per riassumere qualcosina di importante.

Quando riceviamo la comunione, sappiamo a Chi andiamo incontro, gli diciamo il nostro Amen, (tra l’altro c’era un Padre che quando diceva: E’ il corpo di Cristo! Amen! Diceva: Ricordati che dici amen a due cose: a quello che stai per ricevere, è il Corpo di Cristo, ci credo che questo che sta per venire nella mia bocca è il corpo di Cristo, ma anche a te. Tu dici: Il Corpo di Cristo. Si, lo sono anch’io. Io sono membra del corpo di Cristo).

Dico questa realtà che appartiene alla mia esistenza. Dal Battesimo in poi, io faccio parte del Corpo di Cristo, che è la Chiesa.

Allora, vorrei dirvi tre cose sulla Comunione, che mi piacciono tantissimo:

  • La prima: Lessi una volta, quando stavo studiando in seminario- non ho mai più trovato quel libro-, un libro di Karl Rahner, dove lui raccontava di uno storico che spiegava una cosa molto bella, mi ha affascinato, e diceva questo: I cristiani hanno designato con il termine Comunione (Communio) questo ricevere il Corpo di Cristo. Bene, che cosa significa Communio? Communio pare che nel I sec. d.C a Roma, tra gli altri significati, avesse anche quello di matrimonio. Pensate che forza i cristiani, che chiamano matrimonio l’unione con Dio e noi! Tu vai a Messa tutte le domeniche e celebri il tuo matrimonio. Ma matrimonio con Dio, e certo! Se tu diventi con-corporeo e con-sanguineo perché ricevi il Suo corpo e ricevi il Suo sangue, diventi un solo corpo con Lui.

    Perché si portano all’altare gli sposi? Perché li portiamo all’altare?
    Perché li si dice ”Prendete e mangiate, questo è il mio corpo offerto per te” che è quello che dice uno sposo alla sua sposa e viceversa. Prendi, questo è il mio corpo offerto per te!

Nel peccato, Eva e Adamo, prese e mangiò.

Con Gesù: ”Prendete e mangiate”. Ecco, quindi guardate che bella questa cosa della Comunione e matrimonio! Anche se la vita porta a celebrare un matrimonio, che è una festa grande ed eterna.

2) la seconda, il significato spirituale. Ora, tu ricevi questa ostia e dici:  ”Eh, è uguale a quella di prima!” Io 20 minuti fa l’ho portata sull’altare nella processione offertoriale, dicendo “Signore ti presento la mia vita così come è, questo pane del lavoro quotidiano, te lo porto davanti”, e poi la ricevi e dici: ”da vedere è uguale”, questo si, che da vedere rimanga uguale. Perché poi esci da chiesa e non è che la tua vita cambi, il tuo datore di lavoro. Anzi torni a casa e trovi le peggio cose, ma quale è la differenza?  La differenza è che adesso con te c’è Gesù, è questo il significato spirituale dell’eucarestia. Il Signore viene lì dove tu hai portato qualcosa, tu hai portato l’ostia e quell’ostia torna a te: sembra uno a uno palla a centro, invece no, c’è la differenza ed è che Gesù è con te, perché tu porti la sua presenza in giro. Che bella questa cosa!

Noi usciamo per fare qualcosa di diverso nel mondo.

 

Ultima cosa e poi chiudo, il tempo è scaduto, riceviamo quel pane spezzato, avete presente quello durante la comunione il pane si spezza e ricevi l’agnello di Dio, bene allora quando anche tu nella vita ti senti spezzato o spezzata capisci in quel momento che non è perduto, perché Gesù ti da la vita di Dio attraverso il pane spezzato.

Non attraverso il pane intero che rimane lì tranquillo e bello ma attraverso il pane spezzato ricevi Gesù.

Gesù ti dice nel Vangelo che il segreto per possedere la vita è donarla e che se vuoi trovarla devi perderla, allora ti dice non devi aver paura. Hai una croce, una fatica, hai qualche legame spezzato, qualche fatica che porti dentro? Ricevi Gesù, pane spezzato e capisci che quando soffri è ancora una possibilità di dire “io offro quando soffro e capisco che se offro apro all’amore di Dio la possibilità di compiere meraviglie nella mia vita.”

Ecco tutte queste cose ci dice l’eucarestia insieme a molte altre.

Allora per concludere abbiamo visto che la comunione è lo scopo della liturgia eucaristica , comunione con Dio è matrimonio con Dio, è comunione tra di noi.

Oggi cari amici la vita è estremamente dispersiva. Noi non possiamo fare nulla di fronte ai ritmi che abbiamo, anzi siamo dentro anche noi nel vortice della vita che gira, ma cosa ci manca in questa vita estremamente dispersiva? Un centro unificatore, ma dove lo troviamo?

Nella dispersione della vita il Signore ci aspetta al suo altare per proporci una comunione che ci rimetta a posto, perché ci rimetta a sesto, perché ci dia un ordine e un’armonia.  E quest’ordine e quest’armonia non è un’idea, ma un fatto che accade, una comunione nella quale diventiamo parte, diventando Corpo di Cristo e ancora Corpo di Cristo tra noi, usciamo e siamo più intimi con Gesù, usciamo e siamo più affiatati, ecco il mistero che compie la liturgia eucaristica.

Adesso fissiamo l’adorazione, voi sapete adorare meglio di me, sicuramente durante l’adorazione, non so se adorate qualcosa dentro di voi, non se vi è utile, a me piace far questo durante l’adorazione: lasciarmi guardare.

Non siamo noi a far qualcosa, vedi cosa succede durante l’eucarestia se tu dici poche parole accade tutto perché tu sei per ricevere, l’adorazione eucaristica è il prolungamento della liturgia eucaristica e quindi correttamente non siamo noi a far chi sa che cosa, pregare, meditare, NO, lascia stare, stiamo lì davanti, noi guardiamo lui, quello si devi guardare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *