La parola di Dio non è incatenata, è inarrestabile

Con
l’udienza generale di stamane di Papa Francesco, che si è tenuta nell’Aula
Paolo VI davanti a una folla di circa 7000 persone, si conclude il ciclo
dedicato alla riflessione sugli Atti degli Apostoli, catechesi iniziata a
maggio del 2019.

Il brano preso in esame è quello dell’arrivo di Paolo a Roma. Il viaggio dell’apostolo mostra che “le rotte degli uomini, se vissute nella fede, possono diventare spazio di transito della salvezza di Dio attraverso la Parola […]”

Giunto a Roma prigioniero, gli è stata data la possibilità di abitare da solo in una casa. E proprio come la casa dell’apostolo Paolo in cui egli ha potuto, pur essendo “ai domiciliari”  accogliere chi vi si recava per  parlare del Regno di Dio, così la Chiesa è aperta a tutti i cuori che la ricercano, pure “perseguitata, fraintesa, incatenata, mai si stanca di accogliere con cuore materno ogni uomo e ogni donna per annunciare loro l’amore del Padre che si è reso visibile in Gesù”. Questa la bellissima similitudine del Papa.

Che continua il suo discorso facendo notare che Paolo ha parlato a chi lo ascoltava della promessa della salvezza, perchè la morte e resurrezione di Cristo mostrano il compimento delle promesse al popolo eletto. E vi è riuscito perchè anche se impossibilitato a muoversi, a uscire di casa, la “parola non è incatenata ma pronta a lasciarsi seminare a piene mani dall’apostolo”.

E
allora l’esortazione di Papa Francesco è che anche noi ci facciamo messaggeri
della Parola, facendo in modo che “lo Spirito ravvivi in ciascuno di noi la
chiamata ad essere evangelizzatori coraggiosi e gioiosi. Renda capaci anche noi
come Paolo di impregnare le nostre case di Vangelo e di renderle cenacoli di
fraternità, dove accogliere il Cristo vivo che viene incontro a noi in ogni
uomo e in ogni tempo”

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