I poveri in spirito hanno la libertà del cuore

    E’ iniziata oggi all’udienza del mercoledì davanti alla consueta folla soprattutto di giovani festosi, che gremiva l’Aula Paolo VI, l’analisi delle 8 Beatitudini annunciata la settimana scorsa da Papa Francesco. Quella presa in esame è la prima, contenuta nel Vangelo di Matteo 5,3 : “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”

    Ovviamente, spiega, non si parla di povertà economica ma appunto spirituale, i “poveri in spirito sono coloro che sono e si sentono poveri, mendicanti, nell’intimo del loro essere. Gesù li proclama beati, perché ad essi appartiene il Regno dei cieli”.

    Ma cos’è lo spirito? Cosa si intende? “Lo spirito, secondo la Bibbia, è il soffio della vita che Dio ha comunicato ad Adamo[…] il nucleo profondo del nostro essere”.

    L’infelicità
    di oggi, prosegue Francesco, è data dalla convinzione che “bisogna
    essere qualcosa nella vita, essere qualcuno”
    ma
    questo porta solo competizione con gli altri, perché non si
    accettano i propri limiti. Difatti “ognuno davanti a se
    stesso sa bene che, per quanto si dia da fare, resta sempre
    radicalmente incompleto e vulnerabile.[…] Ma come si vive male se
    si rifiutano i propri limiti!”

    E questo porta l’orgoglio, il non saper chiedere aiuto e il non
    voler chiedere perdono.

    Quindi aggiunge un consiglio agli sposi novelli che gli chiedono spesso come far funzionare il matrimonio: “Ci sono tre parole magiche – permesso, grazie, scusa-. Sono parole che vengono dalla povertà di spirito.” Bisogna dialogare e saper chiedere perdono. “Il Signore mai si stanca di perdonare, siamo noi purtroppo che ci stanchiamo di chiedere perdono”. Non bisogna sentirsi umiliati, è più faticoso “cercare di occultare le proprie carenze” ecco perché “essere poveri è un’occasione di grazia, ci mostra la via d’uscita da questa fatica”.

    In conclusione fa
    notare il Papa che tutte le ricchezze materiali restano sulla terra
    al momento del trapasso, nessuno può portarsi via nulla, dobbiamo
    cercare la povertà che ci rende liberi “dalle cose di questo
    mondo
    […] La libertà del cuore”.

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