Visitato e guardato da un Amore più grande di tutto…

La Marcia Francescana è stata una esperienza della totalità di Dio. Ogni momento vissuto diventava occasione concreta di incontro con l’Amore di Dio. Il cammino, la preghiera, la fatica, le condivisioni, le risate e anche il riposo della notte mi ha permesso di rimanere dentro alla relazione con Lui e allo stesso tempo di rinnovarlo continuamente. La novità veniva da una parola, un sorriso, uno sguardo, un abbraccio che mi rimaneva impresso, e che percepisco ancor oggi profondamente mio. Io non mi ero preparato fisicamente per il cammino, ma addirittura nelle due settimane prima dell’inizio della Marcia iniziai ad accusare dolori particolarmente forti al ginocchio destro. La cosa mi mise un po’ in allarme, tant’è che iniziai delle sedute intensive di fisioterapia per provare a recuperare il più velocemente possibile. Tuttavia dentro di me rimanevo in pace, credevo che vivere questa esperienza era una chiamata del Signore, e soprattutto vedendo quanto già aveva operato durante l’anno ero sicuro che non mi avrebbe abbandonato. Vedendo questa mia serenità, una mia amica mi chiese “pensi di camminare solo con lo Spirito Santo?”. Questa sua provocazione divenne poi pienamente vera. Lo Spirito di Gesù era infatti sempre con noi. Lo vedevo dalla fratellanza che sperimentavo, con alcuni ci conoscevamo appena da pochi giorni eppure ci siamo confidati a cuore aperto l’uno con l’altro. Le barriere e le maschere che ordinariamente si incontrano nei rapporti all’interno della società attuale, e che per me spesso si traducono nella paura di essere amato, erano cadute. Dopo ore e giorni di cammino infatti non hai più nulla da trattenere, sei semplicemente te stesso e guardando chi ti è accanto riconosci che siamo tutti figli di un unico Padre. Non c’è nulla di cui avere paura. I miei limiti, le mie insicurezze, i miei desideri e le mie attese sono stati colmati e riempiti di gioia proprio attraverso chi mi stava accanto. Perché nella Marcia Francescana nessuno viene lasciato indietro, e ogni vero desiderio del cuore trova concretezza. Alla fine il ginocchio resse il cammino fino all’arrivo in Porziuncola, eccezion fatta per il tratto finale della tappa di Colombella dove mi fu consigliato di fermarmi e attendere assieme ai guastatori i Marciatori all’arrivo. Inizialmente nacque il dubbio “e se mi stessi perdendo qualcosa?” decisi però di rinnovare la mia fiducia al Signore anche in quella situazione e Lui non tardò a visitarmi. Nel condividere il servizio con i guastatori e poi l’incoraggiamento e la festa all’arrivo dei marciatori mi ritrovai ricolmo di gioia. Incrociare gli occhi e i volti dei marciatori all’arrivo mi ha fortemente commosso, vederli arrivare uno per uno è stata una testimonianza di Fede che custodisco nel cuore. Gli occhi di un marciatore all’arrivo trasmettono tutta la totalità del desiderio di Dio con cui ha camminato, passo dopo passo mettendoci tutta una vita dentro. Nella sera di quello stesso giorno, durante la veglia fummo invitati ad entrare nel deserto del nostro cuore. Nell’invocazione vissuta durante quel momento mi sono sentito visitato e guardato da un Amore più grande di tutto. È stato così intenso, forte e vero che mi ritrovai a piangere in un modo che non mi era capitato prima. Ogni lacrima partiva da dentro, da molto profondo e non riuscivo a controllare questo moto interiore. Erano lacrime che avevano incontrato l’Infinitamente Buono, lacrime che mi hanno preparato all’arrivo in Porziuncola il 2 agosto.
Entrare in Porziuncola per me ha voluto dire entrare nel grembo della Vergine e Madre Maria. In quel momento ho lasciato tutto quello che mi ero portato, e ho affidato il mio desiderio di rinascere insieme a lei, seguendo il cammino indicato da S. Francesco. Una rinascita che si è subito concretizzata nelle parole “Amare nella Libertà”. La fatica del cammino infatti mi ha fatto comprendere che l’Amore vero, è un amore libero che non trattiene, che si fida e affida anche quando non capisce come si attuerà. Una volta usciti è stata una grande festa. Razionalmente non riuscivo a comprendere cosa stesse accadendo, tra gli abbracci, i sorrisi, le lacrime e le parole scambiate. Ero stupito, riconoscevo solamente che un dono di Grazia particolare aveva riempito i nostri cuori, Dio è veramente infinitamente buono. In quell’istante diedi un significato personale all’ esclamazione di S. Francesco “voglio portarvi tutti in Paradiso”.
Infatti cos’è il Paradiso se non questa esperienza di vita in abbondanza vissuta nella gioia della fraternità che trasmette l’Amore che Dio ha per me e per te. E in questo senso anche io desidero e auguro una esperienza così totale dell’Amore di Dio per chiunque!

Giorgio

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