Nessuna sanatoria per i bambini nati dall’utero in affitto

di Costanza Miriano

Allora, partiamo dal fatto che il solo fatto che si parli di utero in affitto come reato universale, e che le forze politiche al governo si impegnino in questo senso è una cosa grandissima, impensabile se al governo fossero saliti partiti i cui responsabili dei cosiddetti diritti civili hanno fatto ricorso a quella pratica per avere dei bambini. Quindi sono grata di questo, mi sembra un segno grandissimo, anche se ricordo che la pratica (mi rifiuto di chiamarla GPA, come non chiamerò mai l’aborto IvG) è reato nella maggior parte dei paesi del mondo.

In questo momento se un italiano affitta un utero all’estero, registra il bambino come proprio figlio nel comune straniero in cui il bambino nasce, e poi la cosa viene spesso registrata alle anagrafi italiane senza problemi. Dico spesso perché invece qualche magistrato si sta opponendo, come il Procuratore di Padova, che ha impugnato un atto di nascita, anche se in quel caso si trattava di una mamma biologica e della sua compagna. Ci sono molti problemi giuridici sollevati dall’utero in affitto, come la questione della doppia incriminazione, nella quale non mi addentro perché non sono una esperta di diritto. Non sono un’esperta di nulla, a ben vedere. Però sono una mamma, e sentir parlare di sanatoria per i figli nati da questa pratica prima del momento in cui verrà approvata la legge mi sembra un gravissimo errore.

Dicono i giuristi che sarebbe come aprire una breccia da subito nella nuova legge, perché al primo ricorso un qualsiasi giudice, in applicazione del principio di uguaglianza sostanziale dovrebbe riconoscere lo status dei bambini pre-sanatoria anche a quelli portati in Italia dopo, vanificando di fatto la legge. E si badi che tutti i bambini comunque hanno diritto all’assistenza sanitaria, alla scuola, a tutti i diritti degli altri (un genitore può autorizzare chi vuole, per esempio, a prendere il suo bambino all’asilo, tanto per dirne una). I diritti ci sono tutti, è un fatto solo di stato di famiglia, niente che venga tolto a quei bambini, come alle migliaia che vivono con i nuovi compagni dei genitori, per esempio, i quali non si sognano di cancellare la storia biologica.

Ma quello che fa più stringere il mio cuore di mamma è il fatto che l’utero in affitto è una grande bugia, e i bambini che ne sono vittime, perché sono vittime, se la cosa verrà cancellata con un colpo di spugna non sapranno più su quali basi gridare il loro dolore. Sono bambini che sono stati venduti da una donna, e anche se cresciuti con tutto l’amore possibile, porteranno per sempre nel sangue e nelle viscere e anche nella memoria – ci sono infiniti studi che spiegano l’imprinting materno fin dal grembo – impresso a fuoco il legame con una donna che poi la legge cancella. Se si fa una sanatoria si toglie loro la possibilità di fare i conti con la loro storia, che per quanto orribile, è la verità, e solo conoscerla può liberare dall’angoscia. Nessuno specialista onesto dei meccanismi della psiche potrà negarlo, tutti noi conosciamo qualcuno che è stato adottato, e sappiamo che non è un’esperienza che si cancella con un atto giuridico. Ci sono genitori adottivi meravigliosi, eroici, ma comunque tutti i bambini desiderano fare i conti con la loro storia. Spesso l’approdo è sereno, ma il viaggio deve partire dalla verità.

Immagino un adolescente che è stato comprato, o cresciuto da due madri che hanno escluso il padre, anche se padre solo per il patrimonio genetico (non sono una femminista, e per me il primo problema di tutta questa storia non è lo sfruttamento delle donne, ma il benessere dei bambini): quando sarà il momento di “odiare” i genitori, cosa che devono obbligatoriamente fare tutti gli adolescenti, ahimé, per il loro processo di desatellizzazione, immaginate cosa scatenerà in loro non conoscere la loro storia? O conoscerla, ma vedere che è cancellata, giudicata irrilevante, non vitale? Bambini comprati, venduti da una donna, allevati da due uomini, concepiti con il seme di un venditore o donatore di sperma e cresciuti da due donne, o da un uomo e una donna. Tutte le combinazioni possibili sono qualcosa che grida contro la natura, contro il sangue e la carne, e se siamo esseri umani dobbiamo impedire che avvengano (anche adesso che l’utero in affitto è già reato in Italia ci sono fiere dei bambini e pubblicità in giro, indisturbate, che ti spiegano come andare all’estero). Ma se queste cose avvengono, “sanare” burocraticamente non è la risposta, anzi, secondo me è un peggioramento della situazione. Io, bambino non cresciuto dai genitori, voglio sapere che ciò che è irregolare per me, per la mia mente e la mia carne, è riconosciuto come irregolare anche da tutta la società civile, che non sono solo in questo giudizio così doloroso per me. L’unico modo per sanare sarebbe che un bambino crescesse con i genitori. Per loro il problema non è certo non essere sullo stato di famiglia di un adulto che si prende cura di loro (e come lo ho già scritto, magari lo fa meglio che può, ma a partire da una falsità). Il problema è che quella non è la verità. C’è una madre che è stata pagata e messa da parte. Oppure c’è un padre che ha venduto il suo patrimonio genetico. Ci sono mille possibili combinazioni, tutte false. La verità di un bambino è essere generato da un uomo e una donna, in natura questo è necessario. Possibilmente un uomo e una donna che dopo averlo generato si prendano cura di lui. Se questo non accade, almeno che questa “falsità” scritta nel corpo del bambino, nel suo patrimonio genetico, non venga cancellata dalla legge, perché per quanto dura e brutta sia la verità, è sempre meglio dargli un nome, e affrontarla.