L’Angelus di Papa Francesco
è in questa quarta domenica di Quaresima incentrato sul Vangelo
di Giovanni 9, 1-41, in cui Gesù, davanti ad alcuni discepoli,
ridona la vista ad un mendicante cieco dalla nascita.
Il tema affrontato è
quello della luce, luce che il Figlio di Dio dona a livello
sia fisico ma soprattutto spirituale, poiché
“il
cieco dapprima riceve la vista
degli occhi e poi è condotto alla fede
nel Figlio dell’uomo” il
quale afferma effettivamente di essere proprio “la
luce del mondo”
.
E
ai presenti, i farisei, che increduli cercano una spiegazione, il
miracolato risponde con molta semplicità “Una
cosa io so: ero cieco e ora ci vedo”. E
inizia una consapevolezza interiore che lo porta infine a riconoscere
il Figlio di Dio:
“Dapprima
lo ritiene un profeta, poi lo riconosce come uno che viene da Dio,
infine lo accoglie come il Messia e si prostra davanti a Lui . Ha
capito che dandogli la vista Gesù ha manifestato
le opere di Dio”.
In
pratica “Con
la luce della fede colui che era cieco scopre la sua nuova identità
[…] in grado di vedere in una nuova luce la sua vita e il mondo che
lo circonda, perché è entrato in comunione con Cristo […]
Il suo cammino di illuminazione è metafora del percorso di
liberazione dal peccato a cui siamo chiamati”.
E’
una metafora per noi, spiega il Pontefice: “Il
peccato è come un
velo scuro
che copre il nostro viso e ci impedisce di vedere chiaramente noi
stessi e il mondo; il perdono del Signore toglie questa coltre di
ombra e di tenebra e ci ridona
nuova luce.”
E
lo fa certamente attraverso il battesimo, innanzitutto, ma non è
sufficiente “ricevere
la luce, bisogna diventare
luce”.
Così
come la luna, che riflette la luce del sole, anche noi cristiani
dobbiamo “dare
la luce ricevuta dal sole, che è Cristo, il Signore”.
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